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Fa'afafine, novanta ragazzi ad applaudire lo spettacolo considerato "propaganda gender" da Forza Nuova. A protestare erano in sei.

Anche Claudio Cia e Rodolfo Borga avevano contestato la messa in scena. Ugo Rossi aveva mandato una circolare alle scuole per avvisare i genitori del contenuto. Il direttore del Santa Chiara: "Polemiche inutili"

Di Donatello Baldo - 06 marzo 2017 - 18:42

TRENTO. “Te lo promettiamo – dicono i genitori al figlio Alex – anche tu un giorno troverai chi ti ama per quello che sei”. Questa è la frase che si porteranno a casa gli spettatori che hanno visto Fa'afafine, ragazzi o adulti che siano, insegnanti o giornalisti. Una frase che ogni bambino vorrebbe sentirsi dire, da ogni mamma, da ogni papà. La promessa che vale tutto. Che vale la speranza della felicità.

 

Contro questa frase, contro lo spettacolo di Giuliano Scarpinato proposto nel tabellone per le scuole dal Centro culturale Santa Chiara, si sono scagliati in molti: consiglieri provinciali, partiti della destra più o meno moderata. E anche Forza nuova si è mobilitata: erano in sei. Uno striscione grande con scritto 'Come natura crea'. Uno più piccolo con scritto '2+2 =4'.
 

Qualcuno ha chiesto cosa volesse significare l'operazione aritmetica: “Problemi vostri se non lo capite – ha risposto uno dei manifestanti – magari se foste un po' più intelligenti potreste capirla”. Poi Anna Eccher, dell'associazione Evita Peron, la formazione femminile di Forza Nuova, cerca di spiegare meglio cosa voglia dire quella scritta: “Nel senso che è una cosa naturale e semplice che esistano maschi e femmine. Semplice come due più due che fa quattro”.
 

Lo spettacolo però non l'hanno visto: “No, nessuno di noi l'ha visto – ammette Anna Eccher – ma noi lo contestiamo perché fa passare il messaggio che ciascuno può decidere di essere ciò che vuole”. Come Alex, che a volte si sente un ragazzino a volte una ragazzina, e vorrebbe sposare il suo amichetto.

 

Ma non l'hanno visto, lo hanno ammesso loro, e non sanno che Alex si è rinchiuso nella propria stanza per sfuggire alle battutine, alle risate di scherno, alle piccole e grandi violenze che subisce a scuola tutti i santi giorni. E non sanno che Alex non vuole uscire dalla cameretta per sottrarsi all'indice puntato che gli dice “tu sei strano”. Lui sogna di andare sull'isola di Samoa, dove quelli 'strani', quelli che non si sentono né maschi né femmina, hanno addirittura un nome, sono rispettati, nessuno li giudica e nessuno li condanna. L'ha letto su wikipedia che a Samoa esistono quelli come lui, i fa'afafine.

 

Ma non l'hanno visto nemmeno Claudio Cia e Rodolfo Borga, i consiglieri provinciali che tanto hanno detto e fatto contro lo spettacolo andato in scena oggi. Perché secondo loro di queste cose ai bambini non si deve mai parlare, e l'educazione spetta solo alla famiglia. La scuola deve insegnare solo a fare due più due, e spiegare bene bene che fa quattro. No hanno avuto neanche un briciolo di curiosità, quella intellettuale, quella che fa mettere il naso nelle cose per capirle meglio. 
 

Non l'hanno visto quindi non sanno che Alex lì da solo nella sua stanzetta ha giocato con i suoi pupazzi creandosi un mondo tutto suo. Non lo sanno che i genitori erano fuori dalla porta indaffarati, senza tempo per capire il figlio, per parlare un po' con lui, con la fretta di chi deve correre al lavoro. Non lo sanno che la fantasia di quel ragazzo era così tanta da farlo uscire dalla stanza col pensiero per poter varcare la claustrofobia di quella somma che per forza deve dare quattro sempre e in ogni caso.

 

Chi l'ha visto però, quei novanta ragazzi delle medie (Winkler) e delle prime classi delle superiori (Vittoria), ha capito tutto. Per esempio che alla mamma e al papà si possono dire queste cose, come ha fatto Alex che dice ai genitori che vorrebbe essere in un posto dove poter sposare il suo amichetto della scuola.

 

Se fossero venuti allo spettacolo, questi che per partito preso lo hanno contestato, avrebbero anche riso, perché il papà di Alex ad un certo punto sviene per la notizia che suo figlio vorrebbe sposare un ragazzino. Perché hanno riso tutti, perché fa ridere.

 

E si sarebbero anche un po' commossi. Molti in sala si sono emozionati quando mamma e papà hanno fatto qualcosa di speciale per il loro figlio. Anzi, qualcosa di strano, per farlo sentire accolto, per farlo sentire uguale a loro. Tutti strani, tutti diversi, tutti belli. Come sono belle le famiglie che si incontrano, che si capiscono e si aiutano. Che si stringono fortissimo per sentirsi tutti amati fino in fondo, anche se strani, anche se diversi. Anche se quella presunta normalità del 'due più due fa quattro' non la si capisce fino in fondo.
 

“Ragazzi vi è piaciuto?”, “Moltissimo”, hanno detto. Poi una ragazza ha fatto una domanda a Michele Degirolamo, all'attore che ha interpretato Alex. Ci si aspettava una domanda sul tema, sull'identità di genere, ma invece no: “Quando hai deciso di fare il tuo lavoro, quando hai capito che il teatro era la tua passione?”
 

I ragazzi, liberi e innocenti, ragionano così: hanno visto uno spettacolo, vorrebbero diventare tutti attori. “Fin da piccolo giocavo a fare tante voci, mi travestivo per gioco, sognavo e immaginavo tanto”, ha risposto Degiorlamo. E in tanti annuivano, perché in tanti sognano e fanno viaggi con la fantasia, come Alex.
 

E le insegnanti sono soddisfatte? “Certo – ammettono – e non abbiamo mai pensato di rinunciare a quest'opportunità. Sono tanti anni che il Santa Chiara propone spettacoli per i ragazzi – spiegano – non c'era motivo di dubitare della qualità e del contenuto educativo”.
 

“E questo spettacolo – confermano – è in linea con i progetti che portiamo avanti da tempo: quello del rispetto della diversità, quello sull'identità e sugli stereotipi di genere. Di queste cose – affermano – a scuola se ne parla, per fortuna se ne parla”.
 

Anche a Trento lo spettacolo Fa'afafine è stato fatto. Ci sono state polemiche e si sono presentati in sei a protestare. Alcuni consiglieri provinciali si sono messi di traverso perché questo spettacolo avrebbe potuto far del male ai ragazzini, ma lo spettacolo nemmeno l'hanno visto.
 

“Polemiche inutili”, ha detto il direttore del Centro culturale Santa Chiara Francesco Nardelli. Polemiche che però hanno messo in ansia anche la giunta, perché Ugo Rossi, governatore e contemporaneamente assessore all'Istruzione, ha scritto alle scuole tutto preoccupato.

 

“Quella circolare ai dirigenti – ammette un'insegnante – ci ha obbligati a richiedere un'autorizzazione supplementare alle famiglie, oltre quella già chiesta al momento dell'adesione all'iniziativa. Qualcosa di eccessivo – spiega – perché facendo così non si riconosce agli insegnanti il ruolo di educatori, non si difende la professionalità di chi tutti i giorni si relaziona con le famiglie e condivide i progetti all'interno della propria scuola”.


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