Rapporto Caritas, un povero su tre è trentino
Nel corso del 2015 i servizi di aiuto della Caritas e di Fondazione Comunità Solidale hanno incontrato oltre 3500 persone, di queste un terzo di quelle accolte era di nazionalità italiana mentre i restanti due terzi provenivano da altri Paesi riconducibili circa a 100 diverse cittadinanze

TRENTO. Sono sempre di più gli italiani che non riescono ad andare avanti e che si ritrovano, per diversi motivi, emarginati dalla società. Nel corso del 2015 i servizi di aiuto della Caritas e di Fondazione Comunità Solidale hanno incontrato oltre 3.500 persone, di queste un terzo di quelle accolte era di nazionalità italiana mentre i restanti due terzi provenivano da altri Paesi riconducibili circa a 100 diverse cittadinanze. Le persone provenienti dall'Europa sono le più numerose e tra queste oltre il 60% sono italiane.

I dati sono stati illustrati questa mattina durante la presentazione del IX Rapporto sulle povertà incontrate dai servizi Caritas e Fondazione Comunità solidale, elaborato in base all’attività delle due realtà diocesane che operano più direttamente sul fronte del disagio sociale grazie al lavoro di 65 dipendenti e centinaia di volontari. Le presenze registrano, per vari motivi (tra cui nuove modalità operative), numeri differenziati negli anni. Rimane significativo il numero di richieste di aiuto pro-capite, inoltrate soprattutto ai Centri di ascolto zonali (CedAS)e ai Punti di ascolto parrocchiali (PAP), in media di oltre 7 a testa. Tra le cause, in primo luogo la perdita del lavoro o la sua precarietà, con difficoltà a gestire le spese familiari e conseguenti ritardi e morosità.
Il rapporto è stato diviso in tre aree di intervento, in base alla tipologia di richieste di aiuto e ai relativi servizi offerti dalle due realtà diocesane:
area “Ascolto”, rappresentata in primo luogo dai CedAS e dai PAP, dove si accolgono e gestiscono richieste di aiuti materiali, di sostegno economico e di orientamento; ma anche da progetti specifici come il “Credito solidale” per le necessità economiche o ”Ridare Speranza” in risposta all’emergenza lavoro; vi è poi l'area “Accoglienza”, a cui fanno riferimento i servizi cosiddetti di “bassa soglia” offerti da Fondazione, come l’attività di Unità di Strada a Trento, del centro diurno di Rovereto e l’ospitalità delle persone senza dimora nelle strutture di accoglienza a Trento e Rovereto, in sinergia con i servizi sociali; infine l’area “Abitare”, che riunisce i servizi di Fondazione che offrono soluzioni abitative con progettualità di media e lunga durata, grazie a vari tipi di alloggi diffusi sul territorio provinciale.
ASCOLTO
In questa area ricadono tutti i servizi promossi da Caritas. Nel corso del 2015 i diversi servizi hanno incontrato 2.948 persone, di cui un terzo circa di cittadinanza italiana.
Si conferma un notevole mutamento nella tipologia del servizio, meno mirato all’erogazione di aiuti materiali (viveri e vestiario) ma concentrato su ascolto e accompagnamento delle situazioni di disagio, con una verifica più puntuale del bisogno reale. Sono 1.640 le famiglie, di cui i 3/4 hanno figli a carico (8 su 10 immigrate) seguite dai CedAS, corrispondenti ad almeno 4.300 persone realmente aiutate.
Le richieste di intervento nel 2015 sono state 21.030 che hanno dato poi seguito a 19.928 risposte. Quasi la metà riguardano gli alimenti, seguono ascolto e accompagnamento, sussidi e finanziamenti, beni e servizi materiali (mobilio, vestiario).
Si conferma importante l'aiuto fornito attraverso i sussidi economici e finanziamenti principalmente per fare fronte alle spese legate al mantenimento dell'abitazione che nel 2015 ammontavano ad oltre 167 mila euro. Gli anticipi su delega dei servizi pubblici sono stati oltre 35 mila euro.
Gli stranieri rappresentano comunque la quota maggioritaria di quanti si rivolgono ai CedAS (67% del totale). Cresce progressivamente l’età: un terzo si colloca nella fascia tra 50 e i 65 anni e oltre i 65, rapporto che sale al 50% per quanto riguarda gli utenti italiani.

L'ACCOGLIENZA
Il crescente disagio abitativo è tra le problematiche maggiormente riscontrate da Fondazione Comunità Solidale, l’ente diocesano che affianca Caritas con servizi destinati a situazioni più gravi di marginalità e povertà. Gli operatori del servizio Unità di Strada hanno incontrato 538 persone nel 2015 (462 uomini e 76 donne), senza variazioni significative rispetto all'anno precedente.
Per quanto riguarda il Centro Diurno di Rovereto, nel 2015 sono state accolte 419 persone, con prevalente presenza di africani (145) seguiti dagli italiani (101) e dall’Europa dell’Est (83).
Le Case di Accoglienza “Mons. Bonomelli” di Trento e “Il Portico” di Rovereto accolgono persone senza dimora in stato di emarginazione spesso grave. Con l’attivazione dello Sportello Unico per l’accoglienza della Provincia Autonoma di Trento c’è stato un aumento del periodo di accoglienza (da 30 a 60 giorni per le persone residenti). Il numero delle persone accolte nel 2015 risulta essere di 556 alla Bonomelli e 329 a Il Portico. Quanto alla nazionalità, in media oltre il 70% delle persone accolte proviene da Paesi extra UE, con netto incremento di soggetti di nazionalità pakistana e afgana.
Nel 2015 Casa Briamasco (passata due anni fa da dormitorio per l’accoglienza invernale a casa di accoglienza all’interno del progetto del Fare Assieme del Comune di Trento e aperta tutto l’anno) ha accolto 44 persone (per una durata media di 6 mesi) per lo più per problemi lavorativi.

ABITARE
Nel 2015 sono state accolte 133 persone nelle strutture che offrono soluzioni abitative di media o lunga durata al fine di promuovere l’autonomia personale: 54 in alloggi sociali, 38 a “Il Sentiero”, 17 a Casa Chizzola e 14 nel nuovo progetto “Una canonica da vivere” (val di Non) che da febbraio 2015 offre ospitalità a singoli o gruppi familiari in carico al Servizio Sociale o al Servizio di Salute mentale.
Un accenno infine alla partecipazione della Diocesi all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale: Fondazione Comunità solidale gestisce, in stretta collaborazione con le comunità locali (soprattutto parrocchie) 21 appartamenti per un totale di 124 ospiti (fra cui 30 siriani giunti tramite corridoio umanitario).
L'INTERVENTO DEL VESCOVO
“La dimensione della Caritas è fondamentale dell'essere Chiesa” ha affermato il vescovo di Trento Lauro Tisi durante la presentazione del rapporto Caritas. “Non è immaginabile – ha spiegato - una Chiesa che delega la carità. Quest'ultima è un elemento qualificante e di tutti gli uffici di una diocesi è quello che fa sintesi”.
Parlando poi delle nuove generazioni e dei tanti ostacoli, economici e sociali, che oggi trovano sulla propria strada, Tisi ha affermato che “dobbiamo lasciare che i giovani siano quelli che sono senza trasformare la categoria dell'essere giovane come categoria esistenziale con cui descrivere magari i vecchi”.
IL COMMENTO DEL PROFESSOR LUIGI GUI DELL'UNIVERSITA' DI TRIESTE
In merito all'impegno del Trentino verso le marginalità il professor Gui ha affermato: “In Trentino non è che si abiti meglio o peggio di altre zone d'Italia. In questo territorio, però, è importante la capacità di intreccio tra una grande quantità di persone che pur facendo cose diverse scelgono di percorrere la stessa strada”.