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| 24 mag 2021 | 13:37

Il lago di Sorapiss e i ghiacciai circostanti vulnerabili ai cambiamenti climatici: "La loro biodiversità sta cambiando con nuovi organismi vegetali e animali"

In occasione della Giornata Europea dei Parchi del 24 maggio, il Muse, l'Università degli Studi di Milano e Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo hanno lanciato un nuovo video “Ghiacciai in ritiro. Biodiversità in estinzione”, in cui raccontano le ultime ricerche condotte in quest’area glaciale per evidenziare l’unicità, ma anche i rischi di questo sito patrimonio Unesco

di Lucia Brunello

CORTINA D'AMPEZZO. Lo conoscono tutti per le sue acque turchesi, abbracciate da una cornice di alberi e pareti maestose. Stiamo parlando del lago di Sorapiss, il bellissimo gioiellino, incastonato nel cuore delle Dolomiti ampezzane, che negli ultimi anni è finito 'sotto i riflettori' e assalito da orde di turisti per 'colpa' della sua bellezza unica

 

Il massiccio del Sorapiss nel suo versante nord ospita tre ghiacciai in costante e forte ritiro fin dalla metà degli anni ‘80. Un ambiente estremamente delicato che MUSE – Museo delle Scienze di Trento e Università degli Studi di Milano, in collaborazione con il Parco, stanno studiando dal punto di vista paesaggistico e biologico. Attorno all’omonimo lago sopravvivono infatti comunità vegetali e animali, alcune a rischio estinzione, che vanno studiate, protette e monitorate.

 

"Fino a pochi anni fa il lago del Sorapiss era una delle tante mete delle Dolomiti ampezzane, insieme a molti altri bei laghi di questa zona. Da qualche tempo il turismo è andato via via aumentando. I cambiamenti climatici e la sempre maggior frequentazione di certi ambienti dolomitici hanno investito in maniera accelerata questo territorio, ponendoci di fronte a problemi seri di conservazione e dubbi sulla sostenibilità della frequentazione turistica", spiega Michele Da Pozzo, direttore Parco delle Dolomiti d’Ampezzo. "Con gli specialisti di Muse e dell’Università di Milano stiamo studiando la dinamica passata e presente nonché la biodiversità floristica e faunistica di questo sito, e faremo di tutto per salvaguardarlo e lasciarlo, nei limiti del possibile, ancora fruibile".

 

Lunedì 24 maggio 2021, per la Giornata Europea dei Parchi, è stato lanciato sui canali web e social del Museo e del Parco "Ghiacciai in ritiro. Biodiversità in estinzione". Il video, prodotto tra il 2019 e 2020, dà voce al direttore del parco Michele Da Pozzo, ai ricercatori del Muse Christian Casarotto e Mauro Gobbi, al botanico dell’Università degli Studi di Milano Marco Caccianiga ma anche a chi si occupa di ospitalità all’interno del Parco, come la custode del rifugio “Alfonso Vandelli” Sabrina Pais.

 

"L’evento più esteso di avanzata dei ghiacciai del Sorapiss fa riferimento alla Piccola Età Glaciale che si è conclusa attorno alla metà dell’800. Da allora si è assistito a una continua fase di ritiro, intervallata da brevi e modeste avanzate, come ad esempio quella degli anni ‘80. Oggi - spiega Christian Casarotto, glaciologo del Muse – il ghiacciaio non lo vediamo quasi più ma è ancora presente, protetto da uno strato di detrito superficiale che lo rende particolare sotto l’aspetto glaciale ma anche biologico”.

 

"Oltre al ritiro dei ghiacciai – aggiunge Mauro Gobbi, entomologo della Sezione di Idrobiologia e Zoologia degli Invertebrati del Muse –, uno degli effetti più evidenti del cambiamento climatico è proprio l’incremento del detrito roccioso sulla superficie dei ghiacciai che li sta trasformando da ghiacciai bianchi a neri. Questa copertura. se superiore ai 5-10 cm, funge da coperta isolante che rallenta il tasso di fusione dei ghiacciai: uno strato che offre condizioni microclimatiche particolari, come temperature medie annuali inferiori agli 0°C e umidità prossima al 100%, che permettono la sopravvivenza di diversi organismi, molti dei quali ancora poco noti, che necessitano, per sopravvivere, di ambienti costantemente freddi".

 

Tra le vette del Sorapiss, Muse e Università di Milano stanno studiando la vegetazione e la fauna (in particolare insetti e ragni) che vivono sulla superficie glaciale. Specie criofile, alcune endemiche e abituate ad ambienti termicamente estremi, che – come Saxifraga sedoides per il mondo vegetale e alcune specie di insetti appartenenti alla famiglia dei Carabidi – si rinvengono prevalentemente sulla superficie del ghiacciaio, e non più negli ambienti limitrofi come i ghiaioni poiché non più in grado di offrire condizione termiche idonee. Da qui, l’importanza di studiarli: i rapidi cambiamenti climatici potranno portare in pochi decenni a modifiche ecologiche rilevanti di questi ambienti e delle comunità che ospitano.

 

Il ritiro dei ghiacciai libera aree sempre più ampie che vengono colonizzate da organismi vegetali e animali. È come muoversi nel tempo, osservando le tappe di questa conquista lenta e progressiva di terreni in origine sterili. Terreni difficili e instabili, che richiedono adattamenti particolari: ne è un esempio il Papavero Alpino, di colore giallo per attirare gli impollinatori. Il lento passaggio da queste comunità pioniere a comunità mature e strutturate è uno di quei fenomeni dinamici innescati dal cambiamento climatico che dobbiamo imparare a conoscere e monitorare perché interessano in modo importante tutti gli ambienti d’alta quota”, sottolinea Marco Caccianiga, botanico dell’Università degli Studi di Milano.

 

Infine, parola alla custode del rifugio “Alfonso Vandelli” al Sorapiss Sabrina Pais: “Serve una maggior presa di coscienza dell’ambiente, della natura e tutto ciò che ci circonda. Sono doni che abbiamo ricevuto e abbiamo il dovere di mantenerli sia per noi che per le generazioni future”.

 

 

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