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Trent'anni di Erasmus: dall'Università di Trento sono partiti 8.658 studenti. Il prorettore: ''La sfida: semplificare le procedure''

Focus sulla mobilità internazionale dell'ateneo trentino. Tra il 2015 e il 2016 boom di arrivi dall'estero. Trend positivo anche in entrata. Marchese: ''In aumento l'interesse per periodi di studio in Cina''

Pubblicato il - 26 gennaio 2019 - 05:01

TRENTO. Non solo Erasmus, ma anche International credit mobility (Icm), doppia laurea, accordi bilaterali verso Paesi extra Unione Europea e periodi di ricerca per la tesi o di tirocinio all'estero. Quello della mobilità internazionale dell'Università di Trento è un mondo sfaccettato. Diverse le opportunità di recarsi all'estero offerte dall'ateneo trentino. E i programmi non si rivolgono solo agli studenti. "I numeri di chi ci prende parte sono aumentati negli ultimi anni" spiega il prorettore allo Sviluppo internazionale Maurizio Marchese.

 

Le cifre sono ingenti, soprattutto per quanto riguarda la mobilità in uscita dall'ateneo trentino. Dall'anno accademico 2014-2015 allo scorso, 2017-2018, gli studenti e i dottorandi che hanno lasciato l'Università di Trento e il Trentino per un'esperienza all'estero sono stati 3.524. 1.464 persone hanno invece scelto il Trentino e la sua università dall'estero, per trascorrere un periodo di studio o lavoro in Italia.

 

In particolare (la tabella completa è riportata qui sotto) tra il 2014 e il 2015 erano arrivati 294 tra studenti e dottorandi, divenuti 297 l'anno accademico successivo e, con un salto in avanti, 448 nel 2016-2017. Lo scorso anno accademico la cifra è lievemente calata arrivando a 425 esperienze, ma non sconfessando comunque il trend positivo.

 

In uscita nel 2014-2015, invece, erano stati 655 studenti e dottorandi, 818 nel 2015-2016 e 1.015 l'anno seguente. Venti unità in più quelle calcolate sull'anno 2017-2018.

 

 

Guardando nel dettaglio i vari programmi (17 in totale) offerti dall'Università, non si può che iniziare il focus dal più noto, Erasmus+. L'Università di Trento partecipa al programma fin dalle sue origini, dall'anno accademico 1988-1989. Dall'inizio dell'attività all'anno 2017-2018 per quanto riguarda la mobilità in ambito europeo ha registrato 8.658 studenti in uscita (8.140 per studio, 518 per tirocinio) e oltre 4.000 studenti in entrata (3.939 per studio, 68 per tirocinio).

 

Maggiormente gettonate le destinazioni di Germania, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi e Francia per gli studenti trentini che scelgono di andare all'estero; mentre i Paesi da cui la provenienza è più consistente sono Spagna, Germania, Regno Unito, Portogallo e Francia.

 

Nato dall'acronimo "European region action scheme for the mobility of university students" ("Erasmus") e sulla stregua della storia di Erasmo da Rotterdam, negli anni Novanta il progetto Erasmus ha cambiato nome in Socrates/Erasmus, di fatto garantendo opportunità di mobilità internazionale anche ai docenti. Del 2014, poi, è l'ulteriore aggiornamento del nome a "Erasmus+", che indica un programma "per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport".

 

Rivolto anche a docenti e a personale tecnico amministrativo, il programma ha registrato dunque 347 docenti in uscita (304 per docenza, 43 per visite monitoraggio) e 241 docenti in entrata (229 per docenza, 12 per visite monitoraggio) dall'inizio del programma fino all'anno accademico 2017-2018. Tra le destinazioni di maggiore interesse dei docenti Spagna, Germania, Francia, Regno Unito e Finlandia. Tra i Paesi più rappresentati tra i docenti in arrivo all'Università ci sono invece nell'ordine Germania, Spagna, Regno Unito, Turchia e Francia.

 

In Europa per Erasmus+ l'ateneo conta 320 atenei partner in 30 Paesi diversi. Fuori dall'Europa, invece, i partner sono 53 in 26 differenti Paesi.

 

La mobilità extra-europea è appunto garantita tramite l'Icm, l'International credit mobility. Quattro i progetti finanziati finora che hanno permesso di realizzare 47 mobilità di studenti in uscita e 118 in entrata. I Paesi Icm: Israele, Filippine, Giappone, Russia, Sud Africa, Thailandia e Vietnam.

 

Un altro ambito (molto noto) della mobilità internazionale è poi quello della doppia laurea. Si tratta di un programma di studio congiunto che permette agli studenti di frequentare una parte della carriera in un'università partner. Alla fine del percorso allo studente viene rilasciato un doppio titolo, riconosciuto in entrambi i Paesi. In questo caso i primi accordi, con atenei tedeschi (Bremen, Dresden e Freiberg), risalgono al 1997. Un migliaio di studenti hanno scelto questo percorso negli anni, circa 750 in uscita (340 dal 2014-2015) e quasi 400 in entrata  (132 dal 2014-2015 al 2017-2018).

Gli accordi bilaterali sono al momento circa 160 con atenei extra Unione Europea; il programma coinvolge circa 50 studenti in uscita e 30-40 in entrata all'anno. Negli ultimi due anni accademici, poi, circa 100 studenti all'anno hanno scelto di recarsi all'estero per un periodo per condurre una ricerca per la tesi o fare un tirocinio.

 

A commentare i dati è il prorettore Marchese: "Siamo abbastanza soddisfatti dell'aumento delle cifre della mobilità degli ultimi anni e anche del trend. Un andamento dovuto a vari motivi: tra questi il fatto che l'Università abbia puntato ad accompagnare il più possibile gli studenti in questo percorso. Sono state tolte inutili borse, per cui l'unico requisito rimane l'interesse dello studente. Le destinazioni, poi, sono sempre più belle. Agli studenti diciamo che se sono interessati alla mobilità per loro c'è la possibilità di fare un periodo all'estero".

 

Accanto ad Erasmus, ricorda il professore, "c'è stata un'importante diversificazione nei programmi che possono essere ad esempio più strutturati come la doppia laurea o prevedere periodi più lunghi all'estero". "Stanno prendendo piede - prosegue Marchese - anche i periodi in Paesi al di fuori dell'Europa basati su accordi bilaterali: i nostri studenti vanno in Thailandia, Vietnam, Giappone, Sud Africa. Le destinazioni più richieste, però, rimangono i Paesi anglosassoni quali Stati Uniti e Australia. Sta anche aumentando l'interesse per la Cina".

 

Qualche tempo fa sulla stampa nazionale è uscita una notizia secondo la quale la cosiddetta "generazione Erasmus" non esisterebbe. "Negli ultimi anni abbiamo notato una crescita marcata delle partenze a partire dal 2004-2005. Negli ultimi anni il trend ha subito un po' un rallentamento, ma è pur sempre di crescita - precisa Marchese - Credo comunque sia un fatto strutturale. Bisogna lavorare però ancora per semplificare dal punto di vista strutturale e amministrativo e armonizzare le procedure per le esperienze all'estero".

 

Perché usufruire delle opportunità di mobilità? Il prorettore riporta "quello che dicono gli studenti quando tornano": "Parlano di un cambiamento nello studio, di una maggiore capacità di risolvere i problemi. Questo perché gli studenti si trovano ad affrontare un ambiente diverso (non troppo se in Europa, a dire il vero) e si trovano quindi a risolvere problemi di carattere accademico e della vita quotidiana. In ogni caso tornano con una mente più aperta di quando sono partiti".

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