Coronavirus, il 43% del personale delle Rsa soffre di sintomatologia post-traumatica. L'Università di Trento: ''Serve supporto come per le emergenze umanitarie''
L’articolo, “Prevalence of post-traumatic symptomatology and anxiety among residential nursing and care home workers following the first Covid-19 outbreak in Northern Italy”, è stato scritto per la rivista “Royal Society Open Science” da Marianna Riello, Chiara Bove e Elena Rusconi (Università di Trento) in collaborazione con Marianna Purgato (Università di Verona) e con David MacTaggart (University of Glasgow)

ROVERETO. La stima è che oltre 4 persone su 10 (il 43%) presentino sintomi moderati-gravi di stress e suggerisce degli interventi a tappeto per migliorare il benessere complessivo del personale delle strutture e la capacità di reagire a situazioni di crisi. I dati di uno studio, coordinato dall'Università di Trento, è stato pubblicato dalla rivista Royal society open science (Qui articolo).
"Il nostro lavoro è il primo studio dettagliato sulla diffusione di sintomi tra chi opera nelle Rsa in Italia, immediatamente dopo la prima esplosione di Covid-19", commenta Elena Rusconi, professoressa del Dipartimento di psicologia e scienze cognitive e corresponding author dell’articolo.
Il gruppo di ricerca si è concentrato su un campione di care givers del Nord Italia a seguito della prima fase dell'emergenza coronavirus e del lockdown. "In base alla nostra conoscenza di prima mano della situazione - aggiunge Rusconi - in particolare da parte della prima autrice, la dottoressa Marianna Riello, abbiamo ritenuto importante verificare lo stato di salute mentale dei lavoratori delle case di riposo per poter offrire adeguati interventi di sostegno e prevenire lo sviluppo di disturbi psicologici".
Questo studio si è focalizzato sul Nord Italia perché è qui che il virus ha colpito più duramente. "Alla chiusura dell’indagine (avvenuta tra il 15 giugno e il 25 luglio 2020), abbiamo ricevuto 1.071 risposte da 33 strutture diverse situate in varie regioni del Nord. Dai dati - prosegue la professoressa - la diffusione è risultata più elevata delle attese (in base a uno studio molto simile effettuato sui lavoratori ospedalieri in Cina durante il picco dei contagi) e dovrebbe costituire un forte campanello d’allarme".
Ora diventa importante aiutare tutto il personale delle residenze socio-assistenziali a superare il trauma e aumentare la resilienza in generale sulla scia del supporto psicologico che si mette in atto in occasione delle emergenze umanitarie.
"Abbiamo inoltre rilevato che la probabilità di riportare sintomi moderati-gravi di sintomatologia post-traumatica è maggiore per le donne e per coloro che hanno avuto contatti con colleghi o residenti positivi al Covid-19. Questi dati - conclude Rusconi - ci aiutano a individuare i gruppi che trarrebbero maggior beneficio da un intervento mirato e tempestivo. Siamo già al lavoro per sviluppare e offrire interventi adeguati con l’appoggio e la collaborazione di numerose Rsa".
L’articolo, “Prevalence of post-traumatic symptomatology and anxiety among residential nursing and care home workers following the first Covid-19 outbreak in Northern Italy”, è stato scritto per la rivista “Royal Society Open Science” da Marianna Riello, Chiara Bove e Elena Rusconi (Università di Trento) in collaborazione con Marianna Purgato (Università di Verona) e con David MacTaggart (University of Glasgow).