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Dal Campiello al palco una tragedia di classe

Giovedì 11 la rassegna "Altre tendenze" del Centro Santa Chiara porta al Sociale "Socrate il sopravvissuto" della compagnia Anagoor. Una commissione di maturità massacrata da uno studente che lascia vivere solo il prof di filosofia e storia. La lucida ferocia del romanzo di Scurati per un'analisi intensa sull'educazione

Pubblicato il - 08 gennaio 2018 - 16:46

TRENTO. E’ in calendario giovedì 11 gennaio al Teatro “Sociale” il secondo appuntamento della rassegna “Altre Tendenze” che il Centro Servizi Culturali Santa Chiara propone a Trento e Rovereto nell'ambito della Stagione di Prosa 2017/2018. Sarà in scena la compagnia Anagoor con «SOCRATE IL SOPRAVVISSUTO / Come le foglie». La drammaturgia dello spettacolo, realizzata da Patrizia Vercesi e da Simone Derai che ne cura anche la regia, ci proietta all’interno di una classe, in una scuola come tante. Lo fa inseguendo alcune pagine del romanzo di Antonio Scurati 'Il sopravvissuto' (vincitore nel 2005 del Premio “Campiello”) e assumendo il punto di vista di chi si dispone di fronte ad un gruppo di giovani incaricato della loro educazione.

 

 Non è un adattamento teatrale del romanzo, ma alcune tra le pagine più emblematiche del libro – come è consuetudine nelle creazioni di Anagoor – si intrecciano ad altre vicende, altre parole, altre dimensioni temporali, con  inserimenti liberamente ispirati a Platone, al filosofo armeno  Georges Ivanovič Gurdjieff e allo scrittore olandese Cees Nooteboom.

 

 Tra le ore che precedono la morte di Socrate - così come  nel  "Fedone" le racconta Platone - e l’ora in cui lo studente Vitaliano Caccia massacra a colpi di pistola l’intera commissione di maturità lasciando in vita il solo insegnante di storia e filosofia - così come è dipinta con lucida ferocia nel romanzo di Scurati - si consuma tutta la battaglia, una vera e propria “gigantomachia”, dalle origini del pensiero fino ai suoi inevitabili e tragici esiti storici. Ma non solo, si rinnovano infatti anche due eterni interrogativi: la domanda di senso, ingombrante punto di domanda rivolto al maestro, e la questione stessa della posizione del maestro rispetto al sapere e ai discepoli.

 

   «In un tempo quale è il nostro – commenta Anagoor – che porta con sé vorticosi mutamenti, la questione educativa sembra diventata un tema marginale e, insieme, una montagna inaffrontabile, sempre aggirata per mezzo di riforme scolastiche dannatamente parziali che mortificano insegnanti e ragazzi e il processo stesso della conoscenza. Stiamo accumulando un ritardo colpevole. Serve che si levi un pensiero alto e articolato attorno all’educare oggi, alla cura delle coscienze in formazione. Un pensiero che rilevi la stretta connessione tra processo della conoscenza e ricerca della giustizia, tra strumenti del conoscere (che è riconoscere e saper distinguere la verità dall’opinione) e pratica politica. Un pensiero che smetta di separare la filosofia dalla vita, che ricucia lo strappo tra anima e corpo e inviti all’eterna e mai perfetta ricerca della verità, unico baluardo contro l’assenza di senso della storia e dell’esistenza.»

           

 Lo spettacolo, che Anagoor ha co-prodotto con il  Festival delle Colline Torinesi e Centrale Fies, vede in scena Marco Menegoni (il professore), Iohanna Benvegna, Marco Ciccullo, Matteo D’Amore, Piero Ramella, Margherita Sartor, Massimo Simonetto, Mariagioia Ubaldi e Francesca Scapinello. Hanno affiancato il regista, Simone Derai, Silvia Bragagnolo (maschere), Serena Bussolaro (costumi) e Giulio Favotto (video). Mauro Martinuz ha curato musiche e sound design.

    

 «SOCRATE IL SOPRAVVISSUTO», candidato al Premio UBU quale spettacolo dell’anno, ha ottenuto nel 2016 il Premio della Critica, ennesimo riconoscimento per questa compagnia nata 17 anni fa a Castelfranco Veneto che prende il nome dal racconto di Dino Buzzati Le mura di Anagoor e che si distingue per la sua capacità di sperimentare la possibilità di fermare brani di una civiltà che si trasforma, innestandoli in una nuova visione attraverso un’estetica che fa entrare in dialogo le arti performative e la scena iper-mediale penetrando nei territori di altre discipline artistiche, ma che  riesce sempre, tuttavia, a rimanere teatro. Tempesta, Lingua imperii e Virgilio brucia sono, fra le produzioni di Anagoor, quelle hanno raccolto i maggiori favori da parte di pubblico e critica.

 

  Anna Bandettini su La Repubblica afferma invece che «Va dato atto a Anagoor di aver portato nella scena una nuova sensibilità, visiva, solenne, che qui, in questa "classe di morti", tra le file di banchi e un grande schermo sul fondo, diventa l'immagine di un universo simbolico per parlare di Bene, Male, Giusto, Utile e trasmissione di sapere, passaggio delle conoscenze.. Non è l'aspetto horror che interessa mostrare agli Anagoor, ma il disorientamento e l'intransigenza dei giovani, consci che la conoscenza più che dai libri sta nel desiderio e la passione dei maestri, ma anche nella voglia di liberarsene, e tragicamente perfino in quell'atto di rifiuto, diversità, resistenza, anche folle, del giovane sterminatore.». 

 

 

 

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