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I pulcini hanno capacità innata di riconoscere ed evitare i pericoli. A dimostrarlo è uno studio dell'Università di Trento

In collaborazione con la Queen Mary University of London, un team di ricercatori dell'Università di Trento ha condotto degli esperimenti sui pulcini appena nati, dimostrando come siano in grado di evitare di sviluppare strategie di sopravvivenza senza bisogno di farne esperienza

Di Davide Leveghi - 29 ottobre 2019 - 11:25

TRENTO. Alla nascita, i pulcini sanno già riconoscere ed evitare i pericoli. A dimostrarlo è uno studio condotto dall'Università di Trento in collaborazione con la Queen Mary University di Londra e pubblicato sulla rivista Pnas. La capacità di difendersi, dunque, non si apprenderebbe con il tempo, ma è innata.

 

Ma non è tutto. I pulcini, infatti, sanno anche rallentare o arrestare il movimento per evitare di essere notati quando il pericolo, un predatore, è ancora lontano. L'apprendimento pertanto non c'entra, il piccolo della gallina, appena schiuso l'uovo, è già in grado di dare un'adeguata risposta per la sua sopravvivenza, elaborando la migliore strategia di difesa.

 

La ricerca invera un'ipotesi che fino ad ora non era mai stata fondata su basi certe. “I nostri risultati mostrano che – spiega Elisabetta Versace, coautrice dell'articolo, in precedenza post doc all'Ateneo trentino e ora lecturer alla Queen Mary University - all'inizio della vita gli animali sono ben equipaggiati per resistere alle minacce presenti nell'ambiente, possedendo alcune predisposizioni che li aiutano a sopravvivere”.

 

Assieme ai nostri studi precedenti sulle predisposizioni sociali che aiutano pulcini e piccoli di essere umano a interagire con i loro partner sociali – aggiunge Giorgio Vallortigara, guida del team di Trento – queste scoperte chiariscono che noi non nasciamo come una tabula rasa, ma con meccanismi sofisticati che ci rendono capaci di usare specifiche strategie di fronte a particolari stimoli”.

 

Marie Hébert, ricercatrice dell'Università di Trento e prima autrice dell'articolo, ha condotto gli esperimenti sugli animali appena nati e ha potuto così mostrare come le diverse reazioni messe in atto per difendersi dai predatori siano presenti già alla nascita. Alla nascita i pulcini sono stati sottoposti a un esperimento in cui appena usciti dall'uovo non hanno avuto la possibilità di confrontarsi con oggetti in movimento, non potendo quindi trarne esperienza.

 

Al primo incontro con una minaccia che si avvicina, in questo caso uno stimolo sopra la testa, che simula un rapace che plana, o un pericolo distante, un grande oggetto in rapido movimento traslatorio sopra il capo che simula un predatore che esplora il territorio alla ricerca della preda, i pulcini hanno dimostrato di reagire in modo appropriato: fuggono nel primo caso, riducono la velocità nel secondo.

 

 

Questo genere di esperimenti può essere condotto con i pulcini perché sono capaci di muoversi e nutrirsi da soli fin dalla nascita. La loro capacità di percezione sensoriale e un sistema motorio sviluppato sono infatti innati.

 

Riguardo al comportamento all'inizio della vita e ai meccanismi neuronali che sottendono alle risposte a una minaccia rilevata con la vista si sa ancora relativamente poco. Le risposte di ritrazione a uno stimolo in rapido avvicinamento può essere osservata anche nei neonati umani, mentre la risposta di immobilizzarsi può essere ritrovata negli esseri umani anche adulti in situazioni di estremo pericolo, come un incendio o un'aggressione sessuale.

 

Ora approfondirò quali parti del cervello dei pulcini si attivano di fronte a una minaccia rilevata con la vista – ha aggiunto Marie Hébert – con un focus su alcune strutture, come l'amigdala e il tetto ottico, che svolgono un ruolo cruciale nell'individuazione della minaccia e nell'attivazione dei comportamenti di difesa. Cercherò di associare gli esperimenti sul comportamento con marcatori dell'attivazione neuronale nel cervello”.

 

Gli studiosi sostengono come questo tipo di esperimenti possa aprire la strada a indagini sui meccanismi molecolari e sulle differenze individuali in queste risposte, che hanno basi sia genetiche sia ambientali.

 

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