Sempre più esperienze all'estero per gli universitari trentini. Marchese: ''Una laurea con lode non è più abbastanza''
Oggi le aziende ricercano le cosiddette soft skills, "competenze trasversali" che arrivano da un'esperienza di studio all'estero. Nell'ultimo anno l'Università di Trento ha investito 2,5 milioni di euro in borse studio. Tra i programmi più scelti l'Erasmus e nel 60% dei casi sono studentesse

TRENTO. Sono sempre di più gli studenti universitari trentini che decidono di fare la valigia e trascorrere un periodo di studio all'estero. Cresce l'interesse nei confronti dell'Erasmus, il programma di mobilità studentesca dell'Unione Europea creato nel 1987 e partito in Trentino pochi anni dopo, ma anche per le opportunità offerte dall'ateneo grazie agli accordi bilaterali extraeuropei e le doppie lauree.
Prendendo in considerazione l'Erasmus, erano solo una decina gli studenti che si candidavano nei primi anni di avvio del programma. Nell'anno accademico 2017/2018 siamo invece già arrivati a 760 studenti. In totale, nell'arco di circa 30 anni, sono partiti da Trento per l'Erasmus all'incirca 8 mila studenti. Un aumento giustificato dalla sempre maggiore consapevolezza che i giovani hanno nell'importanza di questa esperienza anche per il proprio futuro professionale.
L'Università di Trento, nell'ultimo anno accademico, ha sborsato 2,5 milioni di euro per le borse di studio dedicate a studenti che decidono di andare all'estero. Metà di questo importo arriva dalla Commissione Europa mentre l'altra metà dall'ateneo grazie ai fondi ministeriali. Da parte dell'Europa l'Università di Trento sta ottenendo maggiori finanziamenti grazie alle performance ottenute negli ultimi due anni. L'obiettivo è quello di consentire alla maggior parte degli studenti un'esperienza oltreconfine ed è bassissima la percentuale di chi decide di interromperla in anticipo.
“Stiamo vedendo – ha spiegato Maurizio Marchese, Prorettore allo sviluppo internazionale – che il mondo delle aziende cerca competenze settoriali ma sempre più anche competenze che riguardano l'interazione con le persone. Oggi una laurea con la lode non è più abbastanza. Si ricercano le cosiddette soft skills, 'competenze trasversali' che spesso proprio un'esperienza all'estero riesce a dare”.
A confermarlo sono le testimonianze che arrivano dagli studenti che ritornano in patria. “Una delle cose – spiega ancora Marchese – che emerge dai nostri studenti che tornano a Trento è l'aver imparato certamente cose nuove nel proprio ambito di studi ma anche la capacità di gestirsi da soli e competenze nel campo delle relazioni interpersonali. Questo è un bagaglio importante per il proprio futuro”.
Secondo gli ultimi dati certi disponibili, quelli che riguardano l'anno accademico 2016/2017, sono circa mille gli studenti che hanno avuto l'opportunità di un'esperienza all'estero. La maggioranza, circa 660, ha scelto il programma Erasmus. Un numero che è già stato sorpassato nell'anno accademico 2017/2018 .
La maggior parte degli studenti che si candida per un'esperienza all'estero proviene dai dipartimenti di Giurisprudenza, Economia, Lettere e Sociologia. Tra le mete preferite ci sono invece Spagna, Francia, Germania e Regno Unito che sono poi i Paesi da dove arriva il maggior numero di studenti che decidono di venire a studiare a Trento.
Negli ultimi anni, però, grazie anche agli accordi bilaterali con oltre 135 università di tutto il mondo, in diversi scelgono mete più lontane come Brasile, Cina e Stati Uniti. “Ci stiamo impegnando – ha spiegato il prorettore Marchese – a aumentare sempre di più il numero di questi accordi per offrire ai nostri studenti una scelta sempre più ampia e qualificata”