Nonostante le nevicate alla fine dell'inverno non c'è tregua per i ghiacciai, le prime stime indicano un bilancio negativo. Ecco i dati
Le misurazioni fatte durante il periodo estivo-autunnale indicano un bilancio negativo, un altro anno difficile per i ghiacciai

TRENTO. Un altro anno difficile per i ghiacciai. Le prime stime indicano un bilancio negativo. Il maltempo, e le nevicate, primaverili non sono state sufficienti a far tirare il fiato alle formazioni nevose.
Nel corso del periodo estivo-autunnale, su alcuni ghiacciai nel territorio provinciale, sono state fatte - dall’Ufficio Previsioni e Pianificazione della Provincia di Trento assieme alla Commissione Glaciologica della Società degli alpinisti tridentini e al Muse e con la collaborazione del Servizio glaciologico lombardo e dell’Università di Padova - le misure di bilancio di massa annuale. Sono alcune stime, mentre il calcolo rigoroso del bilancio di massa viene divulgato nei prossimi mesi secondo la metodologia validata negli ultimi anni.
Durante la campagna di misure relativa al ghiacciaio del Careser si è riscontrata la presenza di copertura di neve recente irregolare ed una sottile banda di neve residua a ridosso della cresta sud orientale per uno spessore massimo di 45 centimetri. Le misure effettuate evidenziano delle perdite di spessore del ghiacciaio, rispetto all’anno 2023, comprese tra 70 e 330 centimetri, con una perdita media di 190 centimetri.
Per quanto riguarda il ghiacciaio dell’Adamello-Mandrone, presso la fronte, a 2700 metri di quota, sono state misurate fusioni di poco più di 3 metri di ghiaccio.
Le perdite di ghiaccio si sono registrate fino a 3050-3100 metri di quota. La neve dello scorso inverno è così rimasta soltanto alla quote più elevate, cioè su buona parte del Pian di Neve e del Dosson di Genova, ma su una superficie insufficiente a garantire un bilancio di massa in pareggio.
Dopo due estati particolarmente torride, l'inverno scorso è stato povero di neve per la catena alpina fino alla coda della stagione e all'inizio della primavera, settimane che sono state caratterizzate dal maltempo con neve in quota.
Le nevicate di febbraio e marzo "sono riuscite a riportare in equilibrio, per la prima volta in due anni il contenuto d'acqua nella neve (tecnicamente chiamato Snow Water Equivalent) registrando addirittura un certo surplus rispetto alla media degli ultimi 12 anni" (Qui approfondimento su L'AltraMontagna).
In base alle misurazioni effettuate nel periodo estivo e autunnale non sembra esserci stata una tregua in quota, i bilanci si avviano ancora una volta a chiudere in negativo.