Università, Trento al top, Rovereto non decolla. L'Ateneo: "Centri di ricerca di livello internazionale, strada giusta"
Nel corso dell'Assemblea pubblica presentato anche il restyling di Trento Fiere: tempi però ancora incerti per l'avvio, il primo lotto potrebbe partire nel giro di dodici mesi. Un'infrastruttura polivalente e innovativa

TRENTO. Un rapporto solido tra Trento e l'Università, più sfilacciato quello tra Rovereto e l'Ateneo. Questo quanto emerge dall'indagine Doxa, coordinata dal professore Ivano Bison e presentata nel corso dell'Assemblea aperta dell'Università.
Si parte dalle rivelazioni Anvur e Sole24ore che posizionano l'Ateneo trentino ai primissimi posti per qualità e innovazione, ma anche tra le 300 migliori realtà a livello europeo. Un'occasione per presentare il futuro di Trento Fiere, che dovrebbe inserirsi nella nuova cittadella dello studente come naturale raccordo tra le diverse sedi in città e il quartiere Le Albere.
"Abbiamo un vantaggio competitivo - spiega Innocenzo Cipolletta, presidente dell'Università di Trento - che dobbiamo preservare attraverso la pianificazione di infrastrutture di qualità: questo diventerà uno spazio pubblico flessibile e multifunzionale aperto a ciclo continuo".
La mission è rendere il polo fieristico un luogo di aggregazione dotato di servizi come ristorazione, sale studio, sport, spazi per associazioni e innovazioni, eventi e manifestazioni. I tempi di realizzazione per avviare i valori sono quelli tecnici, ma poi c'è anche un'attività fieristica da accompagnare fuori dalla porta. E qui è l'incognita maggiore, un tema che vive di fiammate, ma dopo la proposta degli architetti di Campomarzio la discussione si è arenata. Il primo lotto dovrebbero però partire nel giro di dodici mesi.
Un discorso più ampio per il piazzale Sanseverino, un'area da riqualificare e pianificare per sfruttare le potenzialità. Quindi spazio all'indagine Doxa metodologia CATI a un campione di 800 individui rappresentativi degli abitanti della provincia di Trento, di età compresa tra 18 e 65 anni stratificati per genere, età, dimensione del comune con un sovra-campionamento per i comuni di Trento e Rovereto).
Quale opinione hanno i cittadini della Provincia di Trento dell’Università? Quali sono per i trentini i punti di forza dell’Ateneo e quali le sue criticità? Quale ruolo ha giocato l’Università di Trento nello sviluppo sociale, economico e culturale del territorio e delle due città? Quale rapporto ha la cittadinanza di Trento e Rovereto con l’Università e con gli universitari? Questi i quesiti.
I dati di Trento sono brillanti e si attestano intorno al 70% di gradimento, mentre quelli di Rovereto sono molto più bassi e si fermano intorno al 50%.
"La reputazione - esordisce il rettore Paolo Collini - è buona e spicca il senso di orgoglio e appartenenza. Il calo nella città della Quercia è quasi fisiologico. Trento è una piazza matura, una città universitaria. A Rovereto i numeri sono ridotti e manca la soglia critica per fare una piena valutazione. Certo, dobbiamo lavorare per crescere, senza dimenticare gli importanti centri di ricerca e alta formazione come Cibio e Cimec. La strada è quella di investire nella ricerca".
Il futuro? "E' necessario - prosegue il rettore - proporre percorsi coerenti con il mercato del lavoro, gli studenti devono essere informati e consapevoli della scelta, oltre che seguire la propria vocazione. Un altro aspetto è quello di sviluppare la formazione terziaria professionalizzante".
Se emerge una complessiva soddisfazione nei confronti dell’Ateneo, non mancano spunti di riflessione sul rapporto tra l’Università e il territorio, ma anche sul ruolo che l’Università dovrà giocare nel prossimo futuro nello sviluppo culturale, sociale e economico della Provincia.
Un dato sorprendente è quello del rapporto tra le amministrazioni locali e l'Università: il 92% ritiene che una maggiore collaborazione potrebbe migliorare l'economia locale, la qualità della vita e il coinvolgimento della comunità. "Il risultato - conclude l'assessora Sara Ferrari - dell'indagine è ottimo: si tratta di percezione, ma molti sono confermabili. I rapporti sono stretti: l'Università è nata per volontà della Provincia, finanziamo l'attività e la ricerca. La prospettiva immediata è quella di investire su Rovereto".
Innovare, restare competitivi e confermare qualità di percorsi e offerta formativa. Queste le parole chiave dell'Università, tradotte per la prima volta nel corso di questa Assemblea anche nella Lingua italiana dei segni.