Bambini e adolescenti in platea, ecco i "social" che fanno crescere
Da novembre a primavera "A Teatro con mamma e papà" e "Scappo a teatro", le due rassegne consolidate del Centro Santa Chiara che vogliono stimolare nei bambini e nei ragazzi l'appetito per l'arte del confronto e del dialogo. Spettacoli anche in inglese e in tedesco per gli studenti. C'è anche il voucher della Provincia con lo sconto per i meno abbienti. Ma un welfare della cultura è un'altra cosa

TRENTO. Se bazzicano i dintorni di un palcoscenico fin da quando sono ancora felicemente e invidiabilmente mignon c’è la possibilità, confortante possibilità, che crescendo non perdano la voglia. La voglia di cultura. Non serve scomodare i soloni della sociologia per capire che il teatro “fatto” per i bambini - vissuto dai bambini - è un redditizio investimento in un futuro meno arido oltre che una boccata d’ossigeno per il presente.
Quando i bambini diventano “pubblico” la loro benedetta assenza di inibizioni raddoppia lo spettacolo. E non c ‘è da teorizzare alcun abbattimento della “divisoria” tra attore e spettatore. Di barriere comunicative nel teatro ragazzi non ne esistono. Tra i commenti ad alta voce, le emozioni al diapason, i pianti o le sonore risate a bocca sdentata, tutto si confonde. Tutti si confondono. La spontaneità e l’imprevedibilità diventano protagoniste: assolute. E’ un protagonismo sano. Salutare per chi fa teatro. Salutare per chi lo promuove.
Salutare per gli adulti – genitori e nonni che accompagnano i piccoli a teatro – quando scoprono che la partecipazione dà senso ad ogni forma d’arte. Sul teatro per i bambini, (e più recentemente su quello per i ragazzi, gli adolescenti), il Centro Santa Chiara ha puntato da tempo.
Un tempo quasi immemorabile. Ha indicato una strada che è diventata maestra. In decine di Comuni si sono moltiplicate le stagioni di spettacoli dedicati ai ragazzi, alle famiglie. Con un riscontro crescente e confortante. Anche quest’anno l’impegno del Santa Chiara su questo versante è notevole.
Quindici sono i titoli di “A teatro con mamma e papà” - la rassegna per chi generalmente non supera il metro d’altezza - e di “Scappo a teatro”, la prosa offerta agli adolescenti. Una prosa che si vuole calarsi nell’emotività contraddittoria dei giovani in punta di piedi e senza salire in cattedra perché di lezioni ne hanno già abbastanza.
Quindici titoli diversi e un denominatore comune, (specie per la rassegna dei bambini), sul quale Giovanna Palmieri, da sempre l’anima del teatro ragazzi del Santa Chiara, ha esercitato tutta la sua conoscenza e frequentazione del panorama d’offerta nazionale. Il filo che lega e collega uno spettacolo e l'altro è quest’anno la musica. La nota, il suono, il ritmo; cioè, l’immediatezza della comunicazione e di un rapporto. La musica che non ha bisogno di dizionario o vocabolario.
Negli spettacoli di “A teatro con mamma e papà” prevarranno dunque canto e suoni. Intesi lascia intendere Giovanna Palmieri – come elemento drammaturgico centrale e non come un contorno. L’omaggio allo Zecchino D’oro, i “Musicanti di Brema” , una Regina delle nevi rockeggiante. Sono solo alcuni tra i titoli che spiccano nel cartellone che garantirà divertimento e sorprese da novembre fino ad aprile al Cuminetti, all’auditorium e a Sanbapolis.
Tre sedi diverse per caratteristiche e capienza per ospitare al meglio le proposte. E l’auditorium fa il suo ingresso nella stagione del teatro ragazzi perché con il musical che ripercorre la storia e le storie dello Zecchino D’oro ci si aspetta il pieno. Un pieno di nostalgia adulta e di simpatia bambina. Il teatro ragazzi, quello per i bambini, è teatro di puro divertimento. Non potrebbe essere diversamente.
Ma la chiave dell’allegria apre anche le porte dei contenuti. “E di contenuti – spiega Giovanna Palmieri – anche dei problemi che spesso i genitori hanno difficoltà ad affrontare con i figli, il teatro ragazzi è pieno”. Il teatro per gli adolescenti, invece, dei contenuti fa la propria forza. “Scappo a teatro” si chiama da anni la rassegna del Santa Chiara. E negli spettacoli si fa di tutto affinché l’incostanza dell’adolescenza non trasformi il titolo in “Scappo dal teatro” così come accade quando i giovani vengono “obbligati” piuttosto che stimolati alle culture.
La rassegna è ancorata al presente nella scelta dei temi: l’emigrazione (Piccoli Eroi), le diversità (Superabili), la violenza di genere. Un presente che sul palco, grazie a compagnie solide e rodate, vuol diventare emozione e riflessione. Anche rivisitando i classici, l'Otello, (Io non sono quello che sono" Il teatro non dà ricette o soluzioni. Ma il teatro praticato con passione e coraggio può far venire la voglia di cercare ricette e soluzioni.
(Segue dopo il video)
Il teatro di “Scappo a teatro” è costruito con un rapporto sempre più stretto con le scuole. Si farà anche in inglese e tedesco passando dai viaggi di Stevenson alla tragica preveggenza dio Orwell. Teatro in lingua perché s’è dimostrato che l’esperienza ha successo e valore didattico indubitabile. Ma si farà teatro per i giovani focalizzando problematiche sociali che sono “trasversali” a molte materie scolastiche.
La trasversalità e l’intreccio tra le materie nella scuola è un beffardo “potrei ma non faccio” che si barrica dietro mille e inutili scuse tra burocrazia e mancanza di volontà di troppi insegnanti. Sul palco la trasversalità – quella tra le arto e quella tra gli argomenti - è un affare naturale. Un’attitudine, un’abitudine, che fa capire come la scuola sia in ritardo spesso drammatico rispetto ai linguaggi e alle aspettative dei ragazzi.
Il teatro dunque, ma in realtà tutte le forme espressive e artistiche, è uno strumento utile a cambiare e modernizzare anche la scuola. Specie se dentro la scuola fosse portato con continuità di progetti e appuntamenti. Il che, ovviamente, non accade. Succede invece che per le due rassegne del Santa Chiara entri in funzione il “voucher culturale” della Provincia a sostegno delle famiglie: quelle numerose e a bassissimo reddito.
Un carnet del valore di 100 euro complessivi, 25 tagliandi da 4 euro che i “minori” potranno utilizzare anche per musica e teatro sempre che siano “a posto” con le carte nella graduatoria delle povertà. Un accenno di un welfare culturale a sostegno di chi dovendo sbarcare magri lunari è costretto a “tagliare” su un bisogno vitale per migliorare se stessi e gli altri.
Ma 600 mila euro in due anni – questo l’investimento provinciale – se non sono “elemosina” non sono nemmeno una strategia. Si fa un gran difendere l’Autonomia da minacce vere e incubi strumentali. Ma l’Autonomia dovrebbe essere innanzitutto coraggio e innovazione. Cosa c’è di più coraggioso, innovativo e democratico di un welfare culturale finalmente “serio” ?