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Il Teatro di Villazzano riparte dall'estro e l'umiltà della famiglia Corradini: una stagione tra prosa, commedia e musica

Mirko e Cristian, hanno fatto del teatro un lavoro. Duro ma vero. Regista il primo. Fatctotum organizzativo il secondo. Sono loro a prendere in mano la nuova, bellissima, struttura della collina con il progetto TeatroE/Estroteatro che conta anche sulla collaborazione con Aria Teatro, (Pergine e Merano) e Portland

Di Carmine Ragozzino - 21 settembre 2017 - 19:58

TRENTO. La presentazione di una stagione teatrale – la stagione di un teatro di muri e tecnologia nuova ma di sentimento antico – è necessariamente lunga. A decretare i tempi non è il calendario degli spettacoli, che pure è fitto. A dettare il ritmo è, nella fattispecie, il dilatarsi ingovernabile delle emozioni. A Villazzano le emozioni legate all’apertura del teatro dopo una lunga e tormentata chiusura sono davvero tante. E forse uniche. C’è l’emozione di una famiglia, i Corradini. L’indimenticato capofamiglia, Gianni, fu l’anima iperattiva di un’amatorialità in prosa che fece e ancora fa Compagnia sul palco e fuori palco. La moglie, Maria Zini, recita. E la sua interpretazione migliore deve essere stata quella di proporsi come ormeggio sicuro per le belle passioni famigliari.

 

I figli, Mirko e Cristian, hanno fatto del teatro un lavoro. Duro ma vero. Regista il primo. Fatctotum organizzativo il secondo. Ebbene, con la gestione del nuovo/vecchio teatro di Villazzano – ottenuta dopo vittoria del bando comunale - i Corradini giocano in casa. Ma proprio questo giocare in casa, questo “ritorno” a casa, è tutto meno che una passeggiata per quanta è l’attesa e per quanto alta è la posta del loro impegno. Come se ne esce? In un solo modo: l’umiltà. L’umiltà che è una dote rara. L’umiltà che diventa forza quando dirompente quando si affianca in un equilibrio sapiente alla convinzione. Ecco, Mirko Corradini, il direttore artistico del nuovo teatro di Villazzano, sembra aver saputo dosare al meglio le due qualità, umiltà e convinzione.

 

Traducendo si potrebbe sintetizzare con un confortante “non se la tira”. E quindi c’è da credergli quando spiega con un entusiasmo contagioso che il teatro che s’appresta a lanciare con il suo team giovane e affiatato vincerà la partita – una partita complicata – se riuscirà a diventare “altro” . O meglio, non solo teatro. E cioè una casa comune, un punto di riferimento, un cantiere aperto alle idee e alle proposte, un’occasione. L’occasione, cioè, per costruire assieme a chi ne avrà voglia una programmazione per così dire democratica. Laddove per democrazia si intende apertura, disponibilità ad ospitare i più diversi sogni artistici per consolidarli attraverso un’accurata promozione. Democrazia, nell’arte come nella vita, significa non avere puzza al naso. Umiltà, nell’arte come nella vita, significa mettersi a disposizione. E questo è in estrema sintesi il progetto di TeatroE/Estroteatro per portare a Villazzano quello che a Trento c’è troppo poco.

 

Certo, presentare la stagione di avvio di un teatro che il Comune ha rinnovato mutandolo quasi dalle fondamenta non permette di partire al buio. E, infatti, nella programmazione che partirà con il taglio del nastro del 7 ottobre le luci non mancano. Si illumina, ad esempio, un comparto artistico che per Trento è un inedito intrigante: la prosa che fa commedia, la commedia con la targa tricolore. Da un accordo tra TeatroE/Estroteatro e la Compagnia La Bilancia, (che fa lavorare due teatri a Roma e a Milano) nasce un calendario di prosa inconsueta. La prosa, cioè, che rivitalizza attraverso l’opera di autori giovani la commedia nazionalpopolare.

 

Roba da ridere, così come ci si sganasciava di fronte alle macchiette amaramente irresistibili di Sordi. Roba che fa pensare perché se ridicolizzata l’attualità diventa ancora più attuale. Alla commedia italiana Villazzano approderà grazie a Stefano e Roberto Marafante. Il primo dirige La Bilancia. Il secondo, regista operante tra Trento e Roma, non è solo il “tramite” della proposta. Sarà lui a costruire una commedia all’italiana da portare sul palco di Villazzano dirigendo una compagnia trentina formata allo scopo. E c’è davvero di che incuriosirsi.

 

Non si scopre nulla, invece, nel registrare che al cuore della stagione di Villazzano ci sarà il premio Fantasio. Al Fantasio – il concorso per registi che si misurano tutti su uno stesso testo – i Corradini, (il padre prima, i figli poi), hanno dedicato “anima e core”. Con il nuovo teatro il Fantasio tornerà dove è nato. Ma ci tornerà cresciuto in quantità, qualità e dimensione internazionale. I registi, gli attori che guideranno, saranno “stanziali” per parecchi giorni al nuovo teatro. Senza trucco, (o con il trucco scenico) ma senza inganno i mini spettacoli del concorso prenderanno forma in un teatro che potrà e dovrà trasformarsi in un luogo di curiosità e di coinvolgimento. E un progetto di curiosità e coinvolgimento nell’arte vale più del prodotto finale: questa è la forza di Fantasio e del settore “residenze” – l’ospitalità di piccole compagnie che allestiscono e mettono in scena i loro lavori – che caratterizzerà Villazzano.

 

Democrazia, nell’arte, è anche non scappare ad una dimensione popolare. La stagione amatoriale e quella del teatro ragazzi del teatro di Villazzano percorre senza titubanze questa strada. E d’altronde la Compagnia Corradini, storia del teatro dopolavoristico del sobborgo, non poteva che avere un ruolo centrale nel ricreare attraverso la prosa non professionistica momenti vitali di aggregazione. Nella stagione di Villazzano echeggerà anche la musica. Quella classica. E quella lirica. A proporla sarà l’associazione Aurora che trova così un’occasione di continuità per accontentare i gusti dei melomani, (si inizierà con una Turandot in versione obbligatoriamente mignon) e quelli di chi segue il canto corale e le note popolari.

 

La gestione del teatro di Villazzano è tuttavia una gestione per così dire una e trina. TeatroE/Estroteatro, Aria Teatro, (Pergine e Merano) e Portland hanno fatto rete. Una rete per scambiarsi esperienze, spettacoli ed energie. Una rete per rafforzare la linea delle ricerca espressiva, (non solo il teatro ma le contaminazioni tra arti) che è il marchio ormai ben visibile delle tre realtà. Cosicché dal settore “residenze” e da quello “eventi” della stagione approderanno al palco una serie di suggestioni, di messaggi sociali, di scelte teatrali innovative che distinguono “l’altro teatro” da quello dei grandi nomi, dei grandi titoli e dei grandi budget. Saranno scoperte in un teatro – inteso come luogo fisico – che Corradini e soci sperano di far diventare un teatro di vita e di vissuti.

 

Se hai qualcosa – ecco il mantra purtroppo inattuale di Mirko Corradini – lo devi condividere”. Lui, il suo team, la sua famiglia che non sta dietro le quinte – hanno adesso un teatro “da condividere”. Da condividere con il territorio dove sorge il teatro. Da condividere con la città. Chi ha idee, chi ha proposte, chi ha valore e valori da far conoscere, può farsi avanti. Non si sa se questa macchina di democrazia artistica riuscirà davvero a mettersi in moto e quanta strada potrà percorrere. Ma certo è che Corradini e soci hanno deciso di non tenere i fusti di benzina, (l’entusiasmo, la generosità) chiusi in garage. Dunque si può partire. Dunque, si parte. Dunque si parte bene.

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