Muse, in 5 anni oltre 3 milioni di visitatori. Ora arriverà il planetario digitale
Il 70% dei visitatori arriva da altre regioni e il 7% straniero, soprattutto da Germania e Olanda. La nuova struttura avveniristica, quella del nuovo Planetario digitale “MUSE H2O” sarà pronta per la primavera 2019

TRENTO. “Un trend positivo e costante nel tempo che testimonia la capacità del Muse di essere una struttura rilevante per il turismo culturale”. Commenta così il presidente della Provincia, Ugo Rossi, gli oltre 3 milioni di visitatori che la rete Muse ha registrato dalla sua inaugurazione, il 29 luglio 2013, al 30 giugno 2018.
Il dato è stato presentato oggi nel corso della conferenza stampa di Giunta alla presenza oltre di Ugo Rossi, dell’assessore alla cultura Tiziano Mellarini e del Presidente del MUSE Marco Andreatta e del direttore Michele Lanzinger.
In tale occasione è stato anche comunicato un nuovo importante investimento in cultura, che rappresenta una nuova sfida per il Muse: il Planetario digitale che verrà inaugurato nella primavera del 2019.
“Un unicum a livello internazionale nella divulgazione della ricerca che produce un indotto culturale ed economico sulla città”, lo definisce il pres. Andreatta, che mostra fiero la borsina omaggio dell’inaugurazione che ancora conserva.
Un motore trainante per il turismo locale “che offre un elemento di riflessione” continua Rossi, confermato anche dalle 500mila presenze annue di cui il 70% non locale e il 7% straniero, soprattutto da Germania e Olanda.
“Dati che parlano di un’eccellenza trentina che ben figura a livello internazionale e che la collocano nella top 10 dei musei italiani più visitati e prima fra le realtà museali scientifiche” specifica l’ass. Mellarini “la prospettiva è quella di continuare così, incentivando maggiormente l’affluenza europea” conclude.
Ma non solo una struttura con una forte capacità attrattiva, ma una macchina in grado di offrire posti di lavoro a più di 250 giovani laureati l’anno. “Circa l’85% del personale è laureato ed ha un’età media di 37 anni; inoltre il 57% sono donne, perché per noi la diversità di genere configura fra gli obiettivi facenti parte del nostro core business” aggiunge Andreatta.
Anche per quanto riguarda l’impatto economico sulla Provincia il Muse è risultato un prodotto vincente: in base al bilancio provinciale, infatti, il Muse è apparso in grado di autofinanziarsi per il 46% e di produrre entrate pari a circa 7,5 milioni di euro l’anno.
Inoltre “il Muse ha raggiunto una maggiore consapevolezza del proprio ruolo nei rapporti di ricerca e divulgazione a livello internazionale, grazie anche a numerose collaborazioni” sottolinea il dir. Lanzinger: partnership che contano oltre 80 strutture internazionali, fra istituti, enti di ricerca e fondazioni.
La realizzazione di un Planetario, nell’area del parco delle Albere, poi, secondo le stime, sarà in grado di arricchire ulteriormente l’offerta museale ed “incentivare le visite apportando più di 100mila nuovi turisti l’anno” evidenzia Rossi, che per descrivere l’opera dice “le immagini parlano da sole”.
Una struttura avveniristica, quella del nuovo Planetario digitale “MUSE H2O”, composta da tre sfere: una grande per l’ossigeno e due più piccole per l’idrogeno, che dall’alto simulano una grande molecola d’acqua.
Una planimetria portatrice di un messaggio ‘planetario’ di vita e di sostenibilità, dal momento che la sua forma verrà rilevata dalle mappe satellitari, “che sarà la rappresentazione fisica dell’identità culturale del marchio MUSE, attenta ai temi della sostenibilità ambientale” ci tiene a sottolineare il direttore del Muse.
É la molecola dell’acqua, simbolo della risorsa più preziosa, quella su cui si gioca lo scenario del futuro sostenibile dell’umanità e lo sa bene il Muse che punta sempre lo sguardo più in là.
Il Museo di Scienze di Trento non vuole presentarsi come un luogo per la conservazione della conoscenza scientifica, intensa come erudizione, ma come “luogo per formare menti aperte e incrementare il ‘critical thinking’ dei suoi visitatori, focalizzandosi sul futuro” precisa sempre Lanzinger.
Il progetto, che richiederà un investimento pari a 2,5 milioni di euro, “riassumibili sul piano di rientro delle tariffe”, assicura Rossi, prevede che la struttura, collocata nell’attuale quadrante nord-est del parco delle Albere, abbia una diversificazione di utilizzo.
“Non il classico planetario, quindi, ma uno spazio dove ricerca e sviluppo vadano di pari passo, trattando svariati temi incentrati sulle discipline STEaM (Science, Technology, Engineering, Arts, Maths) con particolare attenzione all’innovazione e alla sostenibilità”. continua l’assessora Ferrari, anche lei presente per l’occasione.
Infatti il planetario non si limiterà all’illustrazione del firmamento stellato: la sfera grande sarà sede di un teatro digitale con proiezioni sferiche ad alta definizione, che presenterà un ricco programma di documentari e fiction su temi di natura, ambiente e sperimentazione cinematografica.
Mentre le due sfere di idrogeno avranno una destinazione multifunzionale tra attività educative, di formazione e d’esposizione. In particolare questi due spazi saranno vetrina dei risultati della ricerca pubblica trentina: “un luogo che racchiuda l’investimento della cittadinanza in ricerca, restituendo un riscontro concreto ai suoi contribuenti, i cittadini” spiega Ferrari.
Nel corso della presentazione del progetto, che sarà a cura dell’architetto Emiliano Leoni, si è parlato anche dell’impatto visivo dell’opera: “la visuale non sarà compromessa dalla struttura, perchè sarà esterna dal cono ottico che collega l’uscita del sottopasso con il Palazzo delle Albere” assicura l’architetto.
Inoltre verranno utilizzati materiali ecosostenibili come il legno e tecnostrutture in tessuto plastico; non vi saranno strutture di fondazione, “solo uno strato contemporaneo che va ad instaurarsi su quello storico del parco senza infrastrutture” lo definisce Michele Lanzinger.
Saranno coinvolti tutti i settori di ricerca dell’Ateneo di Trento e quelli delle Fondazioni di ricerca Fbk e Fem. Anche il Filmfestival farà la sua parte nel progetto: sono infatti in corso promettenti contatti con le organizzazioni del festival per avviare con loro una collaborazione strutturata e di lungo periodo.
“Lì sorgeva una fabbrica, ora sorge una fabbrica di conoscenza e sviluppo” conclude Lanzinger, spiegando che lo spazio sarà rivolto soprattutto ai giovani ricercatori, che avranno così la possibilità di condividere i propri traguardi con la comunità e stimolarla verso l’amore per la scienza.