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Con una nuova ondata di Covid il 61% di studenti e professori pronto ad evitare l'Università. La rete degli Atenei: "Incentiviamo la mobilità attiva"

La Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile ha condotto una ricerca in quasi 50 atenei chiedendo a studenti, professori e personale come cambierebbero le loro abitudini in uno scenario di peggioramento dell'epidemia. Il coordinatore del Gruppo di Lavoro Mobilità della Rus Matteo Colleoni: "Incentiviamo la mobilità attiva"  

Di Marianna Malpaga - 23 settembre 2020 - 16:52

TRENTO. In che modo il Covid-19 cambierà il mondo delle università? In parte lo stiamo già vedendo, ma la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) ha condotto una ricerca per capire come si rivoluzionerà in particolare la mobilità verso le università. La RUS ha analizzato il comportamento di 85 mila persone che gravitano attorno al mondo dell’università: studenti (79%), professori (11%) e personale tecnico-amministrativo (9,6%). Il risultato è il report “Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo del Covid-19”, dal quale emerge che, nel caso ci fosse una nuova ondata pandemica, una persona su tre sceglierebbe di muoversi con un proprio mezzo motorizzato.

 

La ricerca è stata condotta a partire da luglio tramite un questionario online che è stato somministrato a 44 atenei italiani. Mancano ancora i risultati di 13 università. Due gli scenari che la RUS ha presentato nel questionario: nel primo il virus è stato quasi debellato e i contagi si sono ridotti notevolmente; nel secondo invece il virus è ancora pericoloso, anche se il contagio è rallentato. A due scenari diversi corrispondono risposte differenti: se il rischio sanitario sarà minimo, il 66% delle persone che hanno risposto al questionario continuerà a recarsi all’università. Nel caso la situazione si aggravasse, il 61% sostiene che andrebbe in ateneo solo se “strettamente necessario”. Non ci sono differenze significative tra Nord, Centro e Sud Italia, il che dimostra che la percezione del rischio è piuttosto omogenea all’interno del Paese.

 

Quante persone continueranno a muoversi tramite trasporti pubblici? Nel caso di un rischio di contagio basso, l’utilizzo di autobus e treni diminuirebbe solo del 4%; se invece il rischio fosse alto si parla di un declino del 10%. In uno scenario ancora più nefasto, la mobilità tramite trasporto pubblico si ridurrebbe addirittura del 20%. Il mezzo sostitutivo diventerebbe – soprattutto al Nord - l’automobile privata (13,3%) e, in misura molto marginale, la mobilità attiva (6%).

 

“Le politiche di mobilità devono e possono incidere – afferma Matteo Colleoni, coordinatore del Gruppo di Lavoro Mobilità della RUS - sia incentivando un più ampio ricorso alla mobilità attiva, che limitando l’abbandono del trasporto pubblico con adeguate misure di aumento dell’offerta e gestione dei mezzi”.

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