Gli studenti del Da Vinci e del Vittoria al servizio della comunità per ridare vita al muro di via Madruzzo
Inizia il progetto 'Lunghi un muro' per restituire al cuore della città una pagina di storia e di futuro. I docenti referenti sono Roberto Conte per il Da Vinci e Gloria Zeni per il Vittoria. Un progetto che evidenzia la contraddizione del Liceo d'arte: studenti e insegnanti capaci, passione e riconoscimenti stretti all'interno della struttura ormai abbandonata

TRENTO. Lunghi un muro. Lungo il muro. Il plurale, lunghi, sta per pensieri. Pensieri collettivi. Pensieri giovani coltivati attraverso suggestioni di gruppo. Collettive, e dunque di un valore moltiplicato. Il singolare, lungo, è una dimensione. Una dimensione che la creatività, la fantasia, dovrà mutare. E migliorare.
Plurale e singolare – lunghi e lungo – sono i cardini di un progetto tanto ambizioso quanto originale ed innovativo. Un progetto che coinvolge due scuole diverse per impostazione e per obiettivi. Due scuole che hanno già iniziato a parlarsi – perché no, a contaminarsi – attraverso l’arte. 'Lunghi il muro' è il nome del progetto triennale che coinvolge due licei cittadini: il Vittoria e il Da Vinci.
Il muro è quello di via Madruzzo, entro parte del quale opera il Da Vinci. Oggi, da sempre, non è che cemento. E’ anonimato in degrado, così come tanti, troppi, muri di città. Domani il muro di via Madruzzo sarà – questo l’intento – una pagina di storia cittadina in verticale. E non solo di storia. Sarà un muro di passato ma anche di futuro. Per un verso farà rinascere – a colori – l’antico e dimenticato “Viale delle Albere”, la strada che dai Tre Portoni porta dritto al Palazzo in faccia al fiume. Per un altro verso il muro sarà un messaggio, anzi più messaggi, di stretta attualità. Il messaggio, meglio sarebbe dire il grido d’allarme, che lancia l’ambiente.
Il messaggio di una biodiversità che va tutelata tanto nella natura quanto, e più, nel pensiero. Le due scuole – e non capita spesso – hanno scelto di lavorare assieme per valorizzare il muro di via Madruzzo. La scommessa, la sfida, è dare un’identità al muro e al pezzo di città che gli sta attorno. Una città che in quel luogo di passaggi veloci, disattenti e amplificati dai capannelli degli studenti, è stata segnata da una sequenza di passaggi.
Il Viale delle Albere fu un percorso nobile di Trento. Con il nascere del quartiere delle Albere – la nuova città bella e purtroppo ancora aliena firmata Piano – il percorso è uscito naturalmente dal dimenticatoio. Dai tre Portoni si arriva alle Albere passando dal camposanto e sbucando a fianco del Muse, il museo di una scienza finalmente senza ragnatele. E’ un itinerario ritrovato. Obbligatoriamente ritrovato sia dagli indigeni che, e soprattutto, dai turisti.
Ecco perché mettere mano ad un muro può e deve diventare un’operazione didattica ma in qualche modo anche filosofica. E non a caso nell’impostare il progetto “Lunghi un muro” il Vittoria ed il Da Vinci, i due licei, hanno sottolineato il termine ritorno. Il ritorno della città verso il fiume, verso la ferrovia, verso le Albere intese come palazzo e come quartiere. E il ritorno verso il cuore della città. La città parzialmente murata di piazza Fiera. Il progetto è dunque ritorno alla storia – il Viale delle Albere, appunto. Ma il progetto è anche un’esercizio di futuro nel momento in cui punta ad inserire il muro di via Madruzzo in un contesto urbanistico profondamente mutato. Il lavoro è partito già nei mesi scorsi con una serie di incontri tra gli studenti delle due scuole e gli esperti (archivio storico e storico dell’arte). Sì, perché il muro non sarà un 'murales' ma la sintesi di un’indagine piuttosto approfondita.
Al progetto partecipano gli studenti del Da Vinci impegnati nella 'scuola lavoro'. Per il Vittoria sono della partita cinque classi che formano un gruppo trasversale come da tradizione dei numerosi progetti che vedono il liceo delle arti protagonista di realizzazioni creative commissionate dall’esterno, sia pubbliche che private. Alla fine di quest’anno scolastico si potranno vedere le prime ipotesi di intervento legate al muro di via Madruzzo. Il liceo scientifico, infatti, interviene sulle questioni urbanistico architettoniche, ragionando sul contesto dell’area.
Il liceo delle arti si concentra, ovviamente, sull’arte. Sulle immagini, le tecniche, eccetera. Un 'saggio' dell’intervento andrà poi in scena il prossimo anno scolastico mentre la realizzazione vera e propria, la trasformazione dei muro, è programmata nell’anno scolastico 2018/2019. C’è la benedizione del servizio istruzione della Provincia e del Comune. Benedizione che, ovviamente, è anche finanziaria. Ma c’è – ed è questo quel che conta – la serietà con la quale i due licei hanno scelto di dialogare, di dividersi i compiti e di lavorare assieme sviluppando più di tutto il concetto dell’albero (e delle Albere), sotto diversi punti di vista: l’albero nella storia della pittura trentina, l’albero nella poesia trentina ma anche gli obiettivi della sviluppo sostenibile presentati dalle Nazioni Unite.
Roberto Conte è il docente di riferimento per il progetto al Da Vinci. Gloria Zeni svolge da sempre il ruolo di coordinatrice dei progetti esterni per il Vittoria. E coordinamento – nel disastrato ma ciononostante “vivo” liceo a Trento Nord – non è una semplice definizione tecnica. Sono infatti mobilitati tutti i docenti che nelle diverse specializzazioni animano i laboratori didattico-creativi della scuola.
E qui, per l’ennesima volta e con l’ennesima frustrazione, riemerge la contraddizione dolorosa del Vittoria. Un liceo – quello delle arti – che testimonia costantemente la capacità dei suoi studenti e dei suoi insegnanti, la passione, la competenza, la fantasia ma anche il 'servizio' al territorio testimoniata da decine e decine di opere artisticamente 'pubbliche' lasciate ovunque negli ultimi anni. Ma una scuola 'dimenticata' dalla Provincia che la condanna, ancora chissà per quanto, in una grave situazione di precarietà logistica dentro una struttura 'provvisoria' da 30 anni e dall’impatto sempre più indecoroso.
E allora ci si permetta un consiglio. Oltre a quello di via Madruzzo, dirigente, docenti e studenti del Vittoria potrebbero colorare – chissà, magari sotto la Provincia - anche un creativo e moderno 'muro del pianto'. Avrebbero un luogo dove pregare pregare in pubblico che non ci sia l’ennesimo amministratore, l’ennesimo politico, prodigo di complimenti e di promesse. Quei politici, quegli amministratori, che di fronte ai bisogni del liceo delle Arti sono sono ipocritamente intermittenti: spariscono ma riappaiono puntualmente qualche settimana prima di una nuova elezione.