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L'inflazione torna a correre, "Nel mese di agosto Trento è la seconda città più cara in Italia". Al primo posto c'è Bolzano

Secondo l’Istat i prezzi sono saliti dell’1,8% in un solo mese. Il segretario della Cgil, Andrea Grosselli: "Resta urgente che la Giunta provinciale provveda a garantire un pieno recupero del potere d’acquisto"

Di LA - 16 settembre 2024 - 19:59

TRENTO. I prezzi in Trentino sono tornati a correre e Trento risulta la seconda città in Italia per incremento dei costi alle spalle di Bolzano. Dopo mesi di rallentamento le dinamiche inflattive sono tornate a farsi sentire. 

"Se si osservano anche i dati degli altri indicatori sull’andamento dei prezzi, si registra ormai da un paio di mesi una nuova accelerazione dell’inflazione a livello locale", commenta Andrea Grosselli, segretario della Cgil del Trentino. "Infatti in base all’indice per le famiglie di operai e impiegati (Foi) a luglio e agosto, l’inflazione della nostra provincia è tornata a essere più elevata rispetto a quella nazionale (+1,2% in entrambi i mesi contro l’1,1% di luglio e lo 0,8% di agosto della media italiana)".

 

Con un aumento dell’1,8% dell'indicatore Nic, l’Istat certifica che il capoluogo provinciale è la seconda città in Italia per incremento dei prezzi dietro Bolzano (+2,5%). A pensare di più sul carrello della spesa delle famiglie trentine ancora oggi sono i beni di prima necessità e quelli i cui costi non sono facilmente comprimibili. "In particolare il tasso di inflazione medio dei primi otto mesi dell’anno, calcolato sull’indice Foi, in Trentino per i prodotti alimentari si è stabilizzato al 3,8% mentre i trasporti hanno registrato incrementi del 2,5%".

Per questo motivo "resta urgente che la Giunta provinciale provveda a garantire un pieno recupero del potere d’acquisto in primo luogo almeno per quanto riguarda le provvidenze per le famiglie con figli, per i disabili, per il sostegno al reddito di contrasto alla povertà e gli altri strumenti del welfare, dall’assegno di cura all’edilizia abitativa sociale passando per l’icef per la compartecipazione ai servizi educativi e di assistenza".

Attraverso l’indicizzazione dell’Icef "sarebbe possibile infatti dare una prima risposta alle famiglie più deboli. Continuare ad ostinarsi in direzione opposta non significa solo dimostrare tutta la propria miopia, ma anche perseverare in una operazione di impoverimento delle famiglie di chi lavora già oggi penalizzate da una insoddisfacente dinamica di stipendi e salari", conclude Grosselli.

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