Maremmano ucciso dai lupi durante una notte di ''difesa'' del gregge? Può succedere specie se il pastore non c'è e i cani sono pochi
Il fatto sarebbe successo nella notte tra lunedì e martedì in località Valzella nella conca d'Alpago. La vicepresidente della Provincia di Belluno: ''Ai sindaci chiedo di continuare a spiegare ai cittadini tutte le prevenzione necessarie, e alcune indicazioni banali forse ma necessarie, come quella di ricoverare gli animali domestici e da reddito nelle ore notturne, e di evitare di lasciare resti di cibo in ambiente aperto, perché facilita l’avvicinamento dei lupi alle abitazioni''

ALPAGO. E' successo quello che purtroppo in qualche caso succede. Un pastore maremmano nella notte tra lunedì e martedì è morto nel difendere il gregge. Come al solito la notizia ha avuto una grande eco sui giornali con tanto di considerazione che finora non era mai successo nella conca dell'Alpago che i lupi attaccassero i cani da guardiania. Cosa in realtà non vera perché già l'8 ottobre del 2020 i lupi si erano scontrati con i maremmani a difesa di un gregge di Chies d'Alpago.
La vicenda, comunque, non ha, purtroppo, nulla di straordinario: il cane da guardiania è il cane da difesa del gregge e in qualche caso, specie se non è presente il pastore e se il gregge è troppo numeroso per essere difeso solo da 3 cani (come ammesso dallo stesso pastore nel suo racconto sull'accaduto al Gazzettino chiarendo di non avere le risorse per altri cani), lo scontro con il predatore è inevitabile e può rivelarsi fatale per ''attaccanti'' e ''difensori''. La cagnolona, assieme agli altri maremmani da difesa è riuscita nel suo compito e infatti nessuna pecora è stata predata dai lupi (diamo per assodato che si sia trattato davvero di un branco di lupi anche se ancora non ci sono i risultati dell'Istituto zooprofilattico), ma è stata trovata senza vita dal pastore una volta raggiunto il gregge, in località Valzella, al mattino.
Sulla questione è intervenuta la vicepresidente della Provincia di Belluno Silvia Calligaro spiegando che ''il disagio del territorio è tangibile. Sul lupo servirebbero correttivi che in questo momento dipendono dall’Europa e dalle mosse seguenti il declassamento dello status di specie particolarmente protetta. La Provincia in ogni caso è portavoce delle difficoltà registrate e con la Polizia Provinciale ha messo in atto le azioni di monitoraggio e dissuasione degli esemplari definiti confidenti, nei limiti di quanto previsto dalla normativa vigente''.
''La popolazione di lupo - prosegue Silvia Calligaro - lo sappiamo, è in fase di espansione su tutto il territorio nazionale e, in modo particolare sull’arco alpino, specialmente quello orientale di più recente ricolonizzazione. Anche il territorio della provincia di Belluno è ormai stabilmente abitato da questo animale selvatico. Le difficoltà in più che scontano le nostre zone, soprattutto quelle dell’Alpago e della Valbelluna, sono date dalla presenza di piccoli allevamenti di hobbisti assieme alle attività zootecniche più strutturate, praticamente senza soluzione di continuità. In più, il territorio è più densamente abitato rispetto alle aree montane, per cui la presenza del lupo entra più facilmente a contatto con le attività antropiche, come si vede anche con le frequenti predazioni registrate. In questo senso è importante il lavoro della nostra Polizia Provinciale che effettua il rilievo delle predazioni entro le 24 ore dall’accadimento. Il Corpo di Polizia Provinciale ha il compito di monitorare e rilevare puntualmente la presenza del lupo, fornendo i dati alla Regione del Veneto che li trasmette a sua volta al Ministero dell’Ambiente a cui spetta, come noto, ogni altra decisioni in merito alla gestione di questo selvatico protetto a livello europeo. La Polizia Provinciale inoltre si sta occupando di effettuare con la supervisione dell’Università di Sassari i censimenti e la raccolta degli indici di presenza del lupo. I dati dovrebbero arrivare nei prossimi mesi e sono funzionali a comprendere sempre meglio la situazione''.
''Continueremo a garantire, come fatto finora, il massimo impegno per monitorare l’evoluzione della situazione e per mettere in campo eventuali interventi dissuasivi. Ai sindaci - conclude la vicepresidente viste le proteste, che vanno avanti da anni, di alcuni sindaci della zona che sarebbe bene si applicassero con provvedimenti e risorse per aiutare pastori e residenti a convivere con i lupi invece che limitarsi al lamento - di cui capisco la preoccupazione e condivido le responsabilità, visto che da sindaco ho contezza del disagio della popolazione - chiedo di continuare a spiegare ai cittadini tutte le prevenzione necessarie, e alcune indicazioni banali forse ma necessarie, come quella di ricoverare gli animali domestici e da reddito nelle ore notturne, e di evitare di lasciare resti di cibo in ambiente aperto, perché facilita l’avvicinamento dei lupi alle abitazioni''.