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Aggressione omofoba in Trentino, la vicepresidente Gerosa: "Fa rabbrividire. E' una cosa indegna, gli autori siano individuati e chiedano scusa" 

Sulla vicenda avvenuta in Val di Non, per la quale sono in corso le indagini da parte dei carabinieri, interviene la vicepresidente della Provincia di Trento: "Dobbiamo fortemente interrogarci sulla cultura del rispetto partendo dalle scuole, partendo dai più giovani, e su questo non possiamo e non vogliamo fare passi indietro e stiamo lavorando”

Di Giuseppe Fin - 04 gennaio 2025 - 09:27

TRENTO. Aggrediti verbalmente, insultati con le parole “Gay di merda”, seguiti con un'auto fino a poca distanza da casa. Un episodio che  nulla ha a che vedere con quell'inclusione che stava di casa in Trentino

L'aggressione è avvenuta in Val di Non ed è stata presentata denuncia ai carabinieri che stanno portando avanti le indagini del caso (QUI L'ARTICOLO). 

 

“Quello che è successo ci ha scosso” ha raccontato a il Dolomiti uno dei due giovani coinvolti. “Dopo aver denunciato e raccontato l’accaduto, alcune persone lo hanno definito una 'bravata' ma così si nasconde un problema radicato nelle nostre valli che invece di essere affrontato viene semplicemente mascherato. Dobbiamo lavorare ancora molto tutti assieme per rendere le nostre comunità  un posto sicuro, partendo da un sano dibattito pubblico sul tema . Quello che è successo a noi non è una bravata, è omofobia. L'odio negli occhi di quei ragazzi era reale”. 

 

Sulla vicenda  a intervenire in maniera forte è la vicepresidente della Provincia, Francesca Gerosa.  “Sono notizie che non vorrei mai dover leggere” spiega a il Dolomiti. “Sono quelle notizie che nel 2025, appena iniziato, fanno capire come a volte si sia ancora lontani dal  comprendere quanto sia fondamentale il rispetto degli altri”.

 

Per la vicepresidente “è preoccupante vedere quanto si stia alzando, in generale, il livello dell’odio e dell’intolleranza negli atteggiamenti e nelle dichiarazioni di certa gente. Viviamo in una società in cui per certe persone sembra normale poter riversare il proprio odio sugli altri, in qualsiasi momento, come se niente fosse, come se non ci fossero delle conseguenze nei cuori e nelle menti di chi subisce in silenzio e a volte nella paura. Lo fanno costantemente sui social, lo fanno per le strade. Sono persone vili che si fanno forti nel branco o nascosti dietro gli schermi dei propri smartphone, fanno i bulli (perché questo di fatto sono, se non a volte dei veri delinquenti) con i loro atteggiamenti discriminatori o cattivi, segno invece di grande ignoranza”.

 

La vicenda avvenuta in Val di Non, sottolinea la vicepresidente, “fa rabbrividire”. “Vittime di quello che è successo in questo caso sono due 25enni, sono i figli nostri.  Ma la cosa che fa ancora più rabbrividire è che anche quei ragazzi che hanno avuto quell'atteggiamento così violento e offensivo sono i figli di qualcuno. Noi dobbiamo fortemente interrogarci sulla cultura del rispetto partendo dalle scuole, partendo dai più giovani, e su questo non possiamo e non vogliamo fare passi indietro e stiamo lavorando”.

 

La vicepresidente Gerosa auspica che le 4 persone che hanno aggredito in quel modo i due ragazzi  siano riconosciute e che ci siano delle conseguenze. “Io invito questi ragazzi a interrogarsi su quello che hanno fatto. Un giorno anche loro magari avranno dei figli che potranno subire quello che hanno subito i due 25enni sulla panchina. E invito sempre questi 4 ragazzi a fare un esame di coscienza e a chiedere scusa. Questo sarebbe un buon primo passo di consapevolezza delle azioni compiute. Le ferite fatte con parole così aggressive possono essere indelebili,  a volte anche più delle ferite fisiche. Non vorremmo più sentire di episodi di questo genere”. 

 

Per Gerosa, infine, “occorre condannare apertamente, come sempre con fermezza, chi non sa rispettare gli altri, in ogni modo e forma, tutta la comunità lo dovrebbe fare. Le azioni di quei 4 ragazzi  non sono una bravata ma una cosa indegna. Il pensiero e la razionalità ci distinguono dagli animali: vediamo di usare la testa visto che ce l'abbiamo”.

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