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La scienza incontra l'arte, il 'Teatro della Meraviglia' promette di stupire

La rassegna teatrale promossa dall'Università e dalla compagnia teatro Portland mette a confronto scienza e spettacolo. Quattro le opere che andranno in scena dal 13 al 22 gennaio, in più quattro "augmented lectures", un modo nuovo per fare divulgazione per tutti

Di Carmine Ragozzino - 12 gennaio 2017 - 16:21

TRENTO. Nello spazio è dura montare la maionese. Ma in qualche pianeta meno sperduto di quel che s’immagina la panna non è impossibile. Volendo, viene. Ma il sapore non stuzzica. Più acida, pur zuccherata, che altro. Eh sì, c’è da scoprire approcciando la scienza – la ricerca dell’oggi che disperatamente indica come non privarsi del domani – con una sana, meglio se inconsapevole, curiosità.

 

E ci sarà da intrigarsi non poco seguendo gli appuntamenti di un festival che finalmente ha il pregio raro dell’inconsueto. Non disgiunto da un mix tra coraggio e convinzione. Il coraggio di proporre un suggestivo rapporto tra arte e scienza, il teatro prima di tutto ma non solo il teatro. E la convinzione – filosofia salvifica – che non resettando l’interesse per la scienza ci si attrezza a non partecipare (chissà, forse perfino ad evitare) l'harakiri ecologico del pianeta.

 

Il festival in questione prende il via venerdì 13 a Sanbapolis. Si chiama “Teatro della meraviglia” ed è farina ben mescolata di due sacchi. Il primo sacco creativo è quello di un “ricercattore”, Andrea Brunello, che prima (o insieme) dell’essere un protagonista di prosa quasi sempre civile (Teatro Portland, Compagnia Arditodesio) è un fisico (non nel senso muscolare) con tanto di curriculum di studi internazionali. Il secondo sacco è quello di Stafano Oss, responsabile del laboratorio di comunicazione delle scienze fisiche del dipartimento di fisica a Mesiano.

 

Tra i due lo scambio è longevo. Brunello ha portato la scienza sul palco in più d’una occasione. E Oss, collaborando con l’attore promoter si è straconvinto che l’arte (a teatro e altrove) è una potentissima forma di didattica non respingente quando condisce l’aridità delle formule con i sapori del gesto, della parola, della sorpresa e del movimento scenico.

 

Ecco perché i due hanno azzardato un festival di scarse risorse (finanziarie) ma di indubitabile ricchezza per quel che concerne i contenuti. “Teatro della meraviglia” è l’alternanza per due fine settimana di fila (il primo da domani) di spettacoli fatti e finiti e incontri dagli spunti potenzialmente infiniti. Si chiamano, questi ultimi, “Augmented lectures”. Traducendo: “Letture aumentate”, laddove l’aumento è la dose di coinvolgimento e di divertimento garantita a chi vorrà seguirle.

 

Nelle “lectures” infatti gli scienziati duettano con attori, pittori, creativi d’arte varia. Un dialogo serio, serissimo, su argomenti di sicuro appeal fin dalle prime occasioni, quelle di sabato 14 quando Nicola Ludwig (fisico, Milano) si cimenterà assieme a Nadia Simeonova (pittrice) nello spiegare cosa si nasconde sotto i dipinti del passato tra rifletto grafie ed infrarossi mentre l’artista illustrerà pennello alla mano la magia dei pigmenti nella produzione rapida di un falso d’autore.

 

Questo avverrà alle 18, mentre tre ore dopo Marco Gilberti (altro fisico, ancora Milano) sarà alle prese con l’attore Giacomo Anderle in un viaggio più serio che faceto nella maccanica quantistica.

 

Domenica, alle 18, la fisica del “Teatro della meraviglia” si lancia in un happy hour piuttosto ghiotto. E ghiotto non solo per l’offerta grastroartistica dei ragazzi dell’alta formazione della ristorazione di Tione quanto per il contorno scientifico curato da Marina Carpineti (Milano, di nuovo). Perché la carne al sangue è più elastica di quella ben cotta? E perché il budino, fatto di liquidi, resta miracolosamente solido? Mangiare, insomma, è un conto, ma mangiare “informati” è un altro conto.

 

Si passa alla prossima settimana (il 21 alle 21) e si cinguetta con Einstein disquisendo quasi che fosse un gioco di onde: gravitazionali, di un miliardo di anni fa. Qui l’intrigo, sulla carta almeno, è allettante. Con Stafano Oss, infatti, ci sarà Enrico Merlin (partner solido di Brunello nei teatri) che pizzicando la sua chitarra manderà “in onda” quel che nella scienza appare ostico. Chissà se rendendolo più comprensibile, certamente rendendolo più gradevole e stimolante.

 

E così delle letture aumentate s’è detto tutto. Anzi no. Non s’è detto, ed è bene dirlo, che questo connubio tra scienza ed arte è una sfida prima di tutto ai linguaggi della divulgazione che ha le carte in regola per fare bene all’una (la scienza) e all’altra (l’arte) in una contaminazione tanto inedita quanto virtuosa. Non si è detto, ancora, degli spettacoli.

 

Nel festival saranno quattro, a cominciare da venerdì sera alle 21. A Sanbapolis la luce verrà dalle stelle. E sarà – promette il cartellone – una luce di scoperta. “Luce dalle stelle” è il viaggio nelle teorie cosmologiche più affascinanti. Viaggio che avrà per Ciceroni tre veri scienziati lanciati in una scommessa al tempo istruttiva e divertente. “Starlight” è lo spettacolo che il festival mette in scena domenica, alle 21, per raccontare settemila metri di universo. Un racconto affidato all’affabulatore Filippo Tognazzo.

 

E’ la storia dell’astrofisica (termine diventato familiare ai più per Astrosamantha ma che c’era anche prima della nonesa volante). E’ la storia degli uomini che all’astrofisica hanno dedicato anima e cervello che nella scena vira anche verso la storia d’Italia dal Risorgimento in poi.

 

Il 20 gennaio il palco rischia di essere piuttosto piccolo rispetto alla grandezza della fantasia di Leonardo (da Vinci, of course). Con “Il Codice del voloFlavio Albanesesi trasforma nel genio inarrivabile per dare corpo al suo sogno più grande: il volo, appunto. Ma occhio, non si parla di volo metaforico.

 

Leonardo voleva mettere le ali davvero. Le ali che permettono di disancorarsi dai limiti della natura umana e che nel teatro sono pane anche per l’attualità. Si chiude domenica 22 con Brunello, il ricercatore, che come è lecito si ritaglia il suo spazio anche in scena. “Torno indietro e ammazzo il nonno” è un viaggio nel tempo che Brunello al quale Brunello ha già invitato diversi spettatori, (e per fortuna non solo in Trentino). Lui e il Clown Augusto (Roberto Abbiati) provano a rispondere alla domanda delle domande: “Dove va il tempo che passa?”. La conversazione tra i due attori sarà anche surreale ma il bisogno di capire il rapporto tra tempo e spazio è reale. Orpo se è reale.

 

Eccolo dunque il festival della meraviglia. Un numero zero che concretizza il rapporto intenso tra Brunello, il Portland che dirige, Arditodesio con cui produce i suoi spettacoli ed un mondo scientifico che ha la dote di aprirsi allo stupore e all’emozione. Un’apertura che ha anche nome e cognome: “Jet propulsion theatre”, laboratorio permanente di creazione teatrale collegata alla scienza.

 

L’opera Universitaria, che ha compreso la portata del progetto, ha offerto al festival gli spazi, (non solo il teatro Sanbapolis). E quegli spazi meritano – sbilanciandosi senza alcuna neutralità – di essere riempiti dal pubblico. Un pubblico cui Brunello offre la sua appassionata dedica: “ Lavoriamo per un pubblico vario e curioso, per chi ama il teatro e per chi ama la scienza, per i veterani dello spettacolo dal vivo e per i giovani che vogliono farsi affascinare. Viviamo in un mondo che è profondamente trasformato dalla scienza e dove la bellezza e l’arte si contrappongono a tanto orrore con cui ci confrontiamo da troppo tempo e troppo spesso”.

 

Un festival come “Il teatro della meraviglia” andrà come andrà (si spera benone, visto lo sforzo). Ma comunque vada un successo l’ha già ottenuto. Il successo di una proposta finalmente “altra” rispetto all’esageratamente foraggiata sequenza del “trito e ritrito” che affolla i palcoscenici trentini.

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