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Coronavirus e distanziamento, i bambini delle colonie estive controllati con sensori dentro i marsupi: “Con questo sistema sarà più facile risalire ai contagi”

Al via la sperimentazione in due colonie estive trentine: grazie a dei sensori, che bambini e i membri del personale indosseranno con un marsupio, sarà possibile verificare il rispetto delle norme anti-coronavirus: “Vogliamo favorire un cambiamento di comportamento in bambini e addetti ai lavori”

Di Tiziano Grottolo - 21 agosto 2020 - 16:44

TRENTO. Lo scorso 17 agosto è ufficialmente iniziata la sperimentazione di “Janus”uno speciale sensore con l’obiettivo di aumentare la sicurezza nelle attività estive per bambini. Dopo l’approvazione delle linee guida per i servizi estivi dedicati a bambini e adolescenti, la Provincia, in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler, ha deciso di attivare una fase sperimentale di monitoraggio per verificare l’effettiva osservanza, da parte del personale e dei bambini ospiti, delle norme contro il coronavirus.

 

Grazie ai 52 sensori, che saranno indossati dai bambini e dal personale all’interno di piccoli marsupi, sarà possibile monitorare gli spostamenti e il distanziamento tenuto, in particolare per quanto riguarda i tempi del rapporto di prossimità e di allontanamento. Per il momento gli speciali sensori, che rimarranno attivi fino al 4 settembre, sono stati adottati nelle due colonie estive di Povo e ad Andalo

 

“Ritornare nei luoghi della socializzazione dopo l'emergenza Covid-19 – dichiara il Dirigente generale dell’Agenzia per la famiglia Luciano Malfer – comporta l’esigenza di controllare e monitorare il rispetto delle norme stabilite per garantire la sicurezza negli spazi sociali di convivenza tra cui, in primis, il distanziamento fisico stabilito in un metro di separazione”. I sensori “Janus”, sviluppati dall’unità di ricerca E3Da di Fbk, non si limitano a registrare i movimenti e le interazioni sociali: Vogliamo favorire un cambiamento di comportamento in bambini e addetti ai lavori – spiega Malfer – che deve essere affiancato da un percorso educativo, finalizzato a promuovere consapevolezza e senso di responsabilità reciproca”.

 

La sperimentazione ha all’incirca le stesse finalità della app “Immuni”. “Tutti gli eventi registrati dai sensori vengono memorizzati e possono permettere la ricostruzione di eventuali catene di contagio nel caso in cui un operatore o un fruitore del servizio dovesse risultare positivo al Covid-19”, afferma Bruno Lepri, responsabile dell’Unità di ricerca MobS di Fbk. “In concreto – aggiunge Lepri – ogni sensore indossato da ciascun bambino legge anche i sensori indossati dagli altri bambini e registra i tempi in cui giocano e stanno assieme e le relative distanze fisiche. I dati sono forniti in forma anonima e non rilevano dati sanitari.”

 

L’adozione di soluzioni tecnologiche per il monitoraggio del distanziamento fornisce dati importanti per capire i modelli di comportamento in specifici luoghi sociali ed ambientali e possono quindi servire a creare delle stime di rischio legate a questi setting e a specifici comportamenti. A fine settembre Fbk renderà noti i dati registrati dai sensori ed è ipotizzabile, ma non ancora confermato, che i sensori verranno introdotti in una scuola provinciale per proseguire la fase di sperimentazione anche all’interno degli ambienti scolastici.

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