Le "Minacce" che mettono un castello in prosa
Al castello di Koenigsberg, a Faedo, domenica va in scena il lavoro di una nascente compagnia professionale di teatro. Un affresco di paure antiche e moderne attraverso le figure meno rassicuranti della storia: streghe, alchimisti e indemoniati. Maura Pettorruso dirige Maria Vittoria Barrella e Stefano Detassis

FAEDO. Saranno anche “minacce”. Ma ce ne fossero tante. “Minacce” è il titolo appena un po’ inquietante di uno spettacolo che domenica debutta in un posto descritto dalle guide come “luogo del cuore”. E pare sia un luogo tutto da scoprire. Scoprire il castello di Koenigsberg, sopra Faedo, attraverso il teatro dà un certamente un valore aggiunto al suo fascino. Alla suggestione di una scenografia storica.
Un castello. Privato ma stavolta pubblico. Muri e merli che raccontano storie note e fanno immaginare quelle ignote. Domenica il castello verrà aperto al pubblico per una visita culturale accompagnata, per l’occasione, da un’ampia gamma di emozioni artistiche. Alle 18, infatti, il passato ed il presente si intrecceranno, mettendosi in prosa.
“Minacce” – così lo presentano i protagonisti – “vuol essere un affresco di paure antiche e moderne”. L’obiettivo è quello di orientare lo spettatore senza troppa delicatezza nelle pieghe di una realtà tanto cruda quanto orrenda. La realtà che per centro ha avuto alcune delle figure meno rassicuranti della storia, a partire da streghe, alchimisti, indemoniati. Figure che hanno fatto per un verso letteratura e per l’altro, il peggiore, da stimolo sanguinario alle peggiori nefandezze di certa religione e di incerte credenze e credulone rie popolari.
Ma lo spettacolo che nel castello racconta epoche buie e invoca un po’ di spirito critico per il buio pesto del presente ha anche un’altra valenza. Chi rappresenterà “Minacce” sta infatti lavorando, e non da poco, per potenziare con una nuova presenza l’universo già ricco del teatro professionale in Trentino. Si sta infatti maturando sempre più l’idea di formare una nuova compagnia teatrale. Il progetto, in stato ormai avanzato di realizzazione, è nato dall’incontro della giovane attrice Maria Vittoria Barrella con Andrea Casna e l'associazione Lavisana.
Un progetto che ha coinvolto altri protagonisti della scena teatrale e culturale trentina. C’è infatti Maura Pettorruso, attrice e regista che anima di passione e capacità poliedrica le produzioni di Trento Off. La Pettorusso firma “Minacce” che aumenta il suo portfolio di regie. Altre presenze? Il talento grafico di Francesca Ferrai e le competenze tecniche di Emanuele Cavazzana, giovani professionisti.
Questo gruppo si è già impegnato con buon riscontro in un altro lavoro, “La guerra di Tina”, che assieme al nuovo “Minacce” indica la strada che la nuova compagnia teatrale ambisce a seguire. Una strada, una filosofia, che sintetizzano così: ragionare sul presente partendo dal passato. E ragionare vuol dire confrontarsi con il pubblico attraverso i mille modi di comunicare che può vantare il teatro.
Il teatro così come lo intendono Maria Vittoria Barrella e soci non sembra essere un teatro di “solo palcoscenico”. C’è – orpo se c’è – l’urgenza di comunicare? Ogni luogo è buono: strade, piazze. E appunto un castello. E c’è da coinvolgere? Si può far commedia e si può fare dramma, purché si faccia con onesta serietà.
“Minacce” è scritto e ideato da Renato Barrella, con la regia di Maura Pettorruso. E’interpretato da Maria Vittoria Barrella e Stefano Detassis.
Quanto alla location, al castello, un po’ di storia non guasta. Fu roccaforte dei conti di Appiano attorno al 1200, quando questi vivevano e regnavano in Val di Cembra. Passando i secoli, il castello fu acquisito dai Conti di Tirolo, quindi dagli Asburgo, nel XVII secolo dai Rubin de Cervin Albrizzi e nel XX secolo dall'imprenditore Karl Schmid di Merano.
Il castello al giorno d'oggi è di proprietà privata, ospitando tra l'altro un'azienda agricola, ma è possibile comunque visitarlo prendendo accordi con i proprietari della struttura. Accordi che domenica non servono. Perché la visita è libera. E perché in “regalo” c’è uno stimolante connubio d’arte.