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Dai modelli matematici si possono salvare molte vite umane. Il Premio Nobel Alvin Roth a Trento

Si muore perché non ci si può permettere un trapianto. Roth: "Il nostro programma intende risolvere il problema incrociando domanda ed offerta"

Pubblicato il - 02 giugno 2017 - 10:05

TRENTO. Con i modelli matematici si possono affrontare problemi concreti e salvare molte vite umane. Può essere tradotto in questo modo il pensiero del premio Nobel per l'Economia Alvin Eliot Roth che ha aperto ufficialmente la dodicesima edizione del Festival dell'Economia sulla “Salute disuguale”.

 

Alvin Eliot Roth, 65 anni, docente alla Stanford University e alla Harvard Business School, è un economista statunitense noto per i suoi fondamentali contributi nell'ambito della teoria dei giochi e dell'economia sperimentale. Modelli matematici applicati all’economia, materia tra le più “toste” e teoriche.

 

Dal palco del Teatro Sociale, intervistato dal curatore scientifico del Festival Tito Boeri, il premio Nobel ha spiegato il suo metodo e i risultati importanti avuti fino ad oggi.
 

Nei Paesi ricchi migliaia di persone non riescono ad avere un trapianto di reni perché la domanda supera l’offerta. “Negli Stati Uniti ci sono 100 mila persone in lista di attesa per avere un organo da donatore deceduto ma si riescono a fare solo 12.000 trapianti l’anno perché mancano i donatori”, ha osservato Roth.


“Mentre nei Paesi poveri migliaia di persone muoiono ogni anno perché non possono avere accesso al trapianto ma neppure alla dialisi”. “Eppure – continua Roth - il rene è un organo speciale, perché può essere donato da una persona in vita”.

Da questa evidenza nasce il programma coordinato dall’economista americano, che forte di appositi modelli matematici punta ad incrociare domanda ed offerta di reni da donatori viventi tra paesi poveri e paesi ricchi.

 

“A Toledo, nello stato dell'Ohio – spiega Roth - abbiamo ospitato per la prima volta nel 2007 una coppia filippina che non poteva permettersi il trapianto nel proprio Paese. L’intervento è stato possibile grazie ad un organo donato da un americano, mentre la moglie del paziente filippino ha donato a sua volta un rene non al marito, che non era compatibile, ma ad un altro paziente americano, il cui parente l’ha donato ad un paziente messicano e così via. Abbiamo avviato una catena per quel gruppo sanguigno che ha già interessato 11 coppie, salvando delle vite umane”.

Un esperimento replicabile su larga scala, quello condotto dal team coordinato da Alvin Eliot Roth, che ha dimostrato di essere sostenibile anche dal punto di vista economico.

Il sistema si finanzia da solo – spiega Roth – perché un paziente in dialisi costa al sistema sanitario americano 90 mila dollari l’anno, mentre il costo di un trapianto è di circa 120 mila dollari, ai quali si aggiungono 20 mila dollari l’anno per le necessarie terapie di mantenimento. Al sistema sanitario americano conviene quindi pagare il trasferimento di un paziente da un Paese povero, ricevendone in cambio un organo disponibile per il trapianto”.

Roth ha quindi sgomberato il campo da possibili fraintendimenti. “Il nostro è un sistema trasparente, che vuole contrastare il mercato nero degli organi che purtroppo esiste nel mondo. Ne ho visto uno con i miei occhi a Baku, la capitale Azerbaigian, dove giovani donne moldave e ucraine vendevano un proprio rene in condizioni di sfruttamento e senza alcuna garanzia di tipo sanitario”.

 

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