Coronavirus, dagli incentivi per l'uso delle bici all'aumento delle 'Zone 30' e delle aree pedonali. Le proposte degli studenti universitari per i trasporti di Trento nella 'Fase 2'
Il tema dei trasporti sarà trattato nel prossimo consiglio comunale. Ecco le proposte che sono arrivate dal Consiglio degli Studenti Universitari: "Gli interventi a favore di una mobilità dolce sono indispensabili oggi più che mai"

TRENTO. Serve una “Rete di mobilità d'emergenza” perché il rischio è che nelle prossime settimane la rete di trasporti programmata per la “Fase 2” collassi a casa dell'afflusso di studenti, lavoratori o semplici cittadini. A lanciare l'allarme è il Consiglio degli Studenti Universitari che ha deciso di mettere nero su bianco in un documento una serie di proposte per riuscire a mantenere “funzionante” la rete di trasporto trentina nel rispetto delle regole per il contenimento del contagio covid-19.
“Gli interventi a favore di una mobilità dolce sono indispensabili oggi più che mai, per evitare l’acuirsi di una tensione infrastrutturale che da anni ormai paralizza i centri urbani maggiori del Trentino e le loro pertinenze: altrimenti ne soffrirà gravemente chi si trova già in difficoltà. Non lasceremo indietro nessuno” Shoichi Yip, Delegato alla Mobilità ed ai Trasporti del Consiglio degli Studenti dell’Università di Trento che assieme al presidente Edoardo Meneghini ha sottoscritto il documento.
Trento è una città che punta particolarmente su un trasporto pubblico di qualità, e i suoi cittadini hanno sempre dimostrato di avere una sensibilità particolare nei confronti della sostenibilità delle proprie abitudini.
Con lo scoppio della crisi sanitaria e socio-economica “Covid-19”, la percezione nei confronti dei luoghi pubblici e della loro pericolosità delle persone è nettamente cambiata rispetto a prima. Numerose ricerche, viene riportato nel documento, suggeriscono che molte delle persone che pre-covid utilizzavano i mezzi pubblici, adesso preferiranno il mezzo privato, per ridurre le possibilità di contagio.
Anche le prescrizioni di distanziamento sociale, legiferate dai vari Dpcm emanati dal Governo Italiano e le ordinanze del Presidente della Provincia autonoma di Trento, prevedono regole stringenti per l’uso dei mezzi pubblici. Tutto questo ha portato ad una diminuzione della capienza massima che oscilla tra i 14 ed i 16 posti ciascuno. “Numeri assolutamente insufficienti a garantire una ripresa dell’ordinario uso che veniva precedentemente fatto del trasporto pubblico” spiegano dal Consiglio degli studenti universitari.
Da qui la decisione di stilare un documento di proposte da condividere con l'Amministrazione comunale e gli enti preposti. Per prima cosa la predisposizione di una “Rete di Mobilità di Emergenza 2”, al fine di fornire spazi alla mobilità dolce (pedonale e ciclabile) garantendo la sicurezza stradale ed il rispetto delle distanze per la sicurezza igienico-sanitaria. Le misure devono essere commisurate alla natura emergenziale della congiuntura, prevedendo ove necessario deroghe a normative vigenti e soluzioni innovative e non convenzionali. Tra gli esempi portati l'estensione delle 'Zone 30' o pedonalizzare determinate strade, al contempo potenziando e connettendo la rete di parcheggi di attestamento che servano i pendolari che vengono da fuori città.
Proseguire nel sostenere il trasporto pubblico, che nonostante le limitazioni ha servito i tanti lavoratori essenziali durante il lockdown.
Occorre poi continuare ad incentivare e premiare l’uso di biciclette e bici elettriche , sotto forma di bonus per l’acquisto di tali mezzi o prevedendo prezzi vantaggiosi per l’uso dei servizi di bike sharing già presente sul territorio. Potenziare le strutture pre-esistenti e costruirne ulteriori per ospitare e riparare le bici e le bici elettriche. Si chiede poi di promuovere ed incentivare il telelavoro, perché a volte non spostarsi è il miglior modo per ridurre il proprio impatto ambientale. È necessario far tesoro delle esperienze di telelavoro adottate durante il lockdown per le mansioni di ufficio o per lo studio in remoto, incentivando lavoratrici e lavoratori che scelgano di adottare questa modalità.
Infine un tavolo di coordinamento strutturato tra comune ed Università che coinvolga le figure delegate al mobility management di entrambi gli enti, al fine di individuare le necessità e le possibili azioni da mettere in atto.
“Riteniamo – hanno concluso gli studenti - che la strategia di gestione organica e coordinata della mobilità, resa indispensabile dalla situazione di emergenza, debba essere messa a sistema anche per affrontare situazioni ordinarie. Facciamo sì che queste buone pratiche non si concludano con la fine della crisi, ma traccino i percorsi del futuro sviluppo economico e sociale del nostro territorio”.