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Ecco come le multinazionali farmaceutiche riescono a imporre prezzi doppi o tripli ai loro prodotti. E come guadagnano ricomprandosi le azioni

William Lazonick, professore di economia presso la University of Massachusetts Lowell spiega i meccanismi di continua crescita (drogata) delle Big Pharma e come riescano a imporre prodotti non necessari al posto di quelli che servirebbero di più

Di Tiberio Chiari - 04 giugno 2017 - 19:47

TRENTO. Il vero problema del sistema sanitario americano non è di certo l'Obamacare. Un grande problema è rappresentato dalle compagnie di assicurazione deregolamentate e promotrici di una burocrazia talmente complessa da risultare demenziale e antieconomica, a volte criminale. Ma quello che negli ultimi decenni si è rivelato un problema dai risvolti catastrofici e che rischia di fare implodere su stessa l'intera struttura sanitaria americana, ipertrofica e inefficiente, è quello legato alla deriva finanziaria intrapresa dai boards delle grandi corporations del farmaco.

 

L'analisi di questa tremenda deriva è presentata con lucidità e precisione da William Lazonick, professore di economia presso la University of Massachusetts Lowell, critico attento delle variabili che possono condurre a uno sviluppo economico legato all'innovazione nelle economie avanzate. Lazonick ci presenta oggi un capitalismo allo stremo delle sue forze innovative, che abbandona ogni sforzo sul campo puramente industriale e si ingegna ad inventare dividendi attraverso meri giochi finanziari che Wall Street accetta e premia. Le grandi case farmaceutiche americane non fanno certo eccezione e immerse in un ambiente economico ideologicamente dominato da questa perversa deriva finanziaria invece di produrre innovazione per crescere e poter rimanere competitive stanno sbandando pericolosamente.

 

Sin dagli anni 80, ruggenti non meno dei 20 e dei 2000 ante crisi, il focus per queste aziende, le Big Pharma, è andato a concentrarsi verso la creazione di un profitto più immediato e sicuro e che poteva essere raggiunto con il semplice utilizzo di scorciatoie finanziarie, abbandonando ogni interesse verso ricerca e innovazione. Oltre alla scarsa se non nulla regolamentazione del mercato finanziario americano, che viaggia forse troppo spedito verso lo scoppio della prossima bolla, a permettere il disinteresse verso la ricerca scientifica e l'innovazione da parte di queste aziende è lo stato di monopolio nel quale operano nonché la loro possibilità di premiare con percentuali sul prezzo dei farmici le strutture mediche e i professionisti che utilizzano i loro prodotti. Quella che in gergo viene chiamata tangente, o corruzione, ma se è permessa dalla legislazione dello Stato nel quale viene erogata diventa un incentivo.

 

Come illustra Lazonick il grande inganno attraverso il quale le case farmaceutiche americane fin dagli anni ottanta si sono permesse di mantenere i prezzi dei loro prodotti altissimi, anche il doppio, il triplo e oltre rispetto al relativo prodotto sul mercato europeo, è stato quello di far credere con campagne ad hoc che il prezzo era alto perché si sarebbe dovuto reinvestire tutto o quasi il guadagno per la ricerca e mantenere un vantaggio tecnlogico. Cosa del tutto falsa tant'è che oggi sono le case farmaceutiche minori a sviluppare nuovi farmaci e le grandi case si limitano ad acquisirle, visto il loro attuale immenso potere finanziario. La grande bugia ha solo contribuito a peggiorare la qualità delle cure e ad aumentare a dismisura il prezzo delle assicurazione sanitarie. I medici, se vogliono lavorare, si trovano così a dover somministrare trattamenti non necessari perché semplicemente, grazie agli incentivi delle case farmaceutiche, sono quelli che più fanno guadagnare le strutture sanitarie nel quale il paziente, assicurato, si trova a curarsi, e questi sono sempre i farmaci più profittevoli per le Big Pharma. In un circolo vizioso di questo tipo assicurazioni e case farmaceutiche guadagnano, le cure peggiorano, l'innovazione langue. I farmici che vengono prodotti sono quelli che aumentano il profitto mentre quelli più necessari spesso vengono a mancare. Negli Stati Uniti, va ricordato, è proibito per legge negoziare il prezzo dei farmaci con le case farmaceutiche da parte dello Stato, assurdità ma del tutto comprensibile visto il potere inscalfibile delle lobby del settore sanitario, assicurativo e farmaceutico.

 

Giunto a questo punto Lazonick svela come vengono reinvestiti gli enormi proventi che Big Pharma riesce a collezionare grazie a questo insano e perverso intreccio di monopolio e “incentivi” garantito da lobby ipertrofiche che a Washington si muovono come padrone indisturbate. I profitti sono spesi, non nell'innovazione, ma in enormi operazioni di buyback, il riacquisto delle proprie azioni sul mercato.

 

Il buyback è diventato nell'ultimo decennio lo strumento più utilizzato per generare profitti e aumentare i dividendi da parte delle compagnie quotate nei principali mercati finanziari, ricorda Lazonick. Una vera e propria droga, che utilizzata in uno stato di crescita stagnante, riesce comunque a garantire ampi dividendi e bonus per azionisti e top manager. Semplificando funziona così: le aziende utilizzano la propria liquidità derivante dai profitti per riacquistare le proprie azioni così da riassorbirle e far incrementare il valore delle azioni che restano circolanti. Una vera e propria droga che ha permesso gran parte della crescita finanziaria degli ultimi dieci anni.

 

Questi i dati relativi al buyback effettuato dalle maggiori aziende farmaceutiche americane tra il 2006 e il 2015:

 


 

Se si fa una media delle percentuali del profitto destinate al buyback da parte di queste aziende si evince che supera il 77%. Dunque non per la ricerca è investita la maggior parte dei proventi, ma per questo tipo di operazioni. Morgan Stanley calcola che dal 2012 ad oggi più del 50% della crescita degli utili per azione si deve ai buyback. Apple è la regina indiscussa di questo tipo operazioni: 140 miliardi di Dollari spesi in buyback negli ultimi anni.

 

Non resta dunque che attendere e cercare nel frattempo di definire come l'innovazione e non la droga finanziaria dovrebbe agire per creare profitti, come l'innovazione può essere resa maggiormente efficiente determinando le variabili che la interessano. Questo è ciò che la teoria di Lazonick si propone di indagare per permettere all'innovazione di svilupparsi con la giusta efficacia e spostare oltre il brevissimo termine il limite temporale al quale l'azienda deve guardare per garantirsi profitti derivanti dall'innovazione. Secondo le sue conclusioni l'azienda che investe per l'innovazione deve investire prima di tutto sulla comunità dei lavoratori che al suo interno operano, rendendo più incentrata la politica dell'azienda sulle risorse umane e dimostra come questo, il capitale umano, è determinante nei processi aziendali che permettono di rendere l'innovazione un fattore profittevole.  

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