A Meano arriva il teatro per sfidare i grandi
Dopo la fase di rodaggio il sobborgo di Trento lancia la sua sfida socio-culturale presentando una stagione che sulla carta appare “completa” quantitativamente e qualitativamente. Prezzi popolari e la rassegna "Teatro ragazzi" prevede i nonni gratis se accompagnano i nipoti. Manga però un progetto culturale di rete e creatività

MEANO. A Meano non ci sono più le mezze stagioni. Il nuovo, bel teatro, che lo scorso gennaio venne inaugurato dopo un ventennio di tormentata attesa da parte del sobborgo collinare archivia la fase di rodaggio (i forzatamente pochi spettacoli da settembre alla tarda primavera) e lancia la sua sfida socio-culturale presentando una stagione che sulla carta appare “completa” quantitativamente e qualitativamente.
Perché sfida? Perché non è certo semplice, né sono scontati i risultati, affrontare la programmazione in un’area periferica dentro una città che abbonda di offerta da palcoscenico con quattro teatri gestiti dal Centro Santa Chiara (auditorium Cuminetti, Sociale, Sanbapolis) e un numero consistente di realtà cosiddette alternative (Off, Spazio 14, Teatri in Corso, Portland, Spazio 14 eccetera). Senza dimenticare il San Marco.
La sfida è stata accettata al momento del bando comunale (vinto su altri tre concorrenti) da Aria Teatro, il sodalizio che gestisce con un indubitabile successo il nuovo teatro comunale di Pergine. E la strategia che Aria Teatro ha deciso per Meano è segnata da una buona dose di coraggio nel tracciare un doppio, forse triplo, binario nell'offerta di spettacolo, intrattenimento e aggregazione.
L’associazione guidata da Denis Fontanari e da un team ormai affiatato, ha lavorato ad un dosaggio interessante. Da una parte c’è – irrinunciabile visto il dna di Aria Teatro – l’aspetto della ricerca, della sperimentazione nelle forme e nei modi della proposta di prosa.
A Meano, così come a Pergine nella parte di stagione curata direttamente da Aria Teatro (l’altra parte è frutto del Coordinamento Teatrale Trentino), ci sono i lavori di compagnie composte da pochi attori e tanta idealità. Sono i lavori che traducono in emozione e comunicazione la letteratura di Garcia Marquez (“l’amore ai tempi del colera) o quella di Dario Fo (Mistero Buffo). Sono i lavori che propongono la scoperta di protagonisti del pathos pluripremiati nei circuiti meno tradizionali e forse più innovativi (Laura Marinoni, Giuliana Musso, Mario Zucca, Beatrice Schiros, Arianna Sommegna e altri). Sono lavori – alcune drammaturgie originali di rilievo, che testimoniano la vena produttiva della stessa Aria Teatro (“Emigranti”, “Nel paese dei ciechi”) che ovviamente sfrutta il nuovo spazio per allargare il suo pubblico.
Ma la stagione di Meano offre anche il valore aggiunto delle collaborazioni tra piccole ma attive realtà teatrali del territorio cittadino (“Inverno” di Emit Flesti nel cartellone e i saggi aperti di Estro Teatro per confermare uno scambio molto intenso tra Aria Teatro e la compagnia di Mirko Corradini). E sono collaborazioni importanti anche quando non si traducono in ospitalità se è vero che nella programmazione della stagione si è guardato ad esempio ad evitare sovrapposizioni con l’offerta del Teatro Portland in un’ottica che non è particolarmente frequente in un panorama culturale in cui ogni soggetto guarda al suo orticello danneggiando spesso se stesso e gli altri.
Una stagione in un luogo periferico – seppur non distante dal centro città – ha inoltre la necessità, vitale, di aderire alle necessità del territorio che ospita il teatro. Per Meano, dunque, Aria Teatro ha stretto un rapporto di solida fiducia con la Circoscrizione (guidata da Stefano Risatti) garantendo da una parte una variegata offerta di teatro ragazzi e dall’altra uno spazio non formale al lavoro del Tim, il sodalizio amatoriale del sobborgo che ha sempre marcato la scena con uno spirito innovativo ed un coraggio non comune all'universo filodrammatico trentino.
Il Tim ha curato dunque una sua stagione amatoriale (cinque spettacoli). Quanto ai ragazzi, al teatro per i ragazzi, Meano ripete un’innovazione coraggiosa che vale la pena di sottolineare: spettacolo serali, inizio alle otto, orario inconsueto e solo apparentemente rischioso. “Serve – spiega Denis Fontanari – a tirare fuori di casa le famiglie intere. A strapparle alla televisione”.
E i nonni accompagnatori dei nipoti entreranno anche stavolta gratis. Una stagione, quella di Meano, che se gratis non è (tra spettacoli in abbonamento e fuori abbonamento) nemmeno è svenante. Le emozioni che Aria Teatro promette avranno prezzi popolari.
Dalla mezza stagione alla stagione piena, dal buon riscontro del primo mezzo anno di programmazione alla speranza legittima di vedere crescere presenze, consenso ed attenzioni nel nuovo teatro collinare. Una stagione che nella presentazione ha fatto gongolare l’assessore comunale alla cultura, Andrea Robol. Ci sta. Era previsto. Ma il Comune – Robol se lo ricordi – ha poco da gongolare se è vero che oltre a Meano la periferia cittadina ha un “parco teatri” , frutto di anni clientelari e campanilistici scellerati, sottoutilizzato se non inutilizzato.
E’ un grande dispendio di spesa. E non c’è traccia di un progetto culturale – di rete, di creatività amministrativa, capace di mutare la disarmante situazione (fanno piangere la povertà di utilizzo del rinnovato teatro di Gardolo o quella di Romagnano. Farà piangere Villazzano, quando sarà pronto). Meglio tornare a Meano, alla stagione, alla campagna abbonamenti che va ad incominciare. Dovessimo allargare l’orizzonte e guardare a come Trento si è candidata a capitale italiana della cultura con un non-percorso partecipativo e un progetto copia-incolla che non sa dove sta di casa l’anima di una città dovremmo cambiare radicalmente temi e toni di questo articolo.