Denis Longhi e Distretto 38, il festival di elettronica d'avanguardia. "Trento è il motore, Rovereto la benzina. Il Trentino tosto come Hunger games"
Dal 9 al 14 maggio la rassegna di musica contemporanea. Dj set al Muse e al Mart. Il curatore del Santa Chiara: "Valorizziamo le location d'eccellenza, nella chiave del distretto tecnologico. Qui non è periferia, c'è fermento. In Trentino un'offerta non conforme sull'asse Bolzano-Verona".

TRENTO. Il territorio di Trento e Rovereto? Periferico, ma anche, in virtù della distanza dalle metropoli, uno dei più tosti. Proprio come nella saga cinematografica campione d’incassi Hunger games, in cui sono i giovani provenienti dai distretti più poveri e distanti dalla capitale a dare prova di maggiore abilità. Denis Longhi, curatore della rassegna Jazz’About del centro Santa Chiara, presenta così i luoghi di “Distretto38”, il festival di musica elettronica che dal 9 al 14 maggio, nella sua seconda edizione, porta nelle due città il meglio della musica d’avanguardia e della club culture. Valorizzare le “venues”, le location peculiari del Trentino (come Mart e Muse che avrà un concerto in terrazza), nella chiave del distretto tecnologico: questa l’idea alla base dell’iniziativa. Via il 9 maggio con “La guerra del suono”, alle 17.30 nell’aula magna dell’università a Rovereto. Presenta Kode9, producer della Scozia, che terrà il dj set alle 21 nel cortile della biblioteca civica. Mercoledì, al Melotti, i live di Shackleton e Lorenzo Senni. Giovedì stessa ora Powell e Clap! Clap!. Venerdì ci si sposta a Trento, all’auditorium Sanbàpolis e alle 18, con Moodymann, Andres, Meine Liebe. Stessa ora il sabato per i dj set di 2Manydjs, Jeremy Underground, Everest Parisi, Pesce. Chiusura finale domenica 14 maggio nella terrazza del Muse: guest star Bradley Zero, protagonista del nightclubbing londinese. L’evento è promosso dal Santa Chiara e curato da Longhi e Alberto Campo, che firma la rassegna Transiti del centro.
Distretto 38, alla seconda prova dopo il buon esito della prima, nasce dalla scommessa di portare in Trentino il clubbing “di qualità”?
“L’idea semplice è valorizzare nelle modalità dell’intrattenimento l’ambito Trento-Rovereto, in chiave di distretto tecnologico e considerando in un insieme facoltà universitarie, musei, tecnologia, avanguardia digitale, neuroscienze. Il numero 38 viene da 38100, il cap locale. A prima vista potrebbe dare l’immagine della “provincia”, intesa come zona minore. Ma dopo emerge un rimando ad Hunger games: i distretti più cazzuti sono quelli periferici”.

Il territorio diventa centrale, nonostante la posizione?
“Il nostro intento è dare un’accezione visionaria e suggestiva. Sì può essere molto centrale. È questione di offerta. L’intuito di Francesco Nardelli, direttore del Centro Santa Chiara, è stato coniugare le due stagioni affidate a due “forestieri” come me e Alberto Campo. Anche se la mia è sul jazz e la sua più world e folk music, entrambe declinano le contaminazioni contemporanee. Nel mio caso in particolare, Jazz’About viene dopo 30 anni in cui il jazz è stato affrontato secondo un’ottica di linguaggio tradizionale. Ho vinto il bando per la rassegna portando la mia visione distante dai canoni, più vicina al Montreux festival che a quella di Umbria Jazz. L’idea è sdoganare la grammatica del genere. Quanto a Distretto 38, su impulso di Nardelli abbiamo cercato di centrare il tema del distretto tecnologico, valorizzando le venues più evocative come Mart e Muse. Vogliamo evidenziare queste eccellenze”.
Il genere musicale come si può definire?
“Direi elettronica, ma trasversale. Ci sono nomi più legati alla club culture, altre alla sperimentazione. Elettronica a 360 gradi, certo non techno o dance”.

Tu vieni da Vercelli, dove sei nato nel 1978, e conosci bene sia Torino che Milano, per esperienza personale e per quella professionale di ideatore di festival, curatore musicale, appassionato di clubbing. Come vedi il Trentino dalla tua prospettiva?
“Qui vivo il paradosso della provincia, per quanto sia una realtà non metropolitana ma un aggregato più sostanzioso e non paragonabile a Vercelli. Ovvio che la posizione geografica e la vicinanza al confine creano un immaginario diverso. La mia sensazione è che Rovereto abbia molto la fisionomia della piccola provincia, dove però nasce il movimento dal basso. A Trento il fermento è più statico: ha una tradizione storica più bigotta, austera. Ma non è negativo: Rovereto può essere la benzina e Trento il motore”.
Per andare dove?
“A livello di media, vorrei sviluppare l’asse Bolzano-Verona, come è stato per Vercelli in quello Milano-Torino. Tra due macropunti l’offerta può essere maggiore. Un’offerta “fricchettona” e non conforme tra la blindata Bolzano e la fighetta Verona. Le distanze in treno rendono il processo fattibile. Tutti gli artisti venuti finora hanno fatto i complimenti per la geografia del posto. Penso al Mart o ai giardini del Muse. Qui magari si danno per scontati, ma non è così. Mi sembra un ottimo valore aggiunto in un'offerta integrata di intrattenimento”.