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La scienza scritta: Elsevier e la Germania, quando profitto ed etica scientifica collidono

E' in atto una contrattazione di capitale importanza, non coperta nemmeno in minima parte dalle reti nazionali: la controversia tra il gigante olandese delle pubblicazioni scientifiche Elsevier ed il mondo accademico tedesco
DAL BLOG
Di Open Wet Lab - 12 novembre 2017

Siamo un'associazione di giovani studenti o ex-studenti, impegnati nella divulgazione scientifica. La wet biology è l'attività di ricerca che si fa in laboratorio e a noi piace mettere le mani in pasta

Molti di noi non sanno che, a cominciare da quest’anno, è in atto una contrattazione di capitale importanza, non coperta nemmeno in minima parte dalle reti nazionali: la controversia tra il gigante olandese delle pubblicazioni scientifiche Elsevier ed il mondo accademico tedesco.

 

Già dai tempi di Francis Bacon (1561-1626), è stato chiaro che la scienza potesse progredire solamente grazie all’interazione tra gli individui che se ne occupavano, sviluppando così la prima vera e propria idea di comunità scientifica.

 

Elsevier e gli altri grandi gruppi editoriali del settore offrono precisamente questo servizio: raccolgono i risultati dei ricercatori e li rendono accessibili sulle proprie pagine permettendo al pubblico, ma soprattutto agli altri scienziati, di usufruirne. La questione in questo caso è però, come spesso succede, principalmente economica. Secondo il mondo accademico tedesco, e in precedenza anche finlandese ed olandese (patria del gruppo editoriale), Elsevier richiede un esborso eccessivamente gravoso per ottenere un abbonamento alle proprie riviste, e quindi a tutti i preziosi risultati che vi si trovano.

 

La proposta è quella di rendere gratuito l’accesso (in Germania) a tutti i risultati forniti da enti tedeschi, oltre ad un prezzo fisso ad articolo per tutti gli altri. In caso contrario il contratto, che per molte università scadrà alla fine di quest’anno, non sarà rinnovato. A questo punto occorre prendersi un po’ di tempo per entrare appieno nel mondo della letteratura scientifica, per comprenderne meglio dinamiche e problematiche. Cerchiamo di seguire a grandi linee il percorso che va dal momento in cui un ricercatore/gruppo ottiene un risultato che ritiene sia sufficientemente rilevante ed innovativo fino all’effettiva pubblicazione.

 

Il primo passo è quello di scrivere un “articolo”, il cosiddetto paper, nel quale vengano illustrati i concetti base dai quali si è partiti, i vari passaggi teorici e sperimentali eseguiti, fino alla discussione vera e propria del risultato conseguito, supportando naturalmente tutto quanto scritto grazie a dati/tabelle/grafici esplicativi e  citazioni di altri studi/paper che confermino quanto scritto e che sono stati usati come fonte durante il processo di ricerca. Tutto ciò per permettere ad altri scienziati di riprodurre l’esperimento, sia per sostenerne o confutarne i risultati, sia per poi eventualmente migliorarne il protocollo.

 

A questo punto si cerca un giornale (traduzione letterale di journal, come viene in inglese definito questo genere di stampa) cui si ritiene possa interessare pubblicare il risultato che è stato ottenuto. Esiste naturalmente un’amplissima gamma di riviste che si occupano di vari settori, quindi è importante che l’argomento trattato dall’editore coincida con quello dell’articolo in questione (Elsevier nello specifico è un gruppo editoriale, non una singola testata, nel quale sono dunque presenti una serie di giornali che trattano di differenti argomenti).

 

Nella scelta entra però solitamente anche un altro fattore, il cosiddetto impact factor (IF) (fattore d’impatto), che altro non è che un indice della caratura di un determinato journal, che viene calcolato tenendo in considerazione il numero annuale di articoli pubblicati dalla testata ed il numero di volte in cui un qualsiasi paper di quella stessa rivista è stato citato all’interno di altri articoli (le famose fonti di supporto alla ricerca di cui abbiamo precedentemente trattato).

 

Più alto il numero di citazioni, più grande l’impact factor, più il journal viene considerato importante, di livello, e quindi le sue pubblicazioni sono maggiormente considerate, lette e a loro volta citate; per questo motivo può capitare che gli editori cerchino di aumentare in modi più o meno fantasiosi l’IF della propria testata, sia accettando tra le proprie pagine solamente articoli che si pensa abbiano un’elevata probabilità di essere citati, sia costringendo gli autori ad inserire tra le fonti altri articoli pubblicati dalla medesima rivista.

 

L’IF, quindi, viene utilizzato per valutare il livello di una testata, mentre non dovrebbe essere così per singole pubblicazioni o per gli autori che li hanno scritti. Purtroppo però, spesso non è così. Avere il proprio articolo tra le pagine di riviste come Nature, Cell o similari, tutte con un elevato impact factor, e comparire come primo nome tra gli autori può aprire prospettive di carriera in ambito accademico precluse o di molto più complesso raggiungimento scrivendo per altri giornali.

 

Una volta individuato il journal che sembra più appropriato agli autori si entra nella terza fase, cioè il cosiddetto peer-reviewing, che viene effettuato dalla redazione della testata in una serie di passaggi. Innanzitutto l’editore verifica che l’articolo rispetti i propri canoni di stile e presenti tutte le sezioni di cui si è scritto durante il processo di stesura del paper; se questo si rivela essere poco originale o interessante viene rispedito al mittente, in caso contrario si procede con il passaggio successivo.

 

Viene nominato, all’interno della redazione, un responsabile per la revisione, che può essere l’editore stesso, il quale recluta un determinato numero di revisori (solitamente 2, ma varia a seconda della politica del giornale). Questi leggono l’articolo più e più volte, analizzandolo punto per punto per valutare il modo in cui è stato condotta la ricerca e come il lavoro sia stato presentato nella stesura del paper. I risultati della review vengono inviati all’editore, il quale li valuta e decide se l’articolo vada rigettato, mandato agli autori per qualche modifica o se possa essere pubblicato.

 

Se viene accettato si passa poi alla sua pubblicazione nelle pagine del journal. Inutile dire che spesso, purtroppo, in queste fasi di revisione e pubblicazione rientrano dinamiche che, più che con l’approccio scientifico, hanno a che fare con la politica. Leggasi: vie preferenziali per ricercatori di una certa rilevanza internazionale e revisioni non sempre meritocratiche. Ma questa è un’altra storia.

 

Avendo compreso meglio che cosa si intende quando si parla di pubblicazioni scientifiche, è possibile analizzare con maggiore cognizione di causa il caso al centro di questo scritto, ponendosi delle legittime domande: riuscirà il mondo accademico nazionale a fare a meno delle opportunità e delle risorse di Elsevier? E d’altro canto, riuscirà Elsevier a non contare sui cospicui finanziamenti che i contratti che andrebbe a perdere attualmente forniscono?

 

Alcune testimonianze raccolte da The Scientist e Times Higher Education ci aiutano a capire meglio quest’intricata diatriba. Da un lato abbiamo il DEAL, un gruppo di istituzioni tedesche guidate dalla conferenza nazionale dei rettori, il quale afferma che in caso di mancato accordo le pubblicazioni sarebbero comunque accessibili in altra maniera nelle biblioteche universitarie, tanto che secondo i dati solo in pochissimi casi finora, nelle istituzioni che non hanno rinnovato il contratto l’anno scorso, gli articoli non sono stati recapitati a chi ne aveva fatto richiesta.

 

Vi sono d’altro canto anche piattaforme pirata come Sci-Hub che “tutti sanno esistere, ma nessuno ammette di usare”, come afferma Martin Köhler (uno dei mediatori nella contrattazione), e che permettono con pochi click l’accesso libero, per quanto poco legale, alla maggior parte delle pubblicazioni scientifiche.

 

Gli articoli che andrebbero persi sono però solamente quelli pubblicati in seguito al mancato rinnovo del contratto, quindi sarebbe una problematica che andrebbe ad accrescersi con il passare del tempo, rendendo progressivamente più lento e macchinoso il processo di ricerca e di pubblicazione delle università tedesche, con inevitabili ripercussioni sulle graduatorie e sull’immagine del mondo accademico nazionale.

 

Dall’altro lato  i margini di profitto di Elsevier, i cui affari consistono per poco più di un quarto in rapporti con istituzioni europee, non verrebbero intaccati in modo eccessivo. Si temono però simili prese di posizione da parte di altri Paesi in futuro, seguendo le orme tedesche, che potrebbero considerare il gruppo editoriale non più così affidabile ed importante come in passato, suggerisce David Matthews di Times Higher Education, autorevole settimanale britannico che si occupa specificamente di notizie ed approfondimenti relativi all’istruzione di livello superiore e soprattutto universitario.

 

Tutto sommato quindi, per quanto le posizioni possano sembrare attualmente distanti, un accordo appare ad un osservatore esterno come necessario, soprattutto date le motivazioni del conflitto che, per quanto legittime e fondate, nulla possono in confronto al bene superiore di una produttiva e sincrona attività di ricerca e pubblicazione scientifica.

 

Restano ancora un paio di concetti poco chiari. Ad esempio: perché si rendono necessari dei giornali a pagamento quando invece si hanno a disposizione fonti cosiddette open source, che cioè permettono accesso diretto ai contenuti degli articoli senza necessità di iscrizioni e abbonamenti? Potremmo veramente accedere a tutte le novità senza? Sono domande legittime, a cui cercherò di dare risposta nella prossima puntata de “La scienza scritta”, sempre qui sulle pagine del Dolomiti.

Emanuele Cattani

 

Fonti:

  1. http://www.the-scientist.com/?articles.view/articleNo/50671/title/German-Scientists-Resign-from-Elsevier-Journals--Editorial-Boards/&utm_content=bufferda37a&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=main+TS+page/
  2. http://www.the-scientist.com/?articles.view/articleNo/49906/title/Major-German-Universities-Cancel-Elsevier-Contracts/
  3. https://www.timeshighereducation.com/news/german-universities-plan-life-without-elsevier
  4. https://www.timeshighereducation.com/news/no-deal-between-germany-and-elsevier-what-would-it-mean  
  5. https://www.elsevier.com/connect/elsevier-to-continue-to-take-initiative-in-german-national-deal-discussions  
  6. https://www.projekt-deal.de/about-deal/  
  7. https://authorservices.wiley.com/Reviewers/journal-reviewers/what-is-peer-review/the-peer-review-process.html  
  8. http://www.nature.com/news/beat-it-impact-factor-publishing-elite-turns-against-controversial-metric-1.20224#/b1  
  9. https://www.ams.org/notices/201103/rtx110300434p.pdf
  10. https://www.csmonitor.com/World/2010/0916/New-world-university-ranking-puts-Harvard-back-on-top
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