"Un ricordo speciale? Le ore trascorse ad 'inseguire' Tom Ballard con il binocolo lungo le pareti". L'addio di Marco Desilvestro al Gardeccia: "Qui da quando sono nato"
Salito in rifugio per la prima volta ad appena una settimana di vita, Desilvestro ha gestito il Gardeccia per oltre 40 anni: "Quella struttura in quota è stata anzitutto casa. Me ne vado con un bagaglio colmo di ricordi, come quello di Tom Ballard, che ci ha lasciati troppo presto. Quante ore ad inseguirlo con il binocolo lungo le pareti"

TRENTO. E' giunto il tempo di passare il testimone per Marco Desilvestro, per lunghi anni alla guida del rifugio Gardeccia, un luogo che è stato anche e soprattutto "casa". Un'esistenza trascorsa in buona parte col naso all'ingiù, a guardare la valle 'abbracciata' da paesaggi mozzafiato, quella del rifugista, che domenica 6 ottobre ha salutato gli affezionati clienti e amici.
"Marco - raccontano dall'associazione Rifugi del Trentino - sesto di sei fratelli, ad una settimana di vita è salito lassù in braccio alla mamma Maria e ha vissuto ogni estate ed inverno nel rifugio che dà il benvenuto a tutti i frequentatori del Catinaccio".

Letteralmente una vita intera, quella trascorsa da Desilvestro a quota 1.949 metri, in Val di Fassa, osservando i cambiamenti delle terre alte e dei suoi frequentatori: "I miei genitori - rivela lo stesso Marco con tono nostalgico - avevano sei figli da crescere ed un rifugio da mandare avanti. Il Gardeccia è sempre stato casa mia perché a parte la scuola ed il servizio militare sono cresciuto e vi ho vissuto sempre".
"Un tempo in rifugio, appena riuscivi ad essere utile ti mettevano già da bambino a lavorare per quello che sapevi fare ad ogni età - prosegue -. Così intanto si cresceva da rifugisti". E gli anni fra le mura del Gardeccia sono trascorsi in un soffio: "45 ufficiali da socio - spiegano dall'associazione - Marco oggi ne ha poco più di 60, ben portati".
E proseguono: "Quella del suo trascorso al Gardeccia è un’intensa storia di montagna e di gestione che si chiude ora portando con sé un mondo ed un tempo che certamente è stato unico e del quale Desilvestro è stato protagonista ed inconsapevole testimone. Schivi per natura questi personaggi non amano raccontarsi, ma ne avrebbero molto".
A raccontare qualcosa in più dello storico (e conosciuto) gestore è quindi l'associazione Rifugi del Trentino, che attraverso un emozionante post (con tanto di foto vintage) ha voluto ringraziare l'uomo per quanto ha fatto nel tempo: "A 18 anni è entrato nella società di gestione del Gardeccia con ancora i genitori ed il fratello Mario, che ora continuerà la tradizione di famiglia. Il Gardeccia esiste dal 1902 come proprietà unica della famiglia Desilvestro".
Gestire un rifugio, si sa, non è un mestiere semplice e negli anni è diventato un lavoro ancor più complesso a causa della (tanta) burocrazia: "Il Gardeccia ha visto passare e guardato salire l’élite dell’alpinismo dolomitico negli ultimi cent’anni ma è stato anche la casa estiva di tanti personaggi del Trentino della montagna (e non solo) che vi trascorrevano le estati portando anche Marco ad arrampicare in Catinaccio. Come l'indimenticato don Vinotti di Trento e don Tita Soraruf, che hanno avuto un legame fortissimo con il rifugio, la famiglia Desilvestro e Marco".
"Tanti rosari ed altrettante messe ogni sera - ricorda Desilvestro - come si usava un tempo. Tra i legami più saldi quelli con le guide, uno speciale con Gino Battisti, con i vecchi gestori come Alberto Bernard del Vajolet e Giulio Gabrielli dell’allora Santner - rivela ancora sorridendo Marco - che facevano sempre tappa al Gardeccia prima di sfrecciare in su con il Testi. Uno dei motorini più in voga un tempo e che sfidava gli sterrati. Poi ancora Tita Weiss, alpinista fassano mancato troppo presto come Tom Ballard, l’alpinista inglese che qui era di casa tra i ricordi indelebili. Quante ore ad inseguirlo con il binocolo lungo le pareti".
L'ormai ex rifugista è la memoria di un luogo "da lui vissuto in maniera totale, anche prestando oltre 40 anni di servizio per il Soccorso alpino, che non lascerà - spiegano dall'associazione -.Tutto il percorso della lunga attività di Marco al Gardeccia è stato sempre condiviso con tutta la famiglia, i genitori Maria nata a Vallonga e papà Doro. I fratelli oltre a Mario, Giuseppe e le tre sorelle Ida, Lucia e Giovanna. La loro casa era lassù come mostrano alcune bellissime foto (POST DI SEGUITO). Poi ognuno di loro nel tempo ha preso strade diverse ed al Gardeccia sono rimasti Marco e Mario con compiti diversi".
Con l'ultimo giorno di lavoro di Desilvestro (il 6 ottobre) si è concluso un grosso (ed indimenticabile) capitolo di un libro intenso: "Quello che porto nel cuore - conclude Desilvestro - è il grande valore e la storia del Gardeccia che si intreccia a quella della mia famiglia, perché un rifugio è soprattutto unico perché ha delle radici profonde che lo rendono tale". Ora il 60enne continuerà a godersi le sue montagne, anche se in maniera del tutto diversa: "Buon tempo Marco".