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"Marilyn Monroe mi è apparsa in sogno e ho realizzato il primo costume in carta", Ennio Marchetto presenta il suo 'The Living paper cartoon': "Sono figlio del carnevale"

Il trasformista di fama mondiale sarà protagonista al Teatro Sociale dal 24 al 27 dicembre. Ennio Marchetto: "Trasformerò i vari personaggi in veri e propri cartoni animati, e ogni minuto ne apparirà uno nuovo. L'inizio di quest'avventura artistica? A vent'anni sognai Marilyn con il suo classico abito bianco e realizzai il primo costume in carta, e da lì partì tutto"

Di Federico Oselini - 19 dicembre 2024 - 16:58

TRENTO. Il primo costume in carta l'ha realizzato dopo che Marilyn Monroe gli è apparsa in sogno, e si definisce "figlio del Carnevale di Venezia" nel cui ambito ha mosso i primi passi e dove è stato "fulminato" dall'esibizione del mimo Lindsay Kemp, che considera il suo "maestro".

 

Ennio Marchetto è sicuramente uno dei personaggi più incredibili del mondo dello spettacolo: straordinario cabarettista e trasformista, è riuscito a conquistare i teatri di mezzo mondo, esibendosi addirittura davanti alla famiglia reale inglese, con le sue esibizioni in cui riesce a trasformarsi, grazie ai suoi ingegnosi costumi di carta, in innumerevoli personaggi, raccontando "a modo suo" il mondo della musica, del cinema e dell'arte. 

 

E sarà proprio la sua arte a rallegrare il Natale di Trento con ben cinque repliche del suo spettacolo "The living paper cartoon", in programma al teatro Sociale dal 24 al 27 dicembre (info e biglietti). Uno spettacolo, come spiega l'artista nell'intervista concessa a il Dolomiti, in cui si trasformerà nel giro di un'ora "in sessanta personaggi diversi", letteralmente uno al minuto.

 

E ad apparire, quasi per magia, saranno così Mina e Tina Turner, ma anche Liza Minelli e proprio l'ispiratrice Marilyn Monroe. E poi Vasco Rossi, Napoleone, Monna Lisa, Marco Mengoni e addirittura Edward mani di forbice. Infine, come ci svela, anche una Mariah Carey "creata" apposta per l'occasione. Tutto questo in uno show "maliziosamente divertente" - accompagnato da una colonna sonora incalzante e adatto a grandi e piccini - che assumerà i contorni di una vera e propria "Babilonia percettiva di musica e teatro".

 

Marchetto, non possiamo che partire dallo spettacolo "The Living paper cartoon". Cosa deve aspettarsi il pubblico?

Si tratta di una vera e propria passerella di personaggi e costumi, ma non è una carrellata fine a sé stessa: ognuno ha infatti una sua storia ed il bello è che ogni costume si può trasformare in più personaggi. Protagonisti saranno i "volti" che più amiamo, ma anche odiamo, e ce ne saranno per tutte le età e per tutti i gusti. L'aspetto particolare è che lo spettacolo durerà sessanta minuti e ad ogni minuto apparirà un nuovo volto: il pubblico assisterà quindi ad uno show molto veloce e comico, dal momento che tutto assume una dimensione "esagerata", ed il mio obiettivo è trasformare i vari "protagonisti" in veri e propri cartoni animati. Il rapporto con il pubblico sarà fondamentale, non tanto per il suo coinvolgimento, dal momento che non scenderò mai dal palco, visti i ritmi dello spettacolo (sorride, ndr), però sarà fondamentale l'energia, che definisco quasi elettrica, che è il valore aggiunto del teatro.

 

L'intreccio tra il mondo della carta, degli origami, e del teatro è indubbiamente curioso. Come è nata questa idea?

Da veneziano, posso dire di essere "figlio del carnevale" e i miei primi costumi li ho realizzati proprio per quest'ambito. Poi feci un sogno "ispiratore" e, quando mi svegliai, presi subito un cartoncino e creai il primo costume. Successivamente pensai alla dinamica per cui un costume può trasformarsi in più personaggi, anche di varie epoche e di vari ambiti artistici, e da lì è partito tutto.

 

Un sogno è sicuramente un'ispirazione curiosa, ci racconta cosa ha sognato?

A molte persone rimane impresso questo mio racconto incredibile: avevo appena vent'anni e, mentre dormivo, mi apparve in sogno Marilyn Monroe con il suo classico abito bianco, per intenderci quello del film Quando mia moglie è in vacanza. Realizzai così immediatamente quel personaggio, con il costume di carta formato solamente da abito e parrucca bionda.

 

Parlando di personaggi, ne porta in scena tantissimi. C'è un criterio con cui li sceglie?

Il principio è semplice: devo trovare una gag, legata ad essi e sufficientemente forte e divertente. Porto un esempio, quello dei famosi "tre tenori": in scena appare Pavarotti e poi dallo smoking escono gli altri due solo piegando il vestito. La scelta avviene poi anche sulla base di "sensazioni": alcuni personaggi li amo, altri invece non li amo. Poi ci sono i grandi classici come Mina e Lucio Dalla, ma l'attenzione è sempre rivolta alla realizzazione di uno spettacolo sempre attuale, e di conseguenza nuovi personaggi. Per questo Natale, ad esempio, ho creato Mariah Carey e uno speciale albero di natale che canta la canzone Last Christmas di George Michael.

 

Al di là della scelta, come riesce ad "entrare" nello spirito di così tanti, e vari, personaggi?

Ascolto, ad esempio, tantissime volte la canzone del personaggio che porto in scena e, nonostante le mille prove davanti allo specchio, quando mi trovo davanti al pubblico quello che esce è sempre qualcosa di nuovo, legato a quel momento e  all'energia che si sviluppa grazie al pubblico. Si può dire che ogni "trasformazione" è frutto di un'ispirazione estemporanea e istintiva.

 

Venendo alla sua carriera, nel 1988 ha vinto famoso concorso "La zanzara d'oro", posizionandosi davanti a icone come Daniele Luttazzi e Natalino Balasso. Cos'ha rappresentato per lei quel momento?

Quel concorso ha rappresentato una sorpresa inaspettata e una tappa importante per la mia carriera, probabilmente l'idea di portare sul palcoscenico una novità assoluta come il trasformismo comico attraverso la carta fu vincente. Da quel momento in poi, inoltre, lavorai proprio con Luttazzi e Balasso con i quali realizzammo uno spettacolo a tre, in cui ci dividevamo equamente un'ora di show.

 

Da quel momento la sua arte è "decollata" a livello internazionale, dimensione in cui ha fatto ancor più breccia rispetto a quella nazionale. 

Assolutamente sì, dopo un periodo iniziale in Italia, per me è stato fondamentale partecipare al Fringe Festival di Edimburgo che apre agli spettacoli di nuova tendenza. Rimasi per un mese ad Edimburgo e il successo fu grande, e ci tornai per altre sette edizioni. Posso dire che il pubblico anglosassone, ma anche tedesco e dell'Europa del Nord, si è sempre dimostrato pronto ad accogliere questa forma innovativa, probabilmente per una questione di differenti background e "sensibilità" artistiche.

 

Dal teatro, i suoi personaggi sono spesso approdati in televisione. Che rapporto ha con questa realtà?

Il pubblico, componente fondamentale del teatro, non c'è quando sono davanti ad una telecamera. In quei frangenti bisogna dare molto e in tempi molto ristretti, e che questo è un aspetto limitante, proprio perché manca quell'energia che si crea tra palco e platea, e questo è un aspetto per me imprescindibile. Ultimamente ho realizzato ad esempio dei filmati per il programma Paperissima Sprint, che si riducono però a meno di un minuto di esibizione effettiva: posso dire quindi che il teatro è la dimensione che prediligo.

 

C'è un maestro a cui, più di tutti, si è ispirato nel corso della sua carriera? 

Uno su tutti. Quando da giovane mi esibivo per le strade in occasione del carnevale, assistetti ad un'esibizione del grande Lindsay Kemp: rimasi elettrizzato e letteralmente folgorato e da allora cercai di guardare tutti i suoi show. Un personaggio che mi ha dato molto, e di lui porto con me quella capacità di spaziare dalla comicità alla drammaticità, creando personaggi iconici senza mai aprire bocca.

 

Tornando ai suoi personaggi, ce n'è uno tra tutti che l'ha segnata particolarmente, e a cui è più legato?

In tutta sincerità, e mi viene anche riconosciuto dal pubblico, credo di riuscire ad entrare in tutti i personaggi che scelgo e ci metto sempre grande passione. Se proprio dovessi sceglierne uno le dico Édith Piaf, che considero quasi il più commovente, oltre che divertente: con un semplice cartoncino nero riesco ad "entrare in lei", per poi "scomparire" con un semplice accartocciamento. In linea di massima, però, le creazioni che amo di più sono quelle nuove, che rappresentano sempre una scoperta.

 

Le è mai capitato di trovarsi di fronte, tra il pubblico, un personaggio che stava portando in scena?

Sì, è successo varie volte: l'incontro più importante avvenne a Londra nella trasmissione Royal Variety quando era presente Liza Minelli. Nel camerino mi disse che le piaceva molto la mia proposta, che considerava geniale e creativa: scattammo una foto assieme e per molto tempo ho concluso il mio show con la sua New York New York.

 

C'è un personaggio, tra quelli che non ha ancora affrontato, con cui vorrebbe confrontarsi?
Ci sono alcuni personaggi molto difficili, uno di questi è Adriano Celentano che finora non sono ancora riuscito a "centrare" perfettamente. Forse perché si tratta di un personaggio talmente potente nella realtà che è difficile trovare gag in grado di "superarlo", ma sicuramente sarà una sfida per il futuro.

 

Un'ultima battuta, guardando al futuro: che progetti ha in cantiere?

Quello di aggiungere sempre qualcosa di nuovo ai miei show, e quello è sempre il mio pensiero costante.

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