Alla Galleria Civica di Trento luci e suoni per un viaggio onirico nell'arte
Curata da Margherita Pilati, la mostra inaugurata sabato è dedicata a una selezione di opere di Andrea Galvani, classe 1973, tra i vincitori del premio Level 2015 di ArtVerona

TRENTO. Si è inaugurata sabato alle 19 la nuova mostra alla Galleria Civica di Trento. Curata da Margherita Pilati, la mostra è dedicata a una selezione di opere di Andrea Galvani, classe 1973, tra i vincitori del premio Level 2015 di ArtVerona, pensato per supportare gli artisti contemporanei italiani presenti in Fiera.
Le opere sono disposte all'interno di un percorso interdisciplinare. Questo, partendo dal monumentale, iniziale, pellegrinaggio imposto allo spettatore tra enormi pareti cromatiche e canti sincroni ai colori proiettati, si protrae ben oltre la conclusione effettiva della mostra. Una volta usciti dalle sale questo percorso si restituisce a chi lo ha attraversato come ricordo riassuntivo di una qualunque vita spesa in un'epoca, come nostra, dominata dalla tecnologia.
Così, superato l'iniziale e confuso passaggio tra luci e suoni indistinti, la luce diventa un'alba enorme, proiettata su di un'intera parete. Questo è il momento nel quale suoni e luci iniziano a prendere significato e forma dopo il caos iniziale.
Si cammina dunque attraverso una specie di tunnel “iniziatico” dove un'infinita formula matematica è riprodotta come lunghissima insegna al neon: tubi dalla luce ultravioletta che corrono lungo l'intero e stretto, passaggio. Conclusa questa “iniziazione matematica” si può procedere al secondo livello della mostra dove la conoscenza scientifica e tecnologica è riprodotta in diagrammi e immagini. Ci sono qui stampe semplici e stilisticamente ineccepibili che rappresentano in schemi gli studi dell'artista riguardanti il nostro modo di concepire le orbite dei pianeti, da Aristotele a Keplero.
Si trovano poi le magnifiche foto di aeroplani immortalati nel momento magico nel quale superano la barriera del suono. Grafici e immagini pian piano scalfiscono l'aura di solida compattezza che riveste la scienza nel suo fare da medium tra noi e il mondo dell'esperienza. Questa sensazione di precarietà si raggiunge per mezzo della rappresentazione delle metamorfosi che la scienza continua a praticare nella sua evoluzione e che qui sono riproposte con estrema semplicità e pulizia estetica dall'artista, indagando il fenomeno del suono in immagini o ridisegnando le orbite planetarie nella loro geometria storicamente variabile.
Il percorso si conclude con una specie di decompressione sonora. Nell'ultima stazione diversi altoparlanti allineati alternano a una base di silenzio sporadici brevi suoni. Pur colpendoci senza preavviso i suoni risultano rilassanti grazie alla loro semplicità. Sono estremamente elementari e normalmente si mischiano al frastuono senza perciò poter essere colti nella loro singolarità.
Questa nuova mostra realizzata dalla Galleria Civica è quindi un momento di arte sicuramente pregevole perché riesce a restituire allo spettatore un “senso” in cambio della sua visita. Ricorda, relegando la tecnologia e la scienza in un limbo estetico tanto essenziale quanto magico, che l'esperienza quotidiana può trascendere le rappresentazioni del mondo più comuni, ma sicuramente meno significative, grazie all'attenzione verso alcuni semplici ed essenziali particolari come luci o suoni, oppure funzioni matematiche prese nella loro più immediata rappresentazione grafica.