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Quando per guarire si ingoiavano minuscoli francobolli del santo protettore. Gli Schluckbildchen in mostra all'Hortus Artieri

In vicolo dei Birri esposte le preziose stampe acquarellate prodotte per secoli dagli editori Remondini di Bassano che erano delle  Biblia Pauperum attraverso le cui illustrazioni il mondo prendeva forma e significato agli occhi di chi, analfabeta, le studiava osservandole e tante altre curiosità di un'epoca lontana, ma vicina, al tempo stesso

Di Tiberio Chiari - 16 febbraio 2017 - 20:50

TRENTO. In mostra all’Hortus Artieri una selezione di stampe e oggetti provenienti dal Museo Andriollo e dalla casa di Alice a Olle che ricordano il ruolo della donna nell’universo quasi dimenticato della cultura popolare di montagna. Un percorso per riscoprire il vasto intreccio che legava la figura della donna alla religione, alla magia, ai miti, ai culti profani, alla morte, alla vita, alla devozione, alle credenze e ai riti onnipresenti nella prassi giornaliera e che riservavano alla figura femminile il ruolo di protettrice della vita.

 

Per comprendere il ruolo delle donne come strettamente legato al ciclo vitale delle creature che si trovavano a dover proteggere (bambini, animali, uomini) si possono qui “rileggere” con attenzione le preziose stampe acquarellate prodotte per secoli dagli editori Remondini di Bassano (questa azienda, vera e propria industria, giunse a contare addirittura 400 impiegati, numero per l’epoca eccezionale) e distribuite in tutta europa dagli abitanti del Tesino. Questi nel periodo invernale di sospensione dei lavori agricoli intraprendevano lunghi viaggi come venditori ambulanti per distribuire nelle zone alpine queste vere e proprie Biblia Pauperum attraverso le cui illustrazioni il mondo prendeva forma e significato agli occhi di chi, analfabeta, le studiava osservandole. Queste lasciavano un messaggio che spesso esorbitava quello religioso canonico per mischiarsi alla dimensione profana e quotidiana della vita.

 

In mostra si trovano anche veri e propri gioielli etnologici che lasciano intravvedere anche nel nostro presente i resti di un passato prossimo che altrimenti razionalmente posizioneremmo nel più lontano e superato passato arcaico. Questi rari reperti sono delle piccole stampe miniaturizzate, i Schluckbildchen (letteralmente i bigliettini-sorso), ed erano i medicinali più diffusi in un’epoca non così lontana e conclusasi solo nel secolo passato. Queste piccole immagini riproducevano diversi santi protettori, ognuno preposto a una particolare cura e venivano stampate in pagine da ritagliare all’occorrenza. Questi bigliettini poco più grandi di un’unghia venivano fatti inghiottire in caso di malattia a uomini e animali con la convinzione che il santo all’interno dell’organismo malato ne avrebbe propiziato la guarigione.

 

Questo gesto era di competenza prettamente femminile e perché il rito potesse avere efficacia doveva avvenire solo durante la notte mentre il corpo del paziente era rilassato. Allora la donna doveva provvedere alla somministrazione attenta di queste “pastiglie votive” e curative con la dovuta attenzione affinché potessero produrre l’effetto desiderato. Questi cimeli sono i testimoni di un mondo dove affiorava ancora in superficie incarnandosi in una serie di azioni rituali quel remotissimo, ma sempre attuale, tempo delle origini, o tempo mitologico, un tempo in contrasto con quello storico al quale veniva allora data attraverso quelle pratiche una possibilità di “espressione pubblica”.

 

Oggi quella dimensione originaria del vivere umano che travalica nel mito viene negata e relegata solo alla “tutela privata”, svalutata e nascosta, ma la si incontra comunque nel quotidiano in tutte quelle piccole nevrosi, nelle azioni compulsive, in quelle innumerevoli superstizioni intime che tutti vivono con imbarazzo e che una volta, come la mostra testimonia, potevano in parte trovare un’espressione meno degradante per raggiungere lo sfogo al quale necessariamente e ineluttabilmente anelano.

 

A concludere questa rassegna di oggetti “magici” di uso quotidiano oggi del tutto dimenticati, si trovano poi i magnifici gioielli di capelli intrecciati (l’uso del capello intrecciato è andato scomparendo in tutta europa dopo l’orrore dei campi di concentramento), gli ex-voto, le vesti battesimali dei bambini magnificamente decorate e i preziosi piccoli scrigni di tessuto ricamato che venivano posti sotto i cuscini e mai aperti. Questi “brevi apotropaici” contenevano preghiere e immagini di santi che dovevano agire come protezione attiva durante il sonno allontanando gli spiriti maligni.  

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