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La coppa del mondo di sci e quella lingua di neve bagnata che ci ricorda dove stiamo andando

DAL BLOG
Di Ci sarà un bel clima - 09 gennaio 2023

Per creare un coinvolgimento più ampio e inclusivo attorno alla causa climatica ed ecologica

di Michele Argenta

 

Ormai è sotto gli occhi di tutti: questo gennaio 2023 (e l'anno appena passato 2022) sono tra i più caldi mai registrati nel vecchio continente. Inutile girarci intorno: siamo entrati nel pieno della crisi climatica e i nostri inverni, per come li conoscevamo fino a pochi anni fa, non sono più gli stessi.

 

La mancanza di neve e di precipitazioni, le temperature ben sopra la media stagionale (e sopra lo zero anche in alta montagna), stanno infliggendo al turismo invernale e agli sport invernali un colpo pesante. Se già da tempo la comunità scientifica ci avvertiva del rischio di inverni sempre più miti con l'aumento delle emissioni, poco è stato fatto per adattare il territorio montano - e le loro economie - a questo scenario. Oggi ci troviamo con piste chiuse, lingue di neve artificiale che solcano i prendii dove spuntano i sassi e l'erba è gialla. Eppure davanti all'evidenza ancora si cerca di aggrapparsi alla speranza che nevichi, al fatto che ''prima o poi dovrà arrivare il freddo''.

 

 

Si seguono i vecchi detti riguardo il meteo. L'industria dello sci è in ginocchio e lo è anche la sua punta di diamante: la coppa del mondo di sci. La stagione era già partita disastrosamente (con la cancellazione della gara di Zermatt-
Cervinia
a ottobre per il troppo caldo) e dopo quattro mesi siamo al punto di partenza. La novità della scorsa settimana non arriva inaspettata: la tappa di Zagabria è stata annullata per troppo caldo e vento. Sul colle sopra la capitale croata (a 1000metri circa) si sono misurati 10°C, mentre già nei giorni precedenti guardare le gare era una penitenza, tra neve bagnata e punti in cui il manto nevoso spariva, lasciando posto all'erba.

 

 

Ad Adelboden la situazione è poco diversa e i video lo confermano. Questa è la coppa del mondo di sci in un mondo fragile, in crisi climatica. L'accanimento della FIS riguardo l'uso delle piste a bassa / media quota si estende poi
anche sulla nostra penisola:
non passa giorno che non sentiamo discutere di enormi investimenti (la maggior parte delle volte si tratta di investimenti pubblici) per stazioni che restano ben sotto la quota soglia dei 2000m. Imprenditori e politici (ultimo Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna che promette cannoni hi-tech per innevare l'Appennino anche con temperature positive) guardano il dito - non ha nevicato questo mese ma nevicherà - senza guardare la Luna - lo sci di media montagna è destinato a sparire nei prossimi anni, e la colpa è nostra.

 

Quello che possiamo fare come cittadini è chiedere a gran voce di usare questi investimenti per creare un nuovo tipo di economia alpina, di smettere di investire così tanto nella monocoltura dello sci a bassa quota, di svincolarci dagli impianti per creare nuove forme di turismo e nuove attrattive, in linea con il nuovo clima alpino e con le esigenze dei territori. Anche in questo caso la coppa del mondo di sci è il nostro ''canarino nella miniera''. La politica e le amministrazioni locali montane devono cogliere subito i segnali che arrivano prima che sia troppo tardi.

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