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"Still Alive": la "prima" di Messner alla regia è da adrenalina. I 5.199 metri del Kenia ridiscesi con una tibia fratturata. La storia vera di due alpinisti austriaci

Ieri la proiezione al Vittoria: ottantotto minuti senza tregua, un ritmo incalzante, sequenze e riprese davvero mozzafiato e grandi applausi alla fine

Di Nereo Pederzolli - 02 maggio 2017 - 18:34

TRENTO. E’ la risposta alpinistica di Reinhold Messner alla domanda: come dare nuovi stimoli cinematografici all’alpinismo? Di sicuro è un film che stabilisce precisi confini. Quelli dove l’alpinista è attore, interprete ‘conto terzi’, al servizio della rappresentazione cinematografica, per una storia altrettanto d’alto livello. Insomma, alpinisti che si prestano a far rivivere situazioni impossibili, sfide d’alta quota che rarissime ‘fiction’ sono riuscite a documentare. Coinvolgendo tutti, interpreti e soprattutto gli spettatori. Consensi unanimi, sperticati elogi alla ‘prima assoluta’ di ‘Still Alive’, prima prova da regista cinematografico del mitico Messner. Ottantotto minuti senza tregua, un ritmo incalzante, sequenze e riprese davvero mozzafiato. Come strepitosa, al limite dell’immaginario e dunque paradossalmente ‘finta’ è la vicenda – però assolutamente reale - che scorre magnificamente sullo schermo.

 

Dramma sul Monte Kenia, un 5.199 metri nel cuore d’Africa, vissuto – e incredibilmente superato – da due giovani alpinisti austriaci nella tarda estate del 1970. Quando Gert e Oswald, allora studenti di medicina, girovagando per l’Africa, decisero di scalare una delle montagne simbolo di quel caldo continente. Impresa agilmente superata, con l’insidia del ritorno. Quando iniziano la discesa, Gert precipita nel vuoto, miracolosamente trattenuto dal compagno di cordata, che ne frena l’impatto sulle rocce, ma riportando una tremenda frattura alla tibia. Praticamente perdendo un piede. La diagnosi dei due studenti in medicina non lascia scampo: per Gert non ci sono speranze di vita. Ma, si sbagliano. Perché il ferito – con una strepitosa, avvincente storia di salvataggio in alta quota – verrà salvato. Come? Non vogliamo entrare nei dettagli. Si potranno scoprire vedendo il film. Appunto, Still Alive – Ancora vivo.

 

Reinhold Messner, davanti al pubblico del Cinema Vittoria, per la prima assoluta al Trentino Film Festival spiega perché ha voluto portare sullo schermo la vicenda. In qualche modo vissuta in prima persona. Perché all’epoca dei fatti Reinhold Messner era ricoverato in ospedale ad Innsbruck per problemi di congelamento alle dita dei piedi. E nella sua stessa stanza venne ricoverato proprio Gert, il ferito scampato al dramma keniota. Incontro casuale che legherà Messner al suo compagno di stanza e a tutto lo staff allora protagonista della spedizione in Kenia per riportare a casa l’alpinista ferito.

 

Torniamo al film. Spettacolare si diceva. Con immagini aeree di rara suggestione, mixate con la documentazione originale della spedizione austriaca, intercalate dalla narrazione dei due (ora anziani) protagonisti, con altre testimonianze e citazioni alpinistiche. Sempre in una ‘consecutio’ incalzante, usando i due ‘alpinisti attori’ semplicemente come figure, senza finzione recitativa. Regia d’autore, con Messner coadiuvato da Hans Peter Strauder, regista specialista in riprese spettacolari, non a caso del cast di Red Bull Media House. Che ha saputo inserire sequenze registrate a Solda, piani stretti, effetti da ‘thriller’, corde, ramponi, scarpe e abbigliamento davvero Anni ’70, niente dialoghi, molta tecnica alpinistica, altrettanta bravura scenica.

 

Reinhold Messner appare più che soddisfatto, presentando al pubblico presente in sala anche l’amico Gert, e l’alpinista che lo ‘interpreta’ sullo schermo. E annuncia che sta già lavorando come regista ad una nuova fatica cinematografica. Titolo provvisorio ‘La montagna sacra’. Tre spedizioni alpinistiche, in epoche diverse, che s’approcciano alla montagna in diversi atteggiamenti. Quello mistico, religioso e come sfida all’impossibile. Quel limite che Messner non solo conosce, ma che riesce ora a farci vedere, a noi spettatori comodamente seduti davanti gli schermi del Trentino Film Festival.

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