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Cerimonia in piazza Duomo per 507 laureati, Collini: ''Cercate di fare la differenza"

Il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta cita Bob Dylan, “Essere giovani vuol dire tenere aperto l'oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro”

Di Giuseppe Fin - 27 ottobre 2018 - 22:18

TRENTO. “Non rinunciate a fare la vostra parte, con entusiasmo e curiosità, non rinunciate a costruire il vostro percorso. Cercate di fare la differenza, perché un giorno, voltandovi indietro possiate dire di aver cambiato qualcosa nel mondo, anche solo una piccola cosa”, queste le belle parole che oggi il rettore dell'Università di Trento, Paolo Collini, ha rivolto ai 507 giovani presenti, assieme ai propri parenti, nel corso della settima cerimonia di laurea in piazza Duomo che si è svolta sotto la pioggia battente.

 

I laureati e le laureate di questa edizione hanno conseguito il titolo tra luglio e settembre 2018 nei corsi di laurea di I livello dei Dipartimenti: CIBIO; Economia e Management; Fisica; Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica; Ingegneria Industriale; Ingegneria e Scienza dell’Informazione; Lettere e Filosofia; Matematica; Psicologia e Scienze cognitive; Sociologia e Ricerca Sociale. Con loro anche laureati e laureate del Collegio Bernardo Clesio

 

Una cerimonia più breve ma non meno meno ufficiale rispetto il solito. La maggior parte dei giovani che ha richiesto di immortalare il conferimento della pergamena con una foto nella sala degli Stucchi di Palazzo Sardagna, sede del Rettorato, e con la proclamazione e il lancio dei tocchi che in Piazza Duomo hanno sfidato la pioggia battente sostenuti dall’accompagnamento musicale eseguito dal vivo, con particolare vigore, dalla Corale Polifonica UniTrento e dal Gruppo Strumentale di Ateneo.

 

“La cerimonia – ha affermato Collini - di laurea è un’occasione per dare visibilità a un percorso di crescita personale per tanti giovani, un punto di arrivo e nuova partenza per la propria vita personale e professionale. Noi come università li abbiamo accompagnati in questo percorso e ora li incoraggiamo a essere protagonisti scrivendo la loro storia nella comunità». E poi, direttamente ai laureati: «Quelli all’Università sono anni in cui si cambia, si sperimentano relazioni, matura la propria partecipazione nella società. Sono anni in cui si acquisisce la capacità di stare al mondo e si gettano le basi per costruire la propria strada”.

 

Nella cerimonia, organizzata dall’Università di Trento in collaborazione con il Comune di Trento e con la Provincia autonoma di Trento, il sindaco Alessandro Andreatta ha chiesto di usare al meglio il proprio bagaglio: «Ora per tutti voi inizia la fase delle scelte più libere, responsabili e difficili. Vi esorto a essere curiosi e creativi, a non accontentarvi. Cercate il vostro ruolo nella società e non fatevi rubare la speranza e il coraggio di cambiare le cose. Sono contrario al cambiare per cambiare, ma favorevole al cambiare per migliorare. Come ha detto Bob Dylan, “essere giovani vuol dire tenere aperto l'oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro”».

 

Ha preso, poi, la parola Valerio Valentini, laureato in Lettere moderne a UniTrento nel 2015, scrittore e giornalista, vincitore del Premio Campiello 2018 nella sezione Opera Prima col romanzo “Gli 80 di Camporammaglia”. Non ha nascosto l’imbarazzo di essere stato invitato a fare un discorso motivazionale: «Se c’è una cosa che ricordo bene, degli anni universitari, è proprio l’insofferenza, per non dire di peggio, nei confronti di chi, dall’alto del suo più o meno evidente successo, veniva a predicare ottimismo e a dispensare speranza».

 

Ha raccontato l’approdo al Collegio Bernardo Clesio, gli anni di studio a Trento, l’Erasmus a Parigi, la passione per il giornalismo (che è diventato il suo lavoro) e la narrativa (che gli ha fatto vincere una sezione del premio Campiello).

 

«Credo davvero di essere stato fortunato a incontrare qui certi professori. Molto della nostra vita dipende dalla qualità degli incontri che si fanno, specie se li si fa nel momento più propizio: e io i libri che mi ha consigliati il professor Comboni, ad esempio, credo che li abbia letti proprio quando avevo inconsapevolmente voglia di leggerli. Proprio quelli. Il modo di intendere la letteratura, direi l’arte in generale, che mi ha trasmesso il professor Giunta, penso mi abbiano cambiato la vita».

 

Dopo di lui è intervenuto Simone Amadori come miglior laureato tra chi partecipava alla settima cerimonia di laurea, che all’Università di Trento ha frequentato il corso di Studi Internazionali con sei mesi di Erasmus a Praga e ora è studente di laurea magistrale a Bologna.

 

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