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Screening tumori: scarse le adesioni al pap test, fondamentale per la prevenzione del cancro al collo dell'utero

Al via la nuova campagna di prevenzione in Trentino contro i tumori a mammella, collo dell'utero e colon retto. Tra le ultime novità: la tomosintesi, una mammografia tridimensionale molto più efficace, e il nuovo screening molecolare per la ricerca del papilloma virus

Di Cinzia Patruno - 18 gennaio 2018 - 19:54

TRENTO. 'C'è un tempo per ogni cosa. Quello della prevenzione è ora'. Screening e diagnosi precoce: se ne sente parlare ma, di fatto, l'adesione della popolazione (anche trentina) a questi programmi di prevenzione non è così scontata. Nel caso del tumore al collo dell'utero, per esempio, la percentuale di donne che aderisce al programma (il più vecchio, nato nel 1993) arriva solo al 36 per cento in Trentino, contro il 40 per cento a livello nazionale

Il pap test, che permette di individuare lesioni precancerose e neoplasie al collo dell'utero, è un esame non invasivo e della durata di pochi minuti per la ricerca del papilloma virus, responsabile dello sviluppo di tumori alla cervice uterina. "Un esame - secondo il direttore dell’Unità operativa multizonale di anatomia patologica Mattia Barbareschi - che ha cambiato la storia naturale del tumore al collo dell'utero". Nel 2016, sono 42.000 le donne trentine che vi hanno aderito, dopo aver ricevuto la lettera d'invito. Lo screening ha reso possibile l'individuazione di due carcinomi e ottanta lesioni precancerose

 

Dati più incoraggianti riguardano l'adesione e la copertura dei programmi di prevenzione del tumore alla mammella e al colon retto. "L'adesione - spiega Silvano Piffer, direttore del Servizio di epidemiologia clinica e valutativa - rappresenta la fetta di popolazione candidata allo screening che effettua il test, mentre la copertura rappresenta la fetta di popolazione che negli ultimi due o tre anni ha effettivamente fatto un test di screening". Relativamente al tumore al seno, l'83 per cento delle donne trentine ha aderito (contro il 60 per cento a livello nazionale) e è stata ottenuta una copertura del 90 per cento (contro il 70 per cento italiano). I carcinomi individuati ne 2016 sono stati 168. Sono state contattate in relazione allo screening del tumore al colon retto, rivolto a uomini e donne tra i 50 e i 69 anni, 60.000 persone, delle quali il 55 per cento ha aderito, con una conseguente copertura del 75 per cento (un dato molto migliore rispetto alla media nazionale, che nel caso del colon retto riesce a coprire solo il 45 per cento).  I carcinomi individuati grazie allo screening sono stati 28.  

 

Due le novità importanti relative ai programmi di prevenzione dei tumori alla mammella e al collo dell'utero: da un lato, la tomosintesi e dall'altro, il nuovo screening molecolare per la ricerca del papilloma virus. "Dal 2014 - spiega Marco Pellegrini, direttore dell’Unità operativa di senologia e screening mammografico - abbiamo integrato la mammografia con la tomosintesi, che consente un esame tridimensionale. La tomosintesi, la cui validità è riconosciuta dalla letteratura internazionale, permette di identificare 8 tumori su 1.000, contro i 5 che erano identificabili con la mammografia classica. Grazie alla tomosintesi siamo in grado di aumentare la specificità dell'esame, riducendo il numero di richiami, che è un notevole vantaggio per la paziente".

 

"E' stato scoperto - continua il dottor Barbareschi -, ormai una quindicina di anni fa, che il tumore al collo dell'utero è dovuto all'azione di un virus, il virus dell'hpv. Esiste un agente che causa il tumore, lo possiamo intercettare con un test, non più legato ad un operatore che guarda al microscopio ma legato a delle tecnologie molto sofisticate che si basano sull'estrazione del dna e sulla sua analisi. Di pari passo si sono sviluppati una serie di studi epidemiologici promossi dal Ministero della Salute, nei quali il Trentino è stato sempre coinvolto, che hanno portato a confermare che la ricerca del virus hpv non solo dà risultati sovrapponibili a quelli del pap test ma è migliore, cioè è un test più efficace, che interviene in una fase più precoce, più sensibile e che permette di essere applicato più su vasta scala con delle tecnologie ormai disponibili". Il nuovo screening molecolare, attivo da marzo 2017, per la ricerca del papilloma virus umano e il rinnovato modello organizzativo di chiamata delle donne hanno già portato ad un significativo aumento delle adesioni.

 

Le campagne di screening sono interventi di prevenzione secondaria: non evitano l'insorgenza del tumore (un traguardo raggiungibile con l’adozione di uno stile di vita salutare e con strategie di prevenzione primaria) ma hanno l'obiettivo di intercettarlo per tempo, quando è ancora facilmente curabile senza compromettere gravemente le qualità della vita. Gli screening sono esami condotti a tappeto su una fascia di popolazione piuttosto ampia che risulta a maggior rischio di sviluppare il tumore rispetto al resto della popolazione. Lo screening organizzato non è semplicemente un test, ma un percorso che prevede la ripetizione della stessa indagine ad intervalli regolari e pianifica una serie di tappe in risposta al risultato di queste indagini. Chi aderisce allo screening, perché in fascia d’età definita a rischio, viene accompagnato in tutto il percorso, anche di fronte ad una diagnosi di tumore e anche dopo il trattamento che si rende necessario. L’attivazione di campagne di screening organizzato tende a ridurre il numero di persone che eseguono uno screening spontaneo, prenotando autonomamente un esame di controllo. 

 

Il tumore del colon retto e i suoi precursori possono essere individuati attraverso la ricerca del sangue occulto nelle feci. Lo screening è un esame molto semplice che non richiede diete particolari e si effettua a casa propria, utilizzando un kit distribuito gratuitamente nelle farmacie. In caso di risultato normale, si verrà invitati a ripeterlo dopo due anni. Se l’esame rileverà la presenza di sangue, si verrà contattati per eseguire una colonscopia, un approfondimento diagnostico più specifico. Lo screening per il tumore del colon retto compie quest’anno dieci anni. 

 

La mammografia è invece lo strumento più efficace per diagnosticare precocemente un tumore al seno. Viene eseguita con un particolare apparecchio radiologico in grado di identificare alterazioni, anche minime, che potrebbero essere causate da un tumore in fase iniziale. In caso di esame normale si riceverà l’invito a ripetere la mammografia dopo due anni, altrimenti si verrà contattati per ulteriori approfondimenti. Il programma di screening in Trentino è partito nel 2000, coinvolgendo le donne tra i 50 e 69 anni.

 

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