I funghi per combattere l'Alzheimer: dimezzano il rischio di disturbi cognitivi
La correlazione evidenziata nello studio pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease dai ricercatori della National university of Singapore. Bastano 300 grammi, appena due porzioni a settimana, per dimezzare il rischio di sviluppare un disturbo cognitivo minore dopo i 60 anni

TRENTO. I funghi contro l'Alzheimer. Questo quanto scrive il Journal of Alzheimer's Disease che ha pubblicato lo studio di un team di ricercatori della National university of Singapore. Il consumo abituale di questa pietanza nel corso della vita aiuterebbe a ridurre del 50% il rischio di sviluppare un disturbo cognitivo minore, che in molti casi possono sfociare in sintomatologie più gravi, come l'Alzheimer.
Ovviamente non basta mangiare funghi per restare in forma, servono attività fisica e alimentazione sana, ma questo alimento è tra le principali fonti di antiossidanti e antinfiammatorie, proprietà che gli esseri umani non riescono a sintetizzare da soli. Questa ricerca ha coinvolto 663 volontari over 60 anni.
I ricercatori hanno verificato abitudini di vita e preferenze alimentari per concentrare poi l’attenzione sul consumo di funghi. Queste persone hanno partecipato a una serie di test per effettuare una diagnosi affidabile di disturbo cognitivo minore e gli scienziati hanno potuto eliminare dai calcoli gli effetti di fattori di rischio noti per il declino cognitivo, come abitudine al fumo, consumo di alcolici, sesso e livello di educazione, patologie cardiovascolari o diabete.
Da qui hanno potuto valutare esattamente in che modo il consumo di funghi incide sul rischio di sviluppare un disturbo cognitivo minore. Il risultato è sorprendente: le probabilità calano ben del 57% con un consumo settimanale di almeno 300 grammi di funghi, l’equivalente di due porzioni nell’arco della settimana.
Il disturbo cognitivo minore è una sintomatologia legata all’età, che si inserisce tra un fisiologico declino delle facoltà cognitive, inevitabile con il trascorrere degli anni, e forme di demenza patologiche più gravi. I sintomi sono il peggioramento della memoria, deficit delle capacità di linguaggio, dell’attenzione e delle capacità visive e spaziali.
Una patologia subdola perché d'intensità lieve da non interferire in modo significativo con le attività quotidiane del paziente. Un disturbo difficile da diagnosticare, ma da tenere monitorato in quanto potrebbe portare a sintomatologie più grave, come l’Alzheimer: un inizio precoce delle terapie è fondamentale per gestire al meglio la progressione dei sintomi.
Questo studio mette in luce che il prossimo passo è un trial clinico per testare l'efficacia della ergotioneina purificata, ma anche di altre sostanze naturali che potrebbero ritardare gli sviluppi di deficit cognitivi negli over 60. Tra qualche anno ci potrebbe essere importanti novità per affrontare i disturbi cognitivi minori, ma si può abbondare in qualche piatto a base di funghi in più.