L'alfabeto della danza giovane, per i giovani, inizia con la Y
La seconda edizione di Y Generation Festival del Centro Santa Chiara è pronta a ripartire con gli spettacoli di compagnie italiane e straniere nei teatri della città e sulla strada. I linguaggi del corpo e del movimento per parlare i coinvolgere le generazioni "in crescita" dai bambini agli adolescenti. E nelle tappe di avvicinamento agli eventi un'inedita e rara occasione di formazione e scambi tra artisti, operatori culturali e pubblico.

TRENTO. A Sanbapolis come al Sociale, al Cuminetti come in piazza Battisti, al giardino del Centro Santa Chiara o alla biblioteca dei bambini in piazza Dante. La danza giovane - dei giovani per i giovani - non si formalizza. Se c’è un palco lo riempie. Se non c’è lo inventa.
Lo dilata. Lo verticalizza, se occorre. La danza giovane se ne infischia della gravità. Dell’equilibrio si fa un baffo. La break dance e l’hip-hop sbeffeggiano tanto le ossa quanto i muscoli. Ginnica-mente, direbbero forse quelli che sanno roteare con la testa in giù.
Il parkur, quando arrampica l’imprevedibile, ha bisogno di muri. Ma solo per saltarli. Il che, volendo, fa pure filosofia, messaggio. I muri, gli scalini, i balconi, eccetera: nulla osta a chi sembra lievitare laddove i mortali si schiantano. La danza giovane è sintetica, ipersintetica. Le basta una Y: sta per Young, giovane, appunto. Ma è una giovinezza esemplare, finalmente al centro della scena, quella che anima la seconda edizione dell’Y Generation Festival proposto dal Centro Santa Chiara.

E’ un festival innovativo: non ci piove. E’ un unicum per l’Italia che danza ormai anche nei condomini ma che qui – con Y Generation – punta tutto sulle generazioni in crescita. Per farle crescere con sempre più intriganti e contaminate passioni artistiche.
Il festival, infatti, cerca un’utenza davvero inconsueta. Forse più disattenta tra un clic e un “mi piace”. Ma certamente più energetica. Y Generation parla parecchie lingue: quelle semplici ma rivelatrici che si rivolgono ai bambini, quelle degli adolescenti, (fin troppo veloci e apparentemente inafferrabili ma comunque perennemente in credito).
Alle generazioni in crescita offre, ovviamente, movimento, tanto movimento. Ma non solo movimento. Per smuovere, e dunque coinvolgere, il Festival gioca una carta plurisensoriale. Una carta sempre più in uso nell’espressione più contemporanea della danza che sposa in mille modi musica, immaginini ma anche storia, testo, eccetera. Y Generation calendarizza un cospicuo numero di spettacoli a partire dall’11 al 14 ottobre.
Ma il festival in realtà è già iniziato sotto la formula di un “aspettando” (step by step, passo dopo passo e altri appuntamenti) che ha inanellato nei giorni scorso un solida sequenza di occasione insieme informative e formative. “Incontro e dialogo – dice Giovanna Palmieri, ideatrice e coordinatrice della manifestazione – sono le parole chiave di questa proposta”.
L’incontro è quello delle esperienze di palco e di strada, sempre più ricche e curiose, che attraverso le più variegate forme delle danza segnano un successo sempre più crescente in Italia e all’estero. Il dialogo in cui credono i promotori del Festival - (Il direttore del S.Chiara, Nardelli, ci ha scommesso convinto) - vuol portare a confrontarsi, (ma prima di tutto a stupirsi reciprocamente), addetti ai lavori e profani, operatori culturali e protagonisti dei “mondi” che con i giovani, a partire dai bambini, lavorano quotidianamente.
“In questa seconda edizione – spiega ancora Giovanna Palmieri – stiamo raccogliendo quello che con una buona dose di coraggio e perché no di sana follia il Centro Santa Chiara ha seminato lo scorso anno buttandosi con fiducia in questa avventura”
Ecco quindi che nella seconda edizione si è rafforzato il rapporto con il territorio, quello con l’universo dell’educazione e dell’istruzione, (dall’asilo alle superiori) e perfino quello non sempre facile con le scuole di danza che operano in città ed in provincia.
Le tappe di avvicinamento al Festival sono un’indubitabile testimonianza. “In un paio di appuntamenti – gongola la Palmieri – non sapevamo quasi dove mettere i partecipanti. E la rete che siamo riusciti a tessere ci fa essere ottimisti, molto ottimisti, per la risposta agli spettacoli che stanno per iniziare”. Uno degli eventi cui riferisce la direttrice artistica di Y Generation è esemplare per capire l’originalità del progetto. Ad un pubblico da zero a novant’anni Elisa Cuppini, (Teatro delle Briciole), danzatrice e coreografa chiedeva in prestito “un gesto”, anzi un “movimento”. S’è sentito di tutto e tutto è servito a montare un video che coreografa l’arcobaleno casuale dei pensieri e dei sentimenti.
Insomma, se Y Generation ha un compito, il compito è lasciare traccia di tanti intrecci. Come quelli, per capirsi, del professionista, (danzatore, coreografo) che contamina e al tempo si fa contaminare da chi ne segue i movimenti.
Le compagnie ospitate trovano il modo, ( raro, per nulla scontato), di attivare conoscenze e scambi. Ma lo scambio è anche il valore aggiunto della proposta quando coinvolge gli allievi delle scuole di danza e del liceo coreutico in un ruolo da compartecipi di alcune performaces.
E i bambini colgono al volo quel che c’è da cogliere quando si libera anche in un gioco, (di danze, suoni, luci) la forza dirompente del linguaggio “non verbale”. Y Generation, tuttavia, resta un Festival.
Un cartellone. Ed è un cartellone che racconta oltre la competenza e la passione di chi lo ha allestito anche un grosso sforzo per quanto riguarda la quantità e la qualità degli spettacoli. In scena ci saranno, nei diversi spazi, la bellezza di 13 compagnie provenienti da Italia, Spagna, Germania, Francia, Olanda. Saranno coinvolte in oltre 20 performance di cui 3 in prima nazionale e una in anteprima. Saranno spettacoli “dedicati”. Attenti a trovare la chiave giusta rispetto alle età e ai contesti. Per i piccoli spettatori delle scuole dell’infanzia sono in programma L’Arcobaleno di Bianca di ABC - Allegra Brigata Cinematica e Buckets of Feeling! dei tedeschi Tanzfuchs.
Rivolti agli allievi delle scuole elementari sono Fate d’Acqua di Maria Ellero - Teatrimperfetti/Déjà Donné, frutto di un percorso di ricerca dell’artista con i bambini di diverse scuole friulane, e Col naso all’insù di Sosta Palmizi, un divertente lavoro che ribalta il punto di vista sugli adulti, immaginando e mostrandoci cosa pensano i nostri figli di noi genitori. Salendo di età, e di altezza, il festival azzarda. E fa bene.
Per il pubblico delle scuole media, infatti, ci sarà un versione di Caino e Abele, Rodisio/TAK Theater Liechtenstein, che chiede aiuto alla break - dance per esplorare l’amore fraterno, il conflitto e la sconfitta. E su questa strada – la strada del contemporaneo che parla ai contemporanei – si muovono anche i francesi di Arscon e Theater Strahl / De Dansers. Le relazioni tra gli adolescenti sono serissime acrobazie ormonali. La danza acrobatica e l’improvvisazione non sono più espedienti tecnici ma veri e propri convegni istruttivi in forma di spettacolo.
Gli spettacoli di Y Generation saranno presentati da IL DOLOMITI con dovizia di informazioni. Serve. Ma serve, di più, consigliare disponibilità. Una disponibilità alla curiosità e alla scoperta con la rassicurazione di venire ripagati dagli appuntamenti. Tanto da quelli al chiuso e tanto, forse più, da quelli che occupando gli spazi urbani li riempiranno di stupore grazie ad artisti di strada come Maldimar/Marta Finazzi e lo spagnolo Lucio Baglivo.
Oltre agli spettacoli, il programma di Y Generation si arricchisce quest’anno con due mostre: Sulle punte e a piedi nudi a cura di Giannino Stoppani Cooperativa Culturale, dedicata all’illustrazione nella letteratura per ragazzi e ai suoi legami con il linguaggio della danza, e Col naso all’insù, mostra di tavole illustrate da Francesco Manenti, danzatore della Compagnia Sosta Palmizi, sul tema dell’essere genitori. Si inizia domani. Con molto.