Buon inverno per i ghiacciai con accumuli di neve sopra la media, l'esperto: ''Ma gli strati non avanzano, dopo quasi 10 anni possiamo sperare che non arretrino ancora''
Questi dati invernali potrebbero portare gli indicatori a pareggiare, ma le previsioni non sono comunque rosee. Il bilancio annuale si compone anche del processo di fusione dell'estate, caratterizzato da temperature sempre più alte anche in quota. Questa estate niente neve rossa. Casarotto (Muse): "Solo un piccolo strato rosso dovuto alla sabbia"

TRENTO. I ghiacciai del Trentino Alto Adige tirano un piccolo sospiro di sollievo, le abbondanti nevicate dell'ultimo inverno comportano accumuli medi nell'ordine del 10-30% in più rispetto alla media. Questa una prima analisi che hanno riguardato la Vedretta Lunga in val Martello, il Ghiacciaio di Malavalle in val Ridanna e la Vedretta occidentale di Ries in valle di Riva di Tures, rappresentativi della climatologia dei diversi settori di questa parte del territorio.
L'abbondante presenza di neve in quota è testimoniata anche dagli sforzi dei rifugisti per liberare le strutture, una corsa contro il tempo per arrivare pronti alla stagione estiva. "I dati in Trentino sono in linea rispetto a quelli dell'Alto Adige. Effettivamente - spiega Christian Casarotto, glaciologo del Muse - c'è un margine in più rispetto alla media degli ultimi anni e questo bilancio invernale è piuttosto positivo. Ora è necessario comprendere l'impatto delle temperature estive che sono sempre più alte anche in quota. La speranza è quella di poter chiudere in pareggio il bilancio annuale".
La stagione invernale rappresenta, infatti, solo uno dei due indicatori che compongono il bilancio di massa annuale. Un peso ancora maggiore è esercitato dallo scioglimento della neve e del ghiacciaio nei mesi caldi di luglio e agosto. Prolungate e persistenti anomalie termiche positive hanno un impatto molto negativo sui ghiacciai e possono ribaltare l’esito di annate con inverni relativamente nevosi, come nel caso del 2003 passato poi alla storia come "L’anno più nero per i ghiacciai alpini degli ultimi secoli".
Le misurazioni in Alto Adige sono state compiute da Agenzia per la protezione civile in collaborazione con il Comitato glaciologico italiano e la Ripartizione foreste. Sono 6 i ghiacciai invece monitorati sul territorio trentino all'interno della convenzione tra la capofila MeteoTrentino, supportata da Muse e Sat: Careser, e Cevedale, Adamello e Lobbia, d'Agola nelle Dolomiti di Brenta e la Marmolada. Un progetto avviato nel 2007 e rinnovato nel 2017 per studiare l'evolversi della situazione per quanto riguarda lo stato di salute del sistema climatico.

Questi dati invernali potrebbero portare gli indicatori a pareggiare, ma le previsioni non sono comunque rosee. "I cospicui accumuli e un maggio relativamente freddo - aggiunge il glaciologo del Muse - lasciano un certo margine per questa stagione. E' probabile che quest'anno non ci saranno record negativi ma il trend non può essere invertito da 12 mesi leggermente positivi. Ci vogliono comunque tra i 3 e i 5 anni prima che la neve si trasformi in ghiaccio e si possa verificare un'avanzata del ghiacciaio".
La scorsa primavera era stata caratterizzata dalla colorazione delle neve in quota che è diventata rosa o rossa per un fenomeno naturale noto da tempo e attribuito al lavoro di un'alga (Qui articolo). Il cambiamento climatico ha, infatti, esasperato la situazione e sostanzialmente questo rappresenta la sofferenza dei ghiacciai.
Le temperature elevate in quota rendono l'ambiente ideale per il proliferare di queste alghe, una conferma del malessere dei nostri ghiacciai, tanto che ormai da decenni la pratica dello sci estivo è stata fermata praticamente ovunque e le stazioni invernali ricorrono ai teloni per cercare di mitigare gli effetti del costante scioglimento (Qui articolo).
"Quest'anno le prime misurazioni della stratigrafia hanno evidenziato la presenza di sottili strati rossi - aggiunge Casarotto - ma questa volta si tratta di sabbia e questo è dovuto ad una perturbazione proveniente dall'Africa. Un'altra nota positiva che si aggiunge agli accumuli medi dell'ultimo inverno. Adesso resta da attendere l'impatto delle temperature estive per la valutazione conclusiva".
Negli ultimi trent’anni il bilancio di massa dei ghiacciai delle Alpi orientali è stato equilibrato o leggermente positivo solo una volta ogni dieci anni. A fronte di un dato medio di perdita di circa un metro di spessore del ghiaccio ogni anno. "L'ultimo bilancio in pareggio in Trentino è stato registrato nel 2013/14, da allora solo arretramenti costanti. Non basta un anno sufficiente, le prospettive sono quelle di una conferma di questo trend che sembra inesorabile. La previsione sul lungo periodo non è, infatti, buona in termini di salute dell'ecosistema", conclude Casarotto.