Raggiunto dall'elicottero di una troupe televisiva dopo uno spaventoso volo in parete: "Così durante le riprese di un film con Frank Sinatra venne salvata una vita"
In un tempo in cui tecniche e tecnologie erano ancora "rudimentali", all'uomo non restava che affidarsi all'intuizione e alla capacità di fare sintesi. Fu così che, nel 1964, il recupero di un alpinista gravemente ferito sulla Schiara si trasformò in un intervento portato a compimento (con successo) in tempi rapidissimi, grazie all'aiuto dell'elicottero di una troupe televisiva che stava girando un film con Frank Sinatra

BELLUNO. Sembra un tempo davvero remoto l'ormai "lontano" 1964, periodo storico in cui "la differenza operativa veniva talvolta fatta dall’intuizione e dalla capacità di fare sintesi dell’uomo. E non solo dalle tecniche e dalla tecnologia".
A raccontare un fatto che ha dello straordinario è Fabio Bristot, membro della direzione del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, che nel suo blog (QUI LINK) ha riportato una vicenda che fa fare un salto indietro nel tempo di 60 anni. Si tratta in particolare di un intervento effettuato dalla stazione del Soccorso alpino di Belluno per recuperare un alpinista "infortunatosi gravemente ad una gamba" dopo una spaventosa caduta in parete avvenuta nel gruppo della Schiara.
Un recupero complesso, riuscito grazie alla collaborazione di una troupe televisiva, che prontamente mise a disposizione il proprio elicottero durante i concitati momenti che seguirono l'incidente in quota.
RIPORTIAMO DI SEGUITO IL TESTO ELABORATO DA BRISTOT
L’incidente di cui fu oggetto Gabriele Franceschini, nota guida del Feltrino e del Primiero, avvenne domenica 13 settembre 1964, alle ore 10e10 circa, quando, a pochi metri dalla base Gusela del Vescovà nel Gruppo della Schiara, l’alpinista volò per la perdita di un appiglio, procurandosi alcune ferite lacero-contuse e la frattura esposta dell’arto inferiore sinistro.
L’allarme portato direttamente al rifugio 7° Alpini da un escursionista sceso lungo la ferrata Zacchi, mise immediatamente in moto una prima squadra di soccorso che raggiunse il ferito alle 13e30 con una rapida salita del versante sud della Schiara, mentre una seconda, una volta pervenuto l'allarme a Belluno, saliva nelle primissime ore del pomeriggio la Val Vescovà, con altro materiale alpinistico ed attrezzatura sanitaria in supporto alla prima squadra.
Ma ecco cosa avvenne a dare una favorevole svolta all'evento. Lo spirito d’iniziativa dell’allora delegato Mario Brovelli (cofondatore del Cnsas), informato nel frattempo delle circostanze, gli consentì di prendere immediati contatti con l'aeroporto di Belluno, ricevendo prima la disponibilità e poi l’autorizzazione per far spostare con estrema rapidità un elicottero da Cortina d’Ampezzo a Belluno. Brovelli era, infatti, venuto a conoscenza, dalla lettura del quotidiano locale, che stazionava ancora in provincia un elicottero dedicato alle di riprese di un film.
Brovelli collegò questa circostanza al fatto che, in modo assai rocambolesco, il 10 marzo dello stesso anno, fosse stato recuperato con un Bell 47 G2 un alpinista polacco su una cengia delle Tre Cime di Lavaredo, dopo che lo stesso aveva passato, leggermente ferito, tre notti all'addiaccio. Si chiese in cuor suo se anche l’elicottero utilizzato per quelle riprese aeree potesse servire alla causa del Soccorso alpino.
Si trattava di elicottero Alouette I della Società Hèli-Union di Parigi a disposizione di una troupe televisiva che stava girando, proprio in quei giorni nelle Dolomiti il film Von Ryan’s Express (Il colonnello Von Ryan), con attori del calibro di Frank Sinatra, Raffaella Carrà, Sergio Fantoni, Adolfo Cieli e Trevor Howord.
Ancora una volta, dunque, nelle Dolomiti Bellunesi, un elicottero privato si stava accingendo ad effettuare un intervento di soccorso molto particolare con a bordo, in questa occasione, personale del Soccorso alpino. Al piccolo aeroporto di Belluno venne, infatti, imbarcato Piero Rossi, sceso nel frattempo molto rapidamente dal 7° Alpini dove, in qualità di vice presidente della sezione del Cai locale, si trovava per inaugurare il bivacco Gianangelo Sperti.
Rossi ebbe il compito di condurre l’equipaggio verso la zona di intervento, come emerge nella relazione dell’epoca di seguito riportata (tra virgolette), in quanto il restante personale del Soccorso alpino era già impegnato via terra. Va precisato che la latenza dei tempi ed alcuni aspetti operativi, che ora potrebbero sembrare decisamente lunghi e laboriosi, erano ovviamente ascrivibili ai tempi di avvicinamento particolarmente lunghi nel gruppo della Schiara e al fatto che le comunicazioni fossero esclusivamente legate al telefono fisso. Non esisteva, infatti, neppure una rete radio a copertura di una zona molto complessa morfologicamente.
"Alle 15e40 circa l’elicottero, portatosi sopra il rifugio 7° Alpini e constatata l’impossibilità di superare direttamente la cresta principale, esegue un complesso giro per Forcella Oderz, Val de Piero, Ru da Molin, Monte Coro, riuscendo a portarsi sopra il Vajo de la Schiara, a nord della Gusela, dove presumibilmente stavano scendendo il ferito con i soccorritori. Atterrato sul Vajo, dall’elicottero viene scorta la carovana di soccorso impegnata su un salto strapiombante nel mentre sta calando il ferito su una cengia. L’elicottero riparte immediatamente e, con manovra arditissima, si accosta sulla cengia su cui nel frattempo è stato deposto il ferito. Nell’impossibilità di atterrarvi (le pale quasi sfiorano la parete), l’elicottero Alouette si avvicina all’orlo della cengia, fino a rasentarlo con il pattino".
L’indiscussa bravura di Blaes Guy, pilota dell’Aleutte I, e l'efficace coordinamento operativo di tutti i volontari impegnati nell’operazione di soccorso, permise di imbarcare in un hovering ante litteram l’infortunato alle 16 in punto, così come fedelmente riportato dalla medesima relazione, che illustra anche il proseguo dell’operazione e le riflessioni complessive sull’intervento di soccorso.
"Subito dopo - si legge ancora della relazione - l’elicottero discende la Val Vescovà, sia per ragioni atmosferiche (comincia a piovere), sia per avvertire, con il suo passaggio, la seconda squadra che sta salendo. Pochi minuti dopo il ferito giunge al campo d’aviazione di Belluno dove vengono prontamente prestate le necessarie cure e, per mezzo di un’autoambulanza, trasportato al Codivilla Putti di Cortina d’Ampezzo (centro specializzato per il trattamento di fratture ndr). Il Franceschini appariva assai provato dallo shock e dal dolore, ma ha avuto commoventi parole di gratitudine per i soccorritori".
Possiamo affermare che questa successiva esperienza, dopo quella delle Tre Cime di Lavaredo, segnò in modo inequivocabile il percorso da intraprendere e sviluppare, come dimostrarono altre situazioni analoghe che avrebbero preso forma nelle stesse Dolomiti e nelle Alpi a partire dagli anni ‘80. A testimonianza di questa necessità operativa le parole illuminate ed illuminanti dello stesso Piero Rossi che, nel resoconto dell’intervento, ebbe modo di affermare: "Senza l’intervento dell’elicottero sarebbero state inevitabili almeno altre 10 ore di trasporto faticoso su impervi sentieri, che avrebbero messo a durissima prova il ferito ed i soccorritori. Ciò dimostra la assoluta necessità di mettere a disposizione della nostra provincia, affidandolo all’Ente più opportuno, un elicottero del tipo e delle prestazioni di quello in questo caso impiegato".
La strada era stata tracciata, ma si dovettero attendere ancora 20 anni esatti per ritornare ad effettuare le prime esperienze strutturate che, a cavallo del 1984-1985, diedero vita nelle Dolomiti Bellunesi al moderno elisoccorso medicalizzato.