"Le montagne si accontentano di niente, sta a noi togliere il sovrappiù", Mauro Corona duetta con Luigi Maieron al Trento Film Festival
Sala Filarmonica gremita per la presentazione del libro 'Quasi niente', l'ultima opera del bellunese: "Credo che il vero alpinismo lo facciano i principianti, i cittadini".

TRENTO. Sale sul palcoscenico di una Filarmonica praticamente presa d’assalto da un pubblico solitamente poco incline alle partiture della musica classica. Gente in piedi, alcune decine di ‘fans’ costretti a rinunciare, a rimandare ad altre occasioni l’ascolto di una vera star del Trento Film Festival: Mauro Corona. Che non demorde, parole taglienti e frasi leggiadre, pure musicali, grazie all’altro protagonista dell’appuntamento, Luigi Maieron, cantautore, chitarrista e poliedrico scrittore, friulano, grande amico dell’istrionico Corona.
Duettano sul palcoscenico e parlano di 'Quasi niente', dal titolo dell’ultima fatica editoriale dello scrittore di Erto, fronte Vajont, nato casualmente a Baselga di Pinè (famiglia bellunese di ambulanti) ma con Trento nel cuore, visto che Erto contiene l’anagramma della città.
Mauro, perché quasi niente?
‘Masa descosa’ dicono al mio paese, Troppo, non condisce. Si può fare a meno di molte cose. Ad avere troppe roba ti crea problemi e dalle cose ti devi difendere. Se piangi o mangi troppo ti consumi. La giusta misura, quella bisognerebbe conquistare. Senza fretta, senza patemi.
Tu sei a Trento per un Trento Film Festival che da tante edizioni di vede protagonista. Con che spirito sei giunto in città?
Per ascoltare, per stimolare anche con la musica a riflettere sul niente. Le note musicali sono la poesia del poco. Quel niente, quel giusto che serve per vivere bene, altrimenti col troppo ti crei ansie.
Il niente però ora è inadeguato per l’alpinismo. Si può essere ancora essenziali, in montagna?
No, forse non si può più fare. Adesso le scalate sono monitorate dai satelliti, i cellulari satellitari che ti salvano la vita. Impossibile scalare come negli anni Sessanta. Ma penso che si possa praticare - entro certi limiti - un vero alpinismo essenziale. Fatto di niente. Penso a quanti escono di casa, la domenica, per una gita fuori porta. Camminando piano piano, accontentandosi della gita e dell’uscire. Credo che il vero alpinismo lo facciano i principianti, i cittadini.
D’accordo le escursioni facili, ma forse bisognerebbe educare al rispetto della montagna. Le Dolomiti sono prese d’assalto. Come conciliare il ‘niente’?
Beh, questo è un problema. Le montagne, non solo le Dolomiti, s’accontentano di niente. Sta a noi togliere il sovrappiù. Ma loro ci accolgono ugualmente, anche se siamo massa, inteso come troppi.