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| 03 giu 2021 | 18:37

Una costola di orso bruno con un frammento di freccia: sopra Ala l'insediamento del Paleolitico dei cacciatori nomadi ''specializzati'' in plantigradi

Mentre sta per arrivare la giornata europea sull'archeologia e al Muse saranno trattati argomenti quali la relazione tra l’uomo e l’orso e approfondimenti in merito agli scavi dell’insediamento sui Lessini ecco cosa è stato scoperto fino ad oggi e quanto c'è ancora da scoprire

di Sabina Boscaro

ALA. Dopo un anno di pausa riprendono ad agosto gli scavi che, fino a settembre, il Muse effettua al Riparo Cornafessa, un insediamento sottoroccia risalente al Paleolitico che si trova sui Monti Lessini, a 1200 metri di quota, nel territorio del Comune di Ala, di circa 12 mila anni fa. Sarà inoltre possibile, durante questi mesi, prenotare, chiamando il museo, una visita in cui verranno illustrate le attività di ricerca svolte sul posto e spiegato il rinvenimento della prima prova certa dell’abbattimento di un orso da parte da parte di un cacciatore munito di arco e frecce.

 

“L’importanza dell’insediamento è soprattutto legata alla scoperta di tracce di caccia agli orsi da parte dei nomadi – spiega Elisabetta Flor assistente tecnico della sezione di preistoria del Muse –. Su un frammento della costola di un orso cacciato dai primitivi è stato infatti ritrovato, ancora inserito, un frammento della punta di una freccia fatta in selce e questo ci ha permesso di effettuare studi con metodologie innovative in merito a questi ritrovamenti, a cui sono seguite importanti pubblicazioni in ambito scientifico”.

 

Il Riparo Cornafessa fu frequentato verso la fine del Paleolitico da gruppi nomadi in corrispondenza dell’ultima fase fredda caratterizzante il Paleolitico, durante cui è stata attestata una nuova espansione dei ghiacciai alpini, con un abbassamento delle temperature medie. La scoperta di tale insediamento è avvenuta grazie al ritrovamento, vicino a Malga Cornafessa, nel 2014 di un’ascia in bronzo risalente alla fine dell’età del Bronzo, circa 3 mila anni fa. “Qualche anno dopo il ritrovamento sono iniziati gli scavi – dichiara Flor – che si eseguono sistematicamente ogni anno”.

 

Come riportato anche da uno dei documenti che ''raccontano'' l'insediamento ''Riparo Cornafessa'' l'elemento che ''giustifica l’eccezionalità del sito – rispetto a contesti coevi – è la prevalenza dell’orso bruno fra le specie animali di cui sono stati rinvenuti i resti. Il plantigrado, infatti, è sí presente nei siti del Paleolitico, ma costituisce una preda generalmente occasionale, mentre in questo caso rifletterebbe la pratica di una caccia specializzata, poiché, oltre alla consistenza statistica, l’équipe degli specialisti che sta studiando il sito e i suoi materiali, ha rilevato la presenza di buona parte dello scheletro: vertebre, cranio, costole… Ciò significa che, se la battuta aveva avuto successo, all’interno dell’accampamento si  trasportava l’intera preda, per poi macellarla e trattarne le varie parti utilizzabili, come provano le tracce osservate su più di un osso''.

 

Durante gli scavi che avverranno questa estate quindi che, causa pandemia, non sono stati effettuati lo scorso anno, sarà possibile, tramite prenotazione, recarsi sul posto ed avere delucidazioni in merito alle attività che si stanno svolgendo sul sito. “Le prenotazioni sono aperte a privati cittadini o a scuole – afferma l’esperta – per esempio ogni anno effettuiamo una convenzione con la scuola primaria di Ala”. Precisazioni in merito a questi scavi saranno affrontate inoltre il 19 giugno, giorno in cui si festeggerà al Muse la giornata europea sull’archeologia e durante il quale saranno trattati argomenti quali la relazione tra l’uomo e l’orso e approfondimenti in merito agli scavi all’insediamento. “Il programma delle attività uscirà nei prossimi giorni” conclude Elisabetta Flor.

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