Da un'ora con il chitarrista alla cena con la band: i Joy Holler puntano al loro primo album e si affidano al crowdfunding
Intervista al frontman del gruppo trentino, Simone Bannò (fratello d'arte). Dalle radici del nome al primo incontro (con BlaBlaCar) che ha dato il via alla band ora è tempo di crecere: "Siamo partiti con la black music ma questo album vogliamo farlo in italiano"

TRENTO. Sono nati quasi per caso (BlaBlaCar ha giocato un ruolo decisivo) ed oggi sono uno dei gruppi più affermati del panorama locale. Si chiamano Joy Holler e si preparano a firmare il loro primo album grazie alla spinta del crowdfunding. Gruppo eclettico, che trova le sue radici nella black music in questi ultimi due anni ne ha consumato di asfalto. Locali, kermesse, feste. Tanti i concerti per questo quartetto di giovani promesse che ha in Simone Bannò (fratello d'arte dell'ultimo trentino riuscito ad esibirsi sul palco di Sanremo, Anansi) il suo frontman.
Ed è lui a raccontarci il progetto: "Chi deciderà di supportare e sostenere l'iniziativa verrà aggiornato periodicamente sulla produzione e avrà la possibilità di vedere piccole anteprime e contenuti esclusivi delle nostre giornate in studio. I fondi di chi deciderà di supportarci verranno utilizzati per la registrazione dei brani in studio e per il mixaggio". E le modalità di donazione vanno dall'acquisto dell'album (10 euro) a quello delle magliette (15 euro), dalla lezione di un'ora di chitarra con Ardan (45 euro) alla cena holleriana (80 euro) e al live in salotto (300 euro).
Detto che il link giusto per aiutarvi è questo, partiamo dalla base: cosa significa "Joy Holler"?
Joy Holler è un binomio che solitamente non viene usato nel parlato comune, joy significa gioia e holler, una parola in slang americano, che significa grido. Abbiamo voluto dar loro il significato di "urlo di gioia", ci piaceva molto l'accostamento.
Come vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti per puro caso: io ero amico dell'ex chitarrista, Lorenzo, che poi ha preso altre strade (ed è stato "sostituito" da Ardan), mentre Marco e Andrea, rispettivamente bassista e batterista, sono fratelli. Lorenzo e Marco si sono conosciuti durante un viaggio in macchina con BlaBlaCar, seduti uno affianco all'altro, parlando del più e del meno, hanno scoperto di volere le stesse cose, entrambi erano alla ricerca di nuovi stimoli musicali in cui tuffarsi.
Quando nasce il gruppo?
Il gruppo nasce due anni fa, nel settembre del 2015, ci siamo incontrati per una chiacchierata sul nuovo progetto e già dopo una settimana eravamo in sala prove.
Com'è stato suonare per la prima volta davanti ad un pubblico?
Il primo concerto è stato nel febbraio del 2016, all'Arsenale. Singolarmente avevamo già avuto delle esperienze e avevamo già suonato davanti ad un pubblico, ma questo progetto ci aveva convinto fin da subito e ci credevamo tanto quindi c'era parecchia emozione.
Avete mai suonato fuori dal Trentino?
Sì, abbiamo suonato a Bolzano e, a settembre, anche a Bardolino, in Veneto.
Avete in programma nuovi live?
Sì, il 21 ottobre a Pergine, il 27 a Primiero e il 31 a Trento. Ad ottobre avremo dei ritmi alti, mentre a novembre ci concentreremo di più sulla produzione del disco.
Avete punti di riferimento? Ci sono band che vi hanno ispirato?
Seguiamo gli orizzonti della black music, inizialmente abbiamo seguito lo stile di Ben Harper e John Mayer, artisti che stimiamo molto. Con il tempo ci siamo allargati ispirandoci ad artisti che vanno da Stevie Wonder ai Maroon 5.
E' passato molto tempo da quando avete presentato l'EP, cosa è cambiato da quel giorno ad adesso?
Dall'uscita dell'EP, Brighter Love, è cambiata in primis la formazione, ossia il chitarrista. Poi ci siamo evoluti anche sotto l'aspetto musicale, e siamo più convinti di quello che facciamo. Stiamo anche puntando molto sull'italiano, scrivere in inglese ci è sembrato più facile, in italiano, dal punto di vista della ricerca delle parole, è più complicato.
Avete dei progetti futuri?
Potrà sembrare banale ma per ora ci piacerebbe allargarci ancora di più, magari farci conoscere anche al di fuori della regione e poi chissà, salire a livello nazionale.