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Il senso della vita, sul palco sarà un intrigante dilEmma

Debutta martedì 31 al teatro Cuminetti, (dove resterà fino al 12 novembre) lo spettacolo scritto e diretto da Fausto Paravidino che reciterà assieme a compagni di palco navigati e ai giovani selezionati nella Compagnia Regionale. Il progetto avviato con "La cucina" prosegue e cresce con questa sfida. Giustamente poche anticipazioni di quel che accadrà in scena ma legittimo entusiasmo per un percorso dove Paravidino ha potuto costruire un " inedito". Anche nel metodo

Di Carmine Ragozzino - 26 ottobre 2017 - 16:29

TRENTO. Autore, regista e attore: uno e trino. L’equilibrio tra le tre abilità rischia di non mettere al riparo dall’infausto. L’infausto teatrale che incombe sempre. Ma lui di nome fa Fausto. Senza l’avverbio. Senza l’in. Fausto è un nome dal significato tutto positivo: “Porta letizia, promette felicità. Propizio, favorevole”.

 

Se così è – ed è così sentendolo parlare – c’è da aspettarsi un che di felicemente intrigante dal romanzo teatrale che Fausto Paravidino farà debuttare martedì prossimo (il 31) al Cuminetti. E’ l’apertura della stagione del Centro Santa Chiara che prima del via ha già il 17 per cento di abbonati più dello scorso anno.

 

“Il senso della vita di Emma” – questo il titolo del lavoro di Paravidino – avrebbe potuto chiamarsi anche “Il senso della vita DilEmma”. Di Emma, infatti, non si saprà nulla. O si saprà passo passo. Protagonista ignota ma probabilmente ben tratteggiata nell’intimo - collettivo della scena.

 

Del suo spettacolo, infatti, Paravidino ha spiegato giustamente poco nella presentazione di questa mattina, voluta dal Centro Santa Chiara, dallo Stabile di Bolzano e dal Coordinamento Teatrale Trentino. Uno spettacolo, specie se è un inedito, non si racconta. Va visto, e basta. Ma di uno spettacolo – di questo spettacolo – c’è  però un sacco da dire un sacco girando i fari dal palco alla sala prova. Alle quinte. Al percorso. E’ il percorso che va dall’ideazione alla produzione, dalla stesura di un testo alla ricerca di chi, recitando, di quel testo deve appropriarsi.

 

“Introitando – per dirla con una delle convinzioni più stimolanti del regista – non tanto le battute quanto la musica di un testo teatrale”. Declinando, dunque, quel linguaggio che dalla carta si trasferisce all’anima. E che  allerta i sentimenti prima della memoria.

 

Il percorso sul quale Fausto Paradivino s’è incamminato ormai da un bel po’ di tempo è quello che due anni fa ha portato Centro Santa Chiara e Teatro Stabile di Bolzano a costruire una “Compagnia regionale” di teatro. Una compagnia giovane. Ma non è un fatto di anagrafe. Una  Compagnia delle “occasioni”: un bando aperto ad attrici e attori che di regionale dovevano avere le radici. Ma nel teatro, nell’arte tutta, il chilometro zero – (lo dice Paravidino e lo conferma il buon senso) – non è una qualità. E per questo la “Compagnia regionale” – che vuol essere una compagnia mutabile nei protagonisti ma non mutevole nell’abnegazione al palco – è un bel mix di esperienze. Sono esperienze piccole ìo grandi,sono  locali o nazionali. In qualche caso internazionali.

 


Dalle tre decine di attori de “la Cucina” – il lavoro di Marco Bernardi che lo scorso anno materializzò il progetto mettendo nei piatto di un ristorante una frenesia di sapori e caratteri – la Compagnia regionale si è ristretta. Ne “Il senso della vita di Emma” gli attori - selezionati tra i tanti che si sono fatti avanti partecipando all’apposito bando-casting - saranno otto. Ma sul palco reciteranno in tredici – registattore compreso: uno scambio tra navigati e naviganti.  Sulla carta è sempre proficuo.

 

Ma a rendere per lo meno curioso l’itinerario che ha portato ad Emma (and family, and friend), è ciò che non è direttamente materia di scena. Ma è certamente materia di teatro.  Paravidino non pare tipo che se la tira, (a pelle questo risulta per sagacia e spontaneità. Semmai è onesto nel dirsi fortunato dell’occasione ricevuta. L’occasione cioè di potersi misurare nella scrittura di un testo da portare in teatro con una compagnia numerosa.

 

Nel teatro di oggi ogni scelta è  condannata alla compatibilità da portafoglio.  Campa solo il teatro “mignon”, (pochi attori, scarsa scenografia). Cresce il riciclo: i lavori riadattati - testi classici e moderni rimasticati ma spesso fastidiosamente ruminati – sono la norma.

 

Ma la prosa a volte, anzi spesso, ha bisogno anche di numeri. E i numeri di “Il senso della vita di Emma” sono da soli un boccata d’ossigeno. Ma sono anche una sfida, una scommessa.

 

Paravidino sembra averla giocata evitando di puntare alla presunzione del colpo grosso per cercare di far gruzzolo, (artistico, s’intende) un po’ alla volta. “Ho scritto mezza commedia – dice- ho scelto gli attori e il resto del testo l’ho messo giù cercando di cucire il vestito giusto per ogni personaggio. A nessuno spiego come fare. Da tutti mi aspetto che facciano secondo la loro sensibilità”. Gli inglesi - e gli italiani che vogliono far figo - direbbero “work in progress”. Ma è meglio parlare di sartoria, di fresco artigianato.

 

Dalla giovane sartoria in prosa di Paravidino è uscita questa Emma, Lei che in teatro non uscirà mai. Ma nell’immaginarla dai dialoghi famigliari ed amicali ognuno potrà figurarsela attraversando un cinquantennio veloce e confuso, eccessivo, speranzoso, illuso, deluso. Il periodo dagli anni sessanta ad oggi. Un periodo di slanci e cadute, e viceversa. Un periodo di politica con la p minuscola, di sogni ed incubi, ideologie e dietrologia. Eccetera.

 

Il tutto in un teatro in cui l’attore, autore e regista pare sperare di fare emergere un messaggio e un inchino. L’inchino all’intensità - inarrivabile - del “femminile”.  Intensità anche in quelle crisi nelle quali il femminile cresce e il maschile affonda anche senza acqua.

 

Emma, la Compagnia regionale, il debutto. Ma più di ogni alto aspetto una garanzia. Il progetto firmato da Centro Santa Chiara, Stabile di Bolzano e Coordinamento sembra solido. Se lo scorso anno, grazie al Coordinamento Teatrale Trentino, “La cucina” fece repliche a iosa in Trentino e in Alto Adige. Il lavoro di quest’anno calcherà la regione e poi andrà “in Italia”: Cesena, Genova e Torino. “Comunque vada è stato un successo” ripeteva Chiambretti quando aveva ancora qualcosa da ripetere. Comunque vada l’iniziativa è già un successo.

 

A Trento: al Cuminetti fino al 12 novembre. A Bolzano dal 16 novembre a 3 dicembre. Poi innumerevoli date in regione.

 

Gli attori: Fausto Paravidino, Iris Fusetti, Eva Cambiale, Jacopo Bicocchi, Angelica Leo, Gianluca Bazzoli, Giuliano Comin, Giacomo Dossi, Marianna Folli, Veronika Lochmann, Emilia Piz, Sara Rosa LOsilla, Maria Giulia Scarcella. Musiche originali di Enrico Melozzi per la Orchestra Notturna Clandestina

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