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''Da quota 3.800 metri si verificarono 4 crolli consecutivi. 7milioni di metri cubi di roccia piombarono sul ghiacciaio e ne nacque una frana-valanga di dimensioni eccezionali''

La Fondazione Montagna Sicura ricostruisce un evento che nel 1920 ebbe una grande eco. I detriti, la neve e il ghiaccio si depositarono sulla fronte del ghiacciaio, fuoriuscendo lateralmente da entrambe le morene. Parte dell'accumulo ostruì la Dora a 1470 metri di quota ed il fiume ostruito andò a creare un lago effimero. La componente polverosa scesa con la frana si disperse su un area molto vasta anche oltre al fondovalle formando uno straterello di 2-3 millimetri. La frana/valanga del 1920 fortunatamente non fece vittime o danni alle abitazioni, ma danneggiò pesantemente 50 ettari di bosco

Pubblicato il - 25 novembre 2024 - 19:13

COURMAYEUR. ''Era il 1920, esattamente tra le 14 e le 16.45 del 19 novembre, quando, dalla quota di circa 3800 metri, si verificarono ben 4 crolli consecutivi dal Pilier d'Angle, picco roccioso posto a ridosso del Monte Bianco di Courmayeur. In totale si staccarono circa 7 milioni di metri cubi di roccia, che piombarono sul ghiacciaio della Brenva. Tali crolli provocarono una frana-valanga di dimensioni eccezionali che attraversò il ghiacciaio settentrionale delle Aguilles Blanches de Peutérey, per poi proseguire in diagonale sul ghiacciaio della Brenva per più di 2500 m di estensione laterale, impattando nella zona detta Rocce della Brenva e poi precipitare oltre la Pierre a Moulin fino sulla lingua glaciale sul sottostante fondovalle''. Comincia così la riflessione postata sulla pagina Fondazione Montagna Sicura che dedica la sua attività allo studio dei fenomeni e delle problematiche concernenti l'ambiente di montagna.

 

Un ente che mira a diventare un centro alpino, a vocazione transfrontaliera, di riferimento in materia di glaciologia - criosfera, rischi naturali, neve e valanghe, ambiente di alta montagna, sviluppo sostenibile, medicina di montagna - a livello di ricerca applicata, documentazione, informazione e alta formazione, che ha tra i soci fondatori la Regione autonoma Valle d'Aosta, il Comune di Courmayeur, il Soccorso alpino valdostano, l'Unione valdostana guide di alta montagna (enti fondatori) e l'Azienda Usl della Valle d'Aosta (dal 1° gennaio 2010). Il racconto si riferisce a un evento che ebbe una grande eco anche sui giornali internazionali in quel 1920 e che era stato anticipato, il 14 novembre, da un altro grande crollo che hanno complessivamente mobilizzato un volume di roccia pari a 2,4 - 3,6 milioni di metri cubi e di ghiaccio pari a 7,5 - 10 milioni di metri cubi.

''Consultando il Catasto Regionale Valanghe - continua la Fondazione Montagna Sicura - si trovano informazioni che fanno capire come la frana/valanga denominata 19-053 "Pillier d'Angle - Brenva" abbia avuto dimensioni storiche: il detrito, la neve e il ghiaccio si depositarono sulla fronte del ghiacciaio, fuoriuscendo lateralmente da entrambe le morene ed avvicinandosi sia alle case di Purtud, sia all'alpeggio detto della Brenva. Parte dell'accumulo ostruì la Dora a 1470 metri di quota ed il fiume ostruito andò a creare un lago effimero, rapidamente svuotatosi grazie all'intervento della popolazione locale. L'accumulo aveva la frazione densa composta da circa 6-7 milioni di metri cubi tra rocce, neve, ghiaccio e aveva una struttura a lobi, con creste allungate, alte anche 10 metri, e archi concentrici trasversali. La componente polverosa scesa con la frana si disperse su un area molto vasta anche oltre al fondovalle formando uno straterello di 2-3 millimetri. La frana/valanga del 1920 fortunatamente non fece vittime o danni alle abitazioni, ma danneggiò pesantemente 50 ettari di bosco''.

 

Una delle fonti di questo evento è l'articolo 'Il rischio di frane nelle alpi' di Orombelli G. e Porter S.C. tratto dal giornale 'Le Scienze; 14 (1981), fasc. 156, in cui si entra ulteriormente nello specifico del evento: '[...]. Cinque giorni più tardi, il 19 novembre, tra le 14 e le 16.45 si ebbero quattro nuovi crolli consecutivi, di cui l'ultimo fu il più catastrofico di tutti. Il materiale di frana, roccia e ghiaccio, traboccò per un fronte di circa 1 Km oltre la morena destra, rovesciandosi sul versante esterno della stessa. Si videro dapprima massi di pietra e blocchi di ghiaccio isolati balzare dalla nebbia sovrastante il ghiacciaio, saltando il ciglio della morena in mezzo alla foresta, indi ottenebrarsi il cielo completamente. L'accumulo di frana raggiunse il piano di Peutérey, fermandosi a ridosso delle case di Purtud e risalì in parte sul versante opposto della Val Veny, sbarrando il corso della Dora.

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