''Io come Gesù mi sacrifico contro il politicamente corretto. Un esempio negativo? L'Università di Trento, e sugli orsi Fugatti spero vada fino in fondo''
Dal voto a Vannacci al femminile sovraesteso, dalla nascita del programma "La Zanzara" agli animalisti, fino al fenomeno OnlyFans. Un Giuseppe Cruciani a tutto tondo si racconta a il Dolomiti: domenica salirà sul palcoscenico dell'Auditorium Santa Chiara con il suo spettacolo "Via Crux"

TRENTO. Dal femminile sovraesteso adottato dall'Università di Trento a quella che definisce “l'intolleranza degli antifascisti”. Dalla gestione dei grandi carnivori in Trentino fino “all'esempio più clamoroso di politically correct: il fatto che chi non aderisce all'agenda LGBTQIA+ sia bollato come omofobo”. Fino all'aver votato Vannacci “per spirito di contraddizione” e alle “avances” ricevute dalla politica.
È un Giuseppe Cruciani in modalità “fiume in piena” quello che si racconta a il Dolomiti, e che domenica 1 dicembre (ore 21) salirà sul palcoscenico dell'Auditorium Santa Chiara di Trento con il suo spettacolo “Via Crux. Tutto quello che pensate e che non avete il coraggio di dire”.
Definito “la voce più scorretta d'Italia”, da quasi vent'anni dai microfoni del programma “La Zanzara” punge senza esclusione di colpi i soggetti più disparati, facendo indignare e discutere: vegani, omofobi, terrapiattisti, vax e no vax, in una lotta costante al politicamente corretto e nella convinzione che il limite tra ciò che si può o non si può dire non esiste.
E su tutto questo ora si alza il sipario, in uno show a ruota libera e che “strappa il velo del conformismo per mettere in luce le contraddizioni del nostro tempo e le iperboli perbeniste”, senza risparmiare nessuno.
Cruciani, lo spettacolo si delinea come uno one-man-show scorretto, irriverente e dissacrante. Cosa deve aspettarsi il pubblico?
Tutto è intuibile già a partire dal titolo e dall'immagine di copertina, dove ci sono io con una corona di spine proprio come Gesù Cristo: il senso è che anch'io mi sacrifico per gli altri, naturalmente con un ruolo diverso e giocando in metafora, dal momento che posso affermare delle cose che molti pensano e che non hanno il coraggio di dire. Mi metto in croce, insomma, per tutti quelli che, in un mondo dominato dal politicamente corretto, hanno paura di fare certi ragionamenti, di pronunciare certe parole e di prendere certe posizioni. Questo perché altrimenti verrebbero etichettati ad esempio come omofobi, razzisti o addirittura fascisti.
Si spieghi meglio, ci sono dei temi cardinali che toccherà?
Certamente, mi soffermerò su alcuni temi che hanno a che fare proprio con la città di Trento, come la questione delle "parole proibite" e la "fissazione" nel voler cambiare la desinenza finale delle parole. Nello specifico l'Università di Trento si è distinta, a mio avviso in maniera negativa, per aver introdotto il femminile sovraesteso che, per un'idea assurda e un po' ridicola di inclusione, prevede di chiamare tutte le cariche al femminile. La trovo una cosa aberrante, così come la declinazione al femminile delle professioni, che non incide minimamente sulle problematiche reali: la maggior parte delle donne che conosco si aspettano invece battaglie più concrete. Affronterò poi il tema dell'intolleranza degli antifascisti: ritengo che i veri fascisti siano quelli che impediscono agli altri di parlare e di manifestare la loro opinione, e posso dire che oggi quest'atteggiamento proviene principalmente da gruppi di sinistra, e non solo estrema, che in nome dell'antifascismo vorrebbe impedire ai presunti fascisti di esprimersi. Un caso eclatante? Proprio quello che è successo recentemente all'università di Trento e che ha coinvolto alcuni militanti di Azione Universitaria, il cui volantinaggio è stato impedito da persone che invece dovrebbero imparare l'Abc della democrazia. Questi sono solo due dei temi, ai quali se ne aggiungeranno naturalmente tanti altri, in uno spettacolo con molti elementi "zanzareschi", e lo stesso Parenzo sarà presente, non in carne e ossa naturalmente.
Raccogliamo l'assist della sua virata su "La Zanzara", lei afferma che vorrebbe essere ricordato con l'epigrafe “Creò la trasmissione più pazza del mondo”. Ci racconta come tutto ha avuto inizio?
Tutto nasce casualmente nel lontanissimo 2006: l'allora direttore voleva escludermi dalla conduzione e mi diede una "chance", chiedendomi di inventare qualcosa di nuovo. Creai così una trasmissione in cui il conduttore non si limitasse esclusivamente a "regolare il traffico" degli ospiti, ma esprimesse anche la sua opinione. Negli anni si sono aggiunti compagni di viaggio, come ad esempio Luca Telese, e 13 anni fa è arrivato Parenzo, che incontrai in una trasmissione dello stesso Telese. Intuii che avremmo potuto costruire qualcosa assieme, ma non avrei mai pensato che saremmo arrivati a questo punto: il programma si è poi evoluto negli anni, essendo sempre stato connesso alla più stretta attualità, ma le cose non sono state pianificate, sono arrivate da sé.
E ci fu anche un tentativo televisivo, nel 2013 con "Radio Belva". Ma durò solo una puntata, cosa non è andato?
Ormai è passato più di un decennio e posso dire che per me è stata un'esperienza straordinaria di responsabilità televisiva. Siamo stati particolarmente, e volutamente, irresponsabili, facendo qualcosa che in televisione non si dovrebbe mai fare: improvvisare quasi tutto e preparare una trasmissione senza avere le idee chiarissime, accettando anche tempi stretti nella costruzione del programma. Ci siamo però assunti totalmente la responsabilità di quella vicenda ma ne vado orgoglioso, perché il risultato è stato talmente "pazzo" che a distanza di anni viene ancora ricordato.
Veniamo a lei, si dichiara nemico giurato del politicamente corretto: qual è la cosa che le dà più fastidio oggi in Italia?
Le faccio un esempio che considero tra i più clamorosi: il fatto che chi non aderisce all'agenda della comunità LGBTQIA+ sia bollato come omofobo: è una caratteristica di questi tempi contro cui mi batto, e credo che sia la forma più pervasiva del politically correct.
Ed è stato criticato proprio perché ritiene legittimo rivolgersi agli omosessuali con espressioni irripetibili.
Non sono termini che uso spesso – e mi riferisco ad esempio a fro*o, fino**hio – però penso che sia assolutamente legittimo usarli e che non bisogna rivolgersi per questo motivi ai tribunali: tutto dipende dal modo in cui si dicono certe cose. Mi spiego: l'offensività di una parola non sta nella parola in sé, ma nel modo in cui la si usa, e sono convinto che non si possano censurare delle espressioni che fanno parte del gergo popolare in nome dell'inclusività.
Parlando di non-censura, lei in trasmissione "apre" il microfono a tutte le opinioni, anche quelle che risultano estreme. Il riferimento è ai cosiddetti "odiatori", che valore ha quest'operazione?
Ogni caso naturalmente viene gestito singolarmente ma sono convinto che l'odio esista e che si possa anche esprimere: l'idea di un mondo senza odio è utopistica e quasi pericolosa, ma bisogna capire naturalmente cosa si intende con questo termine, ed il vero pericolo è quando alla comunicazione si aggiungono atti concreti. Se una persona ad esempio afferma di odiare gli omosessuali oppure di non accettare i matrimoni gay, penso che abbia il diritto di farlo: non ha però il diritto di togliere agli altri i propri diritti. Non permetto naturalmente che i limiti vengano superati, e in questo caso combatto dal punto di vista dialettico. Qualcuno invece vorrebbe impedire la circolazione delle idee ma è un approccio rischioso, perché quando si entra nella dimensione della proibizione non si sa mai a che punto si può arrivare.
E tra i temi più affrontati c'è quello del sesso: siete stati tra i primi, ad esempio, a raccontare il fenomeno OnlyFans. Qual è la sua opinione in merito?
È un fenomeno molto vasto, che ho scoperto e iniziato a raccontare prima degli altri. In un contesto legale dove le persone mettono a nudo il proprio corpo guadagnando grazie agli abbonati, è naturale che si creino dinamiche "imprenditoriali", ad esempio con alcune agenzie che gestiscono più ragazze che fanno quel lavoro. Poi, nell'ottica di alzare sempre più l'asticella, nascono iniziative come il 'Calippo Tour'. Sfruttamento della prostituzione? Penso che le mele marce ci siano ovunque e anche in questo contesto, ma per questo ci sono le autorità preposte ad intervenire. Nel complesso ritengo però OnlyFans un grande strumento di libertà con il quale una persona può guadagnare scegliendo, liberamente, di condividere i propri contenuti: l'ho sempre considerata una forma di prostituzione virtuale che però, se non c'è costrizione, non fa danno a nessuno.
Torniamo a lei, una confessione politica: ha dichiarato di aver votato il generale Vannacci "per spirito di contraddizione". Cosa significa?
Spesso si pensa che si debba votare per forza qualcuno per convinzione ideologica o appartenenza a valori comuni, ma si può dare una preferenza anche per altri motivi. L'ho votato perché ho trovato sgradevole l'operazione di "mostrificazione" che è stata messa in atto nei suoi confronti, e che certamente gli ha giovato. Specifico che non sono d'accordo con tutto quello che lui dice, però ho scelto di schierarmi con l'uomo e non con le sue idee.
Rimaniamo sulle idee: cosa vi avvicina e cosa vi divide?
Abbiamo dei tratti comuni che riguardano la libertà di pensiero, siamo diventati amici e abbiamo presentato anche dei libri insieme. Non sono però d'accordo con lui su molte cose, ma vedo una grande voglia di libertà d'espressione e il fatto di non aver paura delle proprie idee. Alcuni esempi? Io non usare mai espressioni come 'i gay non sono normali' o 'la normalità è una questione di statistica'. Io poi sono favorevole ai matrimoni gay, all'aborto e alle droghe leggere, mentre lui la pensa in modo opposto. E se ne potrebbero aggiungere tante altre.
Lei è mai stato "corteggiato" al fine di convincerla a scendere in politica?
Certamente, ma non mi interessa assolutamente: la politica impone un certo tipo di strutture e di obbedienza nei confronti dei "capi", e questo atteggiamento non fa decisamente parte del mio Dna.
Negli anni lei si è spesso scontrato con le idee degli animalisti, protagoniste anche del dibattito sul tema della convivenza uomo-grande carnivoro in Trentino. Qual è la sua posizione attuale?
Ritengo che il referendum in Val di Sole sia stato molto importante, e sono convinto che quando i cittadini vengono interpellati rispondono sempre il contrario di quello che sostengono gli animalisti. In questo caso si sono espressi per l'eliminazione, legale, degli orsi in sovrannumero e penso che il Trentino dovrebbe seguire fino in fondo la via indicata dalla popolazione locale. È infatti un tema che ha a che fare con la vita quotidiana delle persone, mentre gli animalisti spesso non convivono quotidianamente con la presenza dell'orso: certo possono esprimere le proprie opinioni e manifestare, ma quando si devono prendere decisioni concrete bisogna seguire, democraticamente, la strada indicata dalla maggioranza dei cittadini. A tal proposito il governatore del Trentino ha preso determinati provvedimenti e spero che vada fino in fondo.
Prima di salutarla, torniamo un attimo su "La Zanzara": in quasi vent'anni riuscirebbe a isolare il momento più bello e quello più brutto di quest'avventura?
È una domanda difficile. Ci sono stati grandi momenti di creatività, dirette straordinarie e personaggi bellissimi. Il momento più brutto è stato invece il periodo del Covid, durante il quale ci sono state tante tensioni alla luce della drammaticità della situazione. Io e Parenzo abbiamo litigato tantissimo a causa dei nostri differenti approcci: io ero libertario, free vax e contrario al green pass mentre lui stava dalla parte dello Stato e delle sue decisioni. E questo ha naturalmente inciso molto.