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| 01 giu 2021 | 06:01

Mancano gli stagionali e non arriva il personale dalla Romania, Asat: ''Pochi iscritti per la raccolta delle candidature in Provincia. Pressione di Federalberghi e parlamentari per sbloccare decreto flussi''

A rendere più complicato il quadro, c'è l'ultimo inverno andato completamente in bianco. Una stagione saltata si traduce nella disponibilità economica delle famiglie che si riduce drasticamente, questo costringe a considerare un cambio di posto di lavoro, se non proprio di professione. Molti addetti, infatti, si sono spostati in altri settori e quindi la forza si è ulteriormente ridotta

di Luca Andreazza

TRENTO. L'estate alle porte, i primi turisti sono ritornati in Trentino, complici anche i week-end di bel tempo, e cresce l'ottimismo nel comparto per poter riavviare i motori del settore. C'è, però, una grande incertezza legata ai lavoratori, quelli stagionali in particolare. Una difficoltà per le attività economiche quali ristorazione e pubblici esercizi è quella di trovare il personale e completare gli staff. Un problema che sembra più o meno trasversale a tutto il territorio.

 

"Ci segnalano effettivamente alcune difficoltà nel reperire il personale. I lavoratori che solitamente provengono dalla Romania quest'estate, per esempio, non arrivano in Trentino. Preferiscono restare a casa a causa dell'emergenza Covid e cercare di aprire una propria attività nel Paese di origine", dice Fausto Lorenz, presidente dell'Azienda per il turismo val di Fassa, mentre Paolo Turrini, numero uno dell'associazione ristoratori Alto Garda e Ledro, aggiunge: "L'80% dei pubblici esercizi della nostra area cerca ancora qualche addetto. Si guarda molto fuori provincia, ma personale italiano perché gli stranieri sono meno disponibili a spostarsi per il discorso legato all'epidemia".

 

A rendere più complicato il quadro, c'è l'ultimo inverno andato completamente in bianco. Una stagione saltata si traduce nella disponibilità economica delle famiglie che si riduce drasticamente, questo costringe a considerare un cambio di posto di lavoro, se non proprio di professione. Molti addetti, infatti, si sono spostati in altri settori e quindi la forza si è ulteriormente ridotta. "Non ho i numeri - commenta Gianni Battaiola, presidente di Asat - ma la sensazione è quella che manchino 4 o 5 mila addetti".  

 

E se si riesce a trovare un addetto da fuori provincia, ecco che si presenta un'altra criticità: l'alloggio. Una struttura ricettiva una soluzione la trova internamente, diverso invece il discorso per un ristoratore. "Nella maggior parte dei casi - spiega Turrini - si deve recuperare una sistemazione per il periodo di assunzione, ma tanti appartamenti nella zona del lago di Garda hanno virato la propria attività proprio sul turismo e sull'accoglienza. Non è banale, difficile trovare case e, quando si trovano, il costo è molto alto".  

 

Nelle scorse settimane è partita la raccolta delle candidature per lavorare nel settore turistico del Trentino. Un'iniziativa frutto di un protocollo di intesa che vede coinvolti Agenzia del Lavoro in collaborazione con AsatConfesercentiConfcommercioEnte bilaterale del turismoCiglCisl Uil (Qui articolo). "Un'azione forte di profilazione - continua Battaiola - non ci sono tanti iscritti alle liste e questo impone alcune riflessioni". E la corsa è contro il tempo. "Questo problema è comune a tutta Italia - evidenzia il presidente dell'associazione albergatori - il confronto con i colleghi è costante: Alto Adige, Toscana e Puglia, Sardegna e val d'Aosta, per esempio, si trovano in questa situazione".

 

Insomma, c'è lavoro disponibile ma non si riesce a reperire il personale. "E' necessario aprire altri canali, come il Bangladesh e altri Paesi. Le categorie Asat e Unat si muovono e cercano di capire quali soluzioni mettere in campo, ma si rischia un abbassamento della professionalità", dice Lorenz, mentre Turrini: "Il rischio di perdere qualità è concreto. Si arriva a quel punto di doversi accontentare, però ormai le competenze non si possono più improvvisare. La mia intenzione è quella di aprire un tavolo con i sindacati, la politica e le associazioni di categoria per trovare un percorso e premiare il merito".

 

Si cercano le vie per riuscire a fronteggiare questa assenza di addetti. "Ci muoviamo per attivare altri canali e siamo in attesa del decreto flussi - dice Battaiola - un provvedimento fermo da tanto tempo alla presidenza del Consiglio dei ministri. Si cerca di sbloccare questo stallo: ci si è attivati tramite Federalberghi e ci sono anche pressioni dei nostri parlamentari per arrivare alla soluzione. Anche perché poi ci sono tanti altri aspetti da concludere: ci sono regole importanti da rispettare per la sicurezza come le vaccinazioni e i tamponi". 

 

Un tema è quello degli stipendi. "Vengono applicati i contratti nazionali e qui c'è anche la maggiorazione per i lavoratori stagionali. C'è un problema a monte - evidenzia Turrini - il costo del lavoro è troppo alto. Un addetto riceve circa 1.500 euro netti, ma l'azienda versa 3 mila euro. Il cuneo fiscale è elevato e si deve trovare una misura per ridurre la pressione, parte di questa tassa potrebbe essere lasciata nelle buste paga dei dipendenti: un modo per far girare di più l'economia se si aumenta la capacità di spesa".

 

Ormai anche gli stagionali sono una forza lavoro sempre più specializzata e formata, c'è la possibilità di dover parare il colpo sui servizi. "La cucina ha avuto una crescita esponenziale trainati dai numerosi programmi, molti giovani adesso vedono una strada per affermarsi, si deve invece lavorare molto sulla sala. La formazione deve avvenire nelle scuole, ma anche le aziende e gli imprenditori sono chiamati a fare la propria parte: ci sono tantissime opportunità che devono essere sfruttate".

 

Nonostante le incertezze e un turismo che deve ripartire dopo molti mesi di blocco, i prezzi sono comunque rimasti invariati, se non leggermente aumentati per i costi degli adempimenti ai protocolli di sicurezza. La coperta, però, rischia di accorciarsi. Difficile poter mantenere le tariffe sul lungo periodo, se la qualità del servizio si abbassa. "La grande sfida è quella di organizzare i corsi di formazione. C'è attenzione perché le strutture hanno assoluto bisogno di qualità, questo passa attraverso i collaboratori. Sono tante le opportunità in questo senso e siamo pronti a pianificare ulteriori azioni", conclude Battaiola.

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