La gita scolastica del Liceo Filzi nella natura incontaminata e selvaggia dell'artico norvegese sbarca al Trento Film Festival
Si chiama “RESEt: una classe alle Svalbard” ed è il documentario del regista Alberto Battocchi inserito nella sezione "Orizzonti vicini" dell'ormai imminente Festival. Racconta l'incredibile viaggio scolastico di una quinta di Rovereto accompagnata nelle Svalbard dal suo professore, Cattadori: "Il momento più bello? Camminare nella nebbia con i ragazzi e sentirsi dire: 'Prof., sa che mi ha cambiato la vita?'".

TRENTO. Ci saranno anche gli studenti del Liceo Filzi di Rovereto tra gli "attori protagonisti" dell'ormai imminente Trento Film Festival. Come? Con “RESEt: una classe alle Svalbard” un film documentario che racconta il viaggio di esplorazione alle isole Svalbard nell'artico norvegese, appunto, di un gruppo di studenti della 5a del Liceo di Rovereto. Un diario di viaggio che documenta la nascita e la realizzazione di un sogno e presenta il progetto didattico RESEt (Research and Education Svalbard Experience) attraverso le immagini mozzafiato degli ambienti polari e i racconti dei suoi giovani protagonisti.
Il film, presentato dal Liceo, prodotto dalla società trentina GiUMa e con la regia di Alberto Battocchi, è stato selezionato alla 65a edizione del Trento Film Festival nella categoria “Orizzonti vicini” riservata alle produzioni del Trentino Alto Adige e verrà proiettato al Cinema Modena martedì 2 maggio - alle 21,30 sala 2 – con replica sabato 6 maggio - alle 19 sala 3. Venerdì 28 aprile alle 18, alla Sala conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto (in via Garibaldi, 33 a Trento) ci sarà, invece, l'occasione di incontrare gli autori della categoria ‘Orizzonti vicini’ e quindi gli stessi ragazzi, il loro insegnante, il regista Alberto Battocchi e i film maker Marco Rauzi e Michela Tomasi, che hanno realizzato le riprese alle Svalbard.
"Desideravo aprire la scuola al mondo e portare il mondo nella scuola", afferma l'insegnante di scienze Matteo Cattadori, ideatore del progetto RESEt. "Spesso, nell'ambiente scolastico, è difficile trasmettere agli studenti la passione per viaggiare. E quindi mi sono chiesto: come far conoscere ai ragazzi la bellezza dell'esplorazione?". Così, dopo un viaggio di ricerca scientifica in Antartide compiuto 10 anni fa, Matteo Cattadori si è rimboccato le maniche e ha deciso si portare i suoi studenti a fare un'esperienza di vita nella natura incontaminata e selvaggia dell'artico norvegese.
"Quando nel novembre 2014 entrai in aula e presentai ai miei studenti questa idea, pensavano stessi scherzando - continua Cattadori -. Hanno faticato a essere consapevoli di questa proposta e immaginarla come un'impresa realizzabile". Motivati a rendere questo sogno realtà, l'insegnante e i suoi ragazzi, hanno trascorso un primo anno a cercare le risorse necessarie per la realizzazione del progetto: hanno trovato il sostegno di circa 30 sponsor, tra cui il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e centinaia di sostenitori privati. Successivamente, è stato attivato anche un percorso formativo che ha coinvolto gli studenti in numerosi incontri, tutti in orario extrascolastico, con dei ricercatori scientifici. "Abbiamo avuto dei momenti di difficoltà – afferma Cattadori -, ma li abbiamo sempre affrontati con leggerezza e impegno".
Coraggiosi di intraprendere una spedizione scientifica proprio come gli esploratori agli inizi del XX secolo, nel luglio del 2016 gli studenti dell'attuale 5a del Liceo Filzi di Rovereto sono decollati verso le isole Svalbard. Tra gli accompagnatori, non potevano mancare nemmeno Marco Rauzi e Michela Tomasi, i filmmaker che, con le loro telecamere, hanno documentato l'esperienza dei giovani roveretani. Ma a fare le riprese hanno contribuito anche gli studenti, con i loro telefonini: "Desideravamo che i ragazzi provassero a riprendere la loro avventura in prima persona", afferma il regista Alberto Battocchi. Giorni trascorsi a documentare l'incontaminata natura norvegese, paesaggi mozzafiato, ma anche i vissuti, le emozioni degli studenti esploratori.
"Un'esperienza senza filtri – afferma l'insegnante Cattadori - nella quale i ragazzi hanno assaporato il gusto della libertà, ma al contempo hanno imparato a sentirsi responsabili di loro stessi. Spesso i giovani sono imprigionati in un mondo di regole, e quest'ultime hanno la pretesa di tenere i ragazzi al sicuro. Alle isole Svalbard, i miei studenti hanno avuto l'opportunità di fronteggiare concretamente i problemi e sentirsi dei veri esploratori scientifici nella natura selvaggia". Le lunghe camminate, alcune notti in tenda, e i pasti cucinati in semplici fornellini da campeggio, sono stati affiancati da interessanti studi scientifici che hanno spaziato dall'ambito meteorologico, alla fotometria, dagli studi di geologia, sul permafrost, a quelli sulla flora e la fauna delle isole Svalbard.
Una volta tornati dal viaggio nell'artico norvegese, è stato possibile realizzare un altro sogno. "Al ritorno da questa avventura, Alberto Battocchi ha notato che il materiale delle riprese era molto buono, e che sarebbe stato possibile realizzare un documentario", afferma il produttore del film, Ugo Pozzi. In questo modo è nato “RESEt: una classe alle Svalbard”. Nelle prossime settimane, l'opportunità di partecipare al Trento FilmFestival, sarà un importante traguardo per un film al quale tutti hanno lavorato su base volontaria e che ha visto il sostegno di numerosi partner pubblici tra i quali l’Ufficio Stampa della Provincia, il Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette della Provincia e, tra gli sponsor privati, Cavit.
"Il viaggio di visita ed esplorazione alle isole Svalbard è stato solo la punta dell’iceberg, l’apice, della nostra iniziativa - afferma Cattadori - che, invece, è in primis un’occasione di crescita e di responsabilizzazione dei giovani studenti". Una scelta coraggiosa, quella dell'insegnante Cattadori, che per amore della sua disciplina di studio e del proprio lavoro, ha deciso di accompagnare i suoi studenti nelle terre più a nord del pianeta. E quando gli abbiamo chiesto, qual è il ricordo più significativo di questa avventura, non esita a rispondere: "Camminare nella nebbia con i ragazzi e sentirsi dire: 'Prof., sa che mi ha cambiato la vita?'".