A 77 anni ha battuto la discesa dello Stelvio, di notte, senza freni e senza manubrio. Ora Calore "sbarca" al cinema
A cavallo della sua bici senza manubrio è stato uno dei recordman italiani più famosi di sempre. La sua dodicesima impresa è diventata un film che ripercorre la sua incredibile vita, dai tempi del pianoforte ("dissi a Patty Pravo che aveva la voce troppo bassa") al record di scalata dello Stelvio fatto al Giro del 1980 da Hinault sgretolato con la sua bici speciale

TRENTO. E' stata la montagna dei record per Giuliano Calore. L'ha scalata e ridiscesa senza mani, senza freni, senza manubrio, suonando quattro strumenti uno dietro l'altro, con una gamba sola ed è stata anche il palcoscenico del record di salita centrato, a cavallo della sua bicicletta “monca”, battendo quello fissato nel 1980, al Giro d'Italia, da Berard Hinault. E lo Stelvio è stato ancora una volta protagonista, nella vita di quello che resta uno dei più famosi recordman italiani della storia. Un anno fa, infatti, ha rappresentato lo scenario “naturale” dell'ultima delle sue imprese, la dodicesima: a 77 anni Giuliano ha disceso i 48 tornanti del Passo dello Stelvio con la sua bicicletta speciale, senza manubrio, senza freni e di notte.
Partenza alle 22.15, fissata a quota 2.758 metri, arrivo alle 23.07 a quota 1.260 metri con piletta luminosa tenuta nel palmo della mano a illuminare l'asfalto, a tratti sconnesso, e il vento gelido a mettere a rischio l'equilibrio precario del nostro. Un record incredibile e molto pericoloso che è stato interamente seguito dalle telecamere della Stuffilm casa di produzione di Bra (Cuneo) che ne ha ricavato un docufilm, “48 Tornanti di Notte”, uscito in questi giorni online (si può già vedere in streaming) e che si appresta ad arrembare festival e kermesse dedicate.
“La produzione era nata come un documentario sportivo – ci racconta Paolo Casalis regista e montatore che assieme a Fabrizio Lussu e Anna Grendele ha realizzato la pellicola – che doveva raccontare questo ultimo, incredibile record. Poi, invece, si è trasformato in un film sui limiti, sulla forza della passione, sull'età. E' diventato un viaggio anche introspettivo nella personalità di Calore, un uomo incredibile, a metà fra un gentiluomo d’altri tempi e un guascone da osteria. Uno che dopo 40 anni ha trasformato una genuina passione in un’ossessione che piano piano si è sostituita anche ad affetti e amicizie”.
Calore, padovano classe 1938, infatti, da giovane, lavorava per l’Enel e si dilettava a suonare il pianoforte. A dire il vero, anche, con ottimi risultati visto che negli anni arriva a incidere 6 dischi e a suonare nei più importanti locali dell’epoca. “Vivevo nel mondo della musica – confidava un anno fa a chi vi scrive in un fortunato (per il sottoscritto) incontro – e mi ricordo di quando a una bellissima ragazza bionda ho detto che non avrebbe mai sfondato perché aveva la voce troppo bassa: era Patty Pravo”.

E sarà proprio la musica a trasformare Calore in un recordman della bici senza mani. Perché? Perché lui in bici componeva. Su e giù per i Colli Euganei pedalava e quando trovava l'ispirazione lasciava il manubrio della bici e si metteva a scrivere motivetti e strofe. Zeno Odorizzi (storico collaboratore di Lucio Dalla), compagno di scampagnate in bici di Calore, vedendo con che facilità andava in salita un giorno lo mise alle strette: “Se non ti metti a fare qualche gara e fai vedere a tutti quanto sei forte, ti tolgo il saluto”. Così lui ha cominciato a fare qualche corsa e a vincere. “Ma non mi piaceva – spiega -. Non mi interessava battere gli altri, volevo superare me stesso”. E così sono iniziate le sfide impossibili.
La prima nel 1981 quando, guarda caso, scala i 48 tornanti dello Stelvio suonando a rotazione 4 strumenti musicali da 33 chili l'uno senza mai fermarsi e senza mai scendere dalla sua bici senza manubrio. Due anni dopo in 13 ore affronterà 14 passi dolomitici. Poi nel 1984 riscala il Passo dello Stelvio pedalando con la sola gamba destra mettendoci 1 ora e 36 minuti. Tempo che batterà nel 1989 pedalando, senza manubrio, ma con entrambe le gambe e impiegandoci 1 ora e 17 minuti, scalzando anche il record centrato nel 1980 dal campione Hinault. Ma i record sono molti di più: 12 se si conta anche l'ultimo, quello strappato proprio un anno fa.
Il docufilm ricostruisce la vita avventurosa di questo uomo amante dell'applauso, coinvolgente, affabile, uno capace di farsi volere bene sempre e comunque. “Ed è un vero e proprio viaggio nella personalità di ognuno di noi – prosegue il regista Casalis – perché la domanda che sorge spontanea vedendo Calore gettarsi, a 77 anni, da una delle discese più difficili del mondo, senza freni e senza mani, e cioè, 'ma perché lo fai?' in realtà trova risposta nell'animo di tutti noi. Il perché si nasconde nella stessa natura umana. Superare i propri limiti, piccoli o grandi che siano è ciò che dà un senso all'esistenza. Noi Calore lo abbiamo seguito ovunque. Lo abbiamo fatto analizzare da uno staff di scienziati, biomedici e biomeccanici e lo abbiamo affidato a una psicologa per cercare di 'entrare' nella sua testa. Lo abbiamo anche messo a confronto con un altro recordman Simone Temperato che scala le salite in bicicletta in impennata che, però, ha una personalità completamente diversa dalla sua. Simone è schivo mentre Giuliano è esuberante e cerca l'applauso l'approvazione della folla”.
Folla che era presente anche durante la sua impresa in notturna di un anno fa, quando ha battuto quei 48 tornanti dello Stelvio fidandosi solo del suo equilibrio e del suo istinto. Il film è uno spettacolo, anche perché la vita di Calore è stata tutta uno grande spettacolo. E non è un caso se negli anni è stato al centro di trasmissioni televisive di Mike Bongiorno o Alberto Castagna e ha sempre avuto il rispetto anche del mondo del ciclismo (le sue bici sono conservate nei principali musei dedicati a fianco a quelle di Coppi e Bartali). Questo è il sito per trovare tutti i riferimenti e i modi per vedere il film. La speranza è di vederlo presto anche nelle sale cinematografiche dei festival di casa nostra da quello di Bolzano al Festival della Montagna di Trento. Perché lo Stelvio è anche "roba" nostra e Calore e la sua bicicletta senza manubrio raccontano che i limiti esistono, per tutti, ma solo per essere battuti.