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Fausto De Stefani e il cuore della gente di montagna: l'impegno in Nepal e i 60 mila euro messi a disposizione dai militanti della Sat

Ieri sera all'Auditorium Santa Chiara il grande alpinista ha raccontato del suo impegno a fianco della Scuola Rarahil, una sorta di ‘protezione civile himalayana’. Un evento per raccogliere fondi destinati alla fondazione umanitaria che gestisce una scuola a Kirtipur e che si è concluso con gli splendidi canti del Coro della Sosat

Di Nereo Pederzolli - 01 maggio 2017 - 12:26

TRENTO. Ha scalato il quindicesimo ottomila. Uno in più di quelli che esistono. Perché non solo è salito sulla vetta della solidarietà, ma ha impostato una cordata d’aiuti che supera barriere e libera sogni. Concreti. Fausto De Stefani ha portamento e carisma da autentico blasonato alpinista, ma non lo ostenta. Anzi, sfrutta la sua saggia esperienza himalayana solo ed esclusivamente per essere al servizio umanitario di quelle ‘terre alte’. Costantemente e senza alcun clamore. Lo ha fatto anche ieri sera a Trento, nell’Auditorium Santa Chiara, serata clou per raccogliere fondi destinati alla fondazione umanitaria che gestisce una scuola a Kirtipur, vicino Kathmandu in Nepal. Quasi mille giovani, che grazie al progetto voluto da Fausto De Stefani possono avere un futuro, per loro e per un Nepal devastato, tra terremoti e conflitti geopolitici.

 


 

Serata alpinistica, perché – come ha ribadito Claudio Bassetti, presidente SAT, in apertura – "quando uomini e montagne si incontrano, accadono grandi cose". Perché ci vogliono uomini che non solo scalino le vette o compiano grandi imprese: servono uomini capaci di leggere i bisogni delle genti di montagna, per dare risposte adeguate, realizzabili, concrete. E Fausto De Stefani è sicuramente uno di questi. Aiuti mirati con un simbolico ponte tra Trentino e Nepal. Costruito con la mobilitazione di tutta la Sat, soci e sezioni ‘satine’ da anni a fianco di De Stefani. In cordate solidali, per reperire fondi, dare concreto sostegno economico e pure aiuti in prima persona, con trasferte di volontari nei villaggi nepalesi più remoti, coordinati dai responsabili della Scuola Rarahil, una sorta di ‘protezione civile himalayana’ in perfetto stile dolomitico.

 

Sentimenti di solidarietà che sono iscritti nel codice genetico di chi la montagna la vive costantemente. Non sono serviti appelli per la mobilitazione. La SAT ha subito messo in campo la sua ‘base militante’, raccogliendo fondi (60 mila euro) e spronando i suoi soci a mobilitarsi in azioni solidali. Tra questi anche Alessandro Tamanini, un recente passato di tele cineoperatore della Rai di Trento, esperto alpinista di Mattarello, che al Nepal dedica tutto il suo impegno solidale. Realizzando un prezioso, coinvolgente documentario che subito ha coinvolto il pubblico trentino, grazie anche al ritmo giornalistico dei testi curati da Riccardo Tivegna e all’indiscutibile carisma di Fausto De Stefani.

 


 

"Le montagne restano, gli uomini no. Specialmente quando la montagna mette a dura prova la sopravvivenza. Ecco perché io ho deciso di dedicare il mio tempo ai progetti della scuola Rarahil. Per questioni etiche, per essere davvero alpinisti".

Messaggio di poche parole, essenziale, diretto. Concetto comunque coinvolgente, per certi versi emozionante. Così sul palco dell’Auditorium un De Stefani per certi versi ieratico nella sua figura di ‘gran saggio’ delle vette, ha trovato l’abbraccio di un TrentoFilmfestival davvero solidale. Pure …corale.

 

Grazie alle fresche voci dei giovanissimi ‘vocalist’ del Minicoro di Rovereto – grande ritmo e bravura nelle esecuzioni, con qualche citazione forse fin troppo retorica nel testo dell’inno al Trentino - che hanno aperto la serata. Proseguita tra parole, video e coralità, con il mitico Coro della Sosat in splendida forma. Concerto essenziale, in tutti i sensi. A partire dalla nuova divisa del coro, stile Montura, sponsor tra i più attenti anche in aiuti umanitari e dunque in piena sintonia con lo scopo benefico della serata.

 

Concerto coinvolgente. Andrea Zanotti, presidente del Coro, ha presentato i brani scelti per la performance solidale. E il Coro Sosat non ha minimamente deluso, anzi. Con l'impeccabile direzione del Maestro Roberto Garniga le canzoni di un repertorio solitamente percepite come canti di svago, sono state arrangiate con sonorità corali insolite, raffinate, fraseggi e timbri 'post-moderni', comunque in simbiosi con i concetti di una coralità sempre più attenta al cambiamento, tra confronti e 'contaminazioni' etnico/sonore. Vicine e lontane. Per sostenere Fausto De Stefani – coralmente – a consolidare il suo (nostro) quindicesimo ottomila. Il più alto, in tutto.

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