"Niente sta scritto", Piergiorgio Cattani e Martina Caironi protagonisti di un docufilm. Parte il crowdfunding
Diretto da Luca Zuin e prodotto da Filmwork. Piergiorgio è un giornalista, uno scrittore, il direttore di un giornale. Martina è un'atleta, campionessa medaglia d'oro di atletica leggera. Il primo ha una malattia degenerativa che gli impedisce la mobilità, la seconda è senza la gamba sinistra. Entrambi hanno superato il limite “scritto” per andare oltre, per essere altro dalla loro disabilità

TRENTO. “Nothing is Written”, disse Lawrence (Peter O'Toole) a Sherif Ali (Omar Sharif) in Lawrence d'Arabia, quando riuscì a portare in salvo il suo compagno, recuperandolo in territorio nemico. “Niente sta scritto”, nel senso che nulla è scontato, tutto può succedere, le strade sono aperte nonostante sembri a volte impossibile percorrerle.
“Niente sta scritto” è anche il titolo di un docu-film, diretto da Marco Zuin e prodotto da Filmwork con il contribuito di Fondazione Caritro, Pat e con il patrocinio del Comitato Italiano Paralimpico, che si rivolge al crowdfunding per correre l'ultimo miglio e uscite nelle sale entro il 3 dicembre, Giornata mondiale della disabilità.
Protagonisti Piergiorgio Cattani e Martina Caironi, due persone che più di altre possono dire la stessa frase pronunciata da Lawrence: “Nothing is Written”.
Piergiorgio è un giornalista, uno scrittore, il direttore di un giornale. Martina è un'atleta, campionessa medaglia d'oro di atletica leggera. Il primo ha una malattia degenerativa che gli impedisce la mobilità, la seconda è senza la gamba sinistra. Entrambi hanno superato il limite “scritto” per andare oltre, per essere altro dalla loro disabilità. Riuscendoci.
“Non sono un disabile che fa il giornalista – spiega Piergiorgio nel teaser del film – quando mando l'articolo al mio giornale non c'è il testo, non ci sono io che sono a casa, che sono a letto, che ho un ventilatore. C'è il testo scritto e finisce lì”. Piergiorgio lo sottolinea: “Non sono un disabile che fa il giornalista, sono un giornalista che ha dei gravi problemi fisici che cerca di superare”.
Nei pochi minuti di girato montati per presentare la pellicola si entra in casa di Piergiorgio, nella stanza dove c'è il letto su cui lavora. Al suo assistente di origini marocchine Hicam detta un articolo, poi gli chiede di digitare le parole “Hotel Supramonte”, per cercare la canzone di De Andrè, per ascoltarla. “E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo...”.
Martina Caironi nel video di presentazione corre, macina metri su metri e la musica di sottofondo è l'acclamazione di uno stato intero che la sospinge e la incoraggia verso il traguardo. La musica è la voce dello speacker che commenta la fatica, che acclama la vittoria. Nel video c'è il suo sorriso, la sua soddisfazione.
Il film è girato in Trentino, dove Piergiorgio lavora e vive, e in Kenia, dove Martina si è allenata per affrontare al meglio le olimpiadi. “Le loro storie, pur non intrecciandosi mai, procedono parallele per dimostrare che è possibile aprire percorsi controcorrente, vincendo il rischio di emarginazione e di chiusura in se stessi”, si legge nella descrizione.
“Niente sta scritto non è un’altra storia di disabilità o di una malattia. Parla di guarigione – si legge ancora - che va oltre il corpo fisico. È un film sulle possibilità, in cui l’unica via d’uscita è la consapevolezza di poter fare sempre qualcosa per gli altri”.
Qualcosa per gli altri possono farla tutti, come donare qualche euro per il crowdfunding, per dare la possibilità a questo film di girare le sale, le scuole, i cineforum, i festival, in Italia e nel mondo. Per veicolare un messaggio sulla disabilità che è lontano anni luce dal pietismo, dall'autocommiserazione. Un film che parla di viaggi, di territori, di relazioni, di tutti noi. Anche di noi in relazione alla disabilità, anche ma non solo.
“Per chi è esteticamente diverso – afferma Piergiorgio - i problemi sono maggiori: il primo impatto verso una persona che non muove niente, che ha bisogno di una maschera per respirare è un impatto forte”.
“Ma credo che per tutte le persone ci sia una sorta di imbarazzo nel rapporto con gli altri. La fisicità, la corporeità – spiega - è relativa, c'è una questione di abitudine”. E durante la conferenza stampa questo lo spiega meglio: “Quando è entrata la telecamera nella mia stanza, per ore e ore nella mia vita, ero in imbarazzo. Poi attraverso il rapporto con il regista tutto è diventato naturale”.
Come succede a tutti, ma anche questo limite è stato superato e quel rapporto, con Piergiorgio e con Martina, diventerà un film che per i primi minuti guarderemo con un filo di imbarazzo, cercando con gli occhi il tubo del respiratore o la protesi dell'arto che non c'è più. Ma poi sarà naturale, poi sarà una storia come tante, bella come tutte quelle che non sono mai scontate, dove appunto “Niente sta scritto”.